Capitolo 4

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DANIEL'S POV:

La nuova ragazza che ospiteremo è parecchio carina, e anche goffa devo dire. Appena spalancai la porta la vidi scivolare sopra un mare di valigie, invece di chiederle come stava o semplicemente aiutarla, mi bloccai in un loop, cominciando a ridere senza riuscire a fermarmi.
Probabilmente penserà che la stia prendendo in giro, lo notai dalla sua espressione del viso, era un esplosione di rosso. Quasi come un pomodoro.
D'impulso smisi di ridere, ricordando di non aver detto a Sandy che una ragazza e una signora sarebbero venute a vivere per un po' a casa mia. Mi ucciderà.

Non so per quanto tempo la guardai, ero come ipnotizzato, il mio sguardo scese sul suo corpo, aveva un paio di pantaloncini di jeans che le fasciavano la vita stretta, e delle gambe lunghe che la rendevano perfetta. Sandy morirà dalla gelosia, spero di riuscire a gestire la cosa.
Riuscì a notare il disagio sul suo viso, forse la stavo fissando troppo, ma non mi importava.

D'improvviso, come lo schiocco di mezzanotte che portò cenerentola alla realtà e scappando via, fummo invasi da una suoneria di un telefono. Il mio. Lasciai l'entrata libera in modo che gli altri potessero entrare, dirigendomi fuori verso la fontanella, al centro del nostro giardino. Tirai il cellulare fuori e lanciai un'occhiata allo schermo, mi stava chiamando il mio migliore amico Shawn. E lui non chiamava mai, se non per le feste. Decisi di aprire la chiamata.

"Finalmente amico, quanto cazzo ci hai messo" sembrò arrabbiato e preoccupato dal tono alto della voce.

"Shawn scusami, sono appena arrivate delle persone che ospiteremo nella mia casa, li stavo aiutando con le valigie e tutto" mentiì.
"ma che cavolo sta succedendo?" gli domandai sentendo rumori strani in sottofondo, come se qualcuno prendesse a calci un bidone e un sacco nello stesso tempo.

"Amico devi venire subito, sta succedendo un casino" urlò dall'altro capo del telefono.

AMANDA'S POV:

Andai in camera mia parecchio confusa, mi sentivo arrabbiata e preoccupata nello stesso tempo. Nonostante avessi deciso di cambiare per il bene di me stessa, la persona che ero prevaleva su tutto, la mia empatia non mi avrebbe mai abbandonata.
Mi buttai sul letto, facendo un grosso respiro, la mia stanza degli ospiti era piccolina, eppure mi piaceva un botto, le pareti erano azzurre proprio come gli occhi di quel ragazzo che non mi aiutò affatto quando ero stesa a terra, inizialmente rideva così tanto che mi salì la pressione alle stelle, volevo solo prenderlo a pugni per il fatto che ridesse così di me.
Diciamo che le presentazioni non sono cominciate nel miglior dei modi. Poi però qualcosa cambiò, mi squadrò tutta, mettendomi totalmente in imbarazzo come mai prima d'ora, in quei pochi secondi sembrò che mi stesse facendo i raggi X con quegli occhi profondi. A proposito dei suoi occhi, erano di un colore bellissimo, ma spenti.
Cosa lo divorava dentro? Era come se qualcosa non lo lasciasse in pace.
'Basta Amanda, smettila di pensarlo' tirai dei piccoli pugni sulla testa.

Poi qualcosa mi cadde addosso, investendomi come un camion.
Io vivrò in questa casa, con questo ragazzo, per un intero mese?
Avevo il cuore a mille, come dovevo comportarmi dopo quello che era successo? Ero una dalle mille paranoie. Prima che me ne rendessi conto ero in piedi che facevo avanti e indietro davanti la porta finestra che si apriva sul giardino, devo ammettere che questa casa non era affatto male, sembrava immersa nella natura, era piena di alberi, piante e fiori di tutti i tipi, così immensa e vasta. A New York amavo andare tutti i pomeriggi di primavera sul parco a studiare, ero circondata da una fitta gamma di vegetazione, mi capitava di rado di osservare qualche scoiattolo o che mi passasse vicino, ma la cosa non mi dispiaceva affatto, adoravo quel posto. Feci un sospiro, dovrò nuovamente abituarmi a tutto, speravo di non affezionarmi a quella casa in quanto l'avrei lasciata prima o poi per trovarne una più semplice senza quel delizioso giardino. Chissà se questa volta mi abituerò.

Finì nel pomeriggio di riporre tutti i vestiti nell'armadio. Così concedendomi una pausa decisi di inviare un messaggio a Sara, un'amica di New York. Era dolcissima e molto amichevole, grazie a lei conobbi un sacco di persone in quel periodo passato lì. Eravamo le ragazze più popolari della scuola e mi piaceva un sacco. Sara era frizzante, dava un tocco di colore alla mia vita, le volevo un gran bene e già mi mancava.

Io: Arrivata sana e salva. Londra é bellissima. Già mi manchi..

Due minuti dopo ricevetti subito una risposta..

Sara: Menomale Amanda. Anche tu mi manchi, qui non sarà più lo stesso senza di te. Ti voglio bene.

Io: Anch'io Sara.

Toc. Toc.

"Chi é?"

"Tesoro sono tua madre, scendi sotto, tra poco si cena."

Niente é impossibile (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora