Capitolo 37.

1.3K 50 0
                                    

Arrivo a scuola come tutte le mattine, la voglia come sempre non c'è, c'è freddo, per fortuna oggi la giornata è piuttosto leggera per quanto riguarda le materie, ho quattro ore buche perché due prof non ci sono che sono in gita con un altra classe. Per le prime due ore buche viene una professoressa che non è nostra, io ne approfitto per andare avanti con i riassunti di diritto dato che la volta dopo devo essere interrogata, passano abbastanza velocemente, la stanchezza inizia a farsi sentire, stanotte non ho dormito per niente e ieri non è che abbia mangiato così tanto, la testa inizia a girarmi, ma è sopportabile. Le due ore passano e durante la ricreazione una mia amica mi chiede di uscire dalla classe per andare a prendere un po di sole, c'è freddo, prendo la felpa che mi va abbastanza larga così da coprire le mani che stanno diventano rosse e le unghie viola dal freddo; usciamo, non parlo molto più che altro parla lei per tutto il tempo, mi parla del suo ragazzo, che lo ama e che adesso lui vive a casa sua, io mi limito a sorridere, annuire e a fare qualche esclamazione del tipo: oh, che bello, che cosa dolce. Tanto non basta poi così tanto per far credere qualcosa a qualcuno. Una volta arrivati fuori ci sediamo sugli scalini vicino le vetrate, il cortile della scuola è abbastanza grande, pieno di fiori, ci sono ragazzi un po ovunque. Dopo un po a noi si uniscono altre ragazze, io mi allontano un po, non mi piace stare in mezzo alla confusione e loro continuano a ridere e a strillare come le oche, io mi limito a stare tranquilla seduta, a rilassarmi sotto il sole. Ho freddo. Mi chiudo nella felpa, metto le mani nelle maniche, mi guardo intorno, ma non riesco a concentrarmi su ciò che mi circonda, riesco solo a pesare a stanotte, a ciò che ho scritto, prendo il cellulare per vedere se Francesca mi ha scritto, ma come al solito nulla. Non mi scrive vuol dire che non gli manco, a me manca, fin troppo, quando non c'è mi sento vuota, persa, fin troppo vulnerabile. Suona la campanella e torniamo in classe, la giornata trascorre normalmente come sempre. Le ultime due ore di sostituzione arriva la nostra coordinatrice di classe, parla delle tesine, io la mia l'ho già finita quindi mi limito ad ascoltare, la mia compagna di banco sta disegnando, io ascolto tutto il resto. Stanno quasi un ora a parlare di tesine, presentazioni e stage, dopo un po la professoressa di alza e accende la lavagna (abbiamo la lavagna multimediale in classe), entra nel suo account è legge due pagine di un libro, praticamente queste sue pagine dicono che se una persona a un sogno deve raggiungerlo.
"Raggiungi i tuoi sogni, non abituarti alla realtà, alla monotonia, se hai un sogno raggiungilo, provaci, comunque non hai nulla da perdere, non importa dei se, dei ma, o dei però, quelli sono solo ostacoli che noi stessi ci mettiamo davanti per il semplice motivo che abbiamo paura di farcela."
Quando la prof ha detto queste cose mi sono bloccata un attimo, ciò che dice "provaci, comunque non hai nulla da perdere."
Ha iniziato a chiedere a ognuno di noi cosa volevamo, il nostro sogno.
Il mio più grande sogno è lei..
Inizia da destra verso sinistra, io sono l'ultima della mia fila, man mano che va avanti, mi agito sempre di più, non c'è la faccio..
•Rita, quale è il tuo più grande sogno?• mi chiede.
Io: •Io non ho un sogno preciso, non sono una persona che guarda molto in la, io penso ad oggi. E oggi il mio sogno è quello di andare giù, andare giù e restarci.•
Prof: •Non è un sogno così irrealizzabile•
