Tirava un forte vento e pioveva a dirotto;tra gli alberi e i cespugli correvo come se fossi a una
maratona. Non sapevo dove stavo andando né tantomeno perché stavo scappando ma avevo in viso l'espressione più preoccupata che avessi mai avuto e sapevo che se non avessi continuato a correre mi avrebbero presa.Cercavo di spianarmi la strada dai rami e le foglie bagnate che ogni tanto mi spuntavano di fronte. Mentre sentivo dei passi avvicinarsi sempre di più continuavo a correre Come non avevo mai fatto prima, ma evidentemente non era bastato perché un uomo mi apparve di fronte,non riuscivo a distinguere bene il suo volto dato che aveva un mantello nero ebano con un cappuccio che gli copriva tutta la faccia tranne la bocca . L'unica cosa che riuscivo a vedere bene era quello strano ciondolo dove all'interno era incastonata una pietra. Era infilato in un cordoncino metallico che portava al collo e la pietra era di un rosso intenso che non avevo mai visto prima ed era avvolta da un filo dorato a spirale. Ero immobile non sapevo piu che cosa fare ,volevo scappare,ma mi accorsi troppo tardi di essere circondata da altri uomini con il volto coperto come il primo . Dovevano essere almeno una ventina ma a differenza dell'uomo che mi stava davanti avevano un mantello che una volta doveva essere stato bianco (adesso erano macchiati di fango e polvere) tutti indossavano quella specie di amuleto al collo,ognuno diverso dall'altro:il colore,la forma,la grandezza. Gli strani tizi si disposero a cerchio e io senza sapere come, mi ritrovai al centro ,(di sicuro non volevano giocare a giro giro tondo)solo l'uomo dal mantello nero non era a chiudere il cerchio,ma appena fece qualche passo avanti e entrò nel cerchio ci fu un grande bagliore ,era accecante e così forte da sembrare irreale.Dopo un po' abituatami alla luce mi guardai intorno e scoprii che quel bagliore proveniva dai ciondoli di quei tipi;era una luce così intensa e insolita che mi fece dimenticare tutto quello che mi circondava:il bosco,la tempesta,i vestiti fradici e per qualche millesimo di secondo anche quegli inquietanti soggetti...ma come ho detto era stato solo un istante, purtroppo. L uomo dal mantello nero mi si avvicinò abbastanza da farmi sentire il suo respiro gelido che fuoriusciva da quella bocca sanguinante su un viso non messo in condizioni migliori. ero paralizzata.per qualche secondo riuscii solo a distinguere gli occhi azzurro ghiaccio dell'uomo davanti a me che spiccavano su quel volto coperto di cicatrici ancora fresche.Alla fine presi coraggio e con la voce tremante dissi:- Che cosa volete?perché mi state seguendo?- Lo sai perfettamente Allison Morgan -disse con un tono di voce che mi colpí come una pugnalata nello stomaco.Non riuscivo a parlare,ero come ipnotizzata dalla paura e avrei voluto fare mille domande ma dalla mia bocca uscì solo:«avete s-sbagliato p-persona-»uardai fissa l'uomo aspettando che parlasse, ma l'unica risposta fu un ghigno gelido che mi fece rabbrividire e immobilizzare come una statua di terracotta.
l' unica speranza che avevo era che un fulmine ascoltasse le mie preghiere e colpisse quegli orribili individui. Avrei voluto fare altre domande ma non ne ebbi il tempo dato che qualcuno alle mie spalle mi colpì con qualcosa sulla testa facendomi perdere l equilibrio. E fu così che caddi a terra su quel misto di sangue e fango facendo un tonfo enorme davanti quell'orribile sagoma vestita di nero che ordinó di aggredirmi senza pietà.
Quando mi svegliai ero a terra,con la fronte imperlata di sudore e un gran mal di testa, ero caduta dal letto e fui davvero sollevata quando capii che era stato solo un sogno. La fioca luce del sole attraverso la finestra emanava un leggero bagliore che arrivava dritto sulla mia faccia.Presi il cellulare dal comodino,lo accesi e guardai l'orario: erano le sei del mattino!!! Insomma io non mi alzavo mai così presto e soprattutto non di sabato! É incredibile come degli incubi possano rovinarti il giorno in cui potevi dormire fino all'ora di pranzo.Era già da qualche mese che stavo iniziando a fare sogni strani,ma questo era così reale che li batteva tutti.Provai in tutti i modi possibili ad addormentarmi ma non ci riuscii, continuavo a pensare al sogno, a quell'uomo e ai suoi occhi agghiaccianti che non avevo mai visto prima e quelle cicatrici che solo a pensarci incutevano timore.Quindi non mi restó altro che togliere il pigiama e vestirmi.Guardai fuori la finestra,il sole ancora non era sorto del tutto e c'era una fitta nebbia che copriva strade e edifici che quasi mi impediva di guardare oltre,spostai lo sguardo in basso,non