Io: •Bhe per me si. Si è vero giù ho molti appoggi, e a differenza di altre persone che prima hanno detto che il sogno più grande è quello di sposarsi, partire, o viaggiare, il mio semplicemente è quello di andare giù, però c'è da contare che i miei non vogliono.•
La prof dopo questa mia affermazione non parla, continua il suo discorso sul seguire i propri sogni e superare tutti gli ostacoli, così che poi una volta superati tutti il traguardo sarà ancora più bello.
Frasi del cazzo già fatte.
Ad un certo punto inizia con un altro giro di domande.
Prof: •Francesco, tu su chi puoi fare affidamento?•
Francesco: •I miei genitori.•
Prof: •Naomi, tu?•
Naomi: •Sul mio ragazzo e la mia famiglia.•
Continua così, tutti danno la stessa risposta, chi la nonna, chi la mamma, chi il papà è così via.
Prof: •Rita, tu?•
Ci penso un po.
Io: •Me stessa.•
Prof: •Come te stessa.?•
Io: •Bhe gli altri hanno detto il fidanzato, la zia, la nonna, l'amica, tutte persone che prima o poi potrebbero benissimo prendere e andarsene, e così che poi si troverebbero in difficoltà perché non saprebbero più su chi fare affidamento. Così è come dipendere da qualcuno, cosa che io non voglio fare. Io posso contare solo su me stessa, io non posso scappare o andarmene da me quindi posso contare solo su di me, un amica o chiunque altro potrebbe benissimo girarti le spalle e andarti a sputtanare per mezzo mondo mentre tu di te stessa non potresti mai farlo.•
Tutti mi guardano come se avessi detto qualcosa di sbagliato o addirittura di insuperabile.
Prof: •Voi cosa pensate di ciò che ha detto Rita?•
Io non voglio pareri su ciò che penso io.
Alcune persone dicono la loro, alcuni chiedono il permesso di parlare.
Giada: •Bhe si ha ragione, ma non si può essere così negativi.•
Monica: •Se ti sai scegliere bene le persone su cui fare affidamento non ne hai di questi problemi.•
Giusy: •La famiglia non potrebbe mai voltarti le spalle, da come parli sembra che non ci tieni.•
Io: •Se posso replicare, vorrei dire che non è il fatto che sia negativa o meno, sono oggettiva, ci sono persone che si giurano amore eterno e basta un litigio per andare a sputtanarsi da tutte le parti o per quanto riguarda la famiglia Bhe si ti puoi fidare, ma non credo che tu vai a dire di te e il tuo ragazzo a tua mamma o a tuo papà?!• lei mi guarda e annuisce, sa che ho ragione.•Monica tu dici che se ti scelgo bene le persone puoi confidarti, Bhe io per aprirmi una sola volta con qualcuno, questo qualcuno mi si è rivoltato contro. Tutti se ne vanno, anche il ragazzo con cui sei stata tre anni per poi lasciarvi solo perché i tuoi non volevano e tu un mese dopo ti sei già fidanzata, hai parlato dei tuoi problemi con giada quando lei è andata a dirli a tutti subito dopo che avevate litigato. Quindi nemmeno tu non venire a farmi la morale. Io non voglio pareri su ciò che penso o su come la pensate voi, la prof mi ha fatto una domanda e io ho risposto, ha chiesto il vostro parere ma non per questo dovete prendervela con me.• detto ciò la prof mi guarda come se aspettasse che aggiungessi altro, ma non dico più nulla. La prof continua a leggere fino a quando arriva a una parte del libro bellissima, parla della paura, che blocca la persona a raggiungere qualcosa:
"paura di sbagliare, di non riuscirci, paura di non fare il passo giusto nella direzione giusta, men che meno al momento giusto."
A quelle parole mi salgono le lacrime agli occhi, la gola brucia e ho solo voglia di piangere ancora! Mi vengono i mente tutte le cose che io ho fatto, tutte quelle cose che prima per paura non avevo mai nemmeno minimamente pensato di farle. Mi manca...

Il tempo passa, ma tu non passi mai.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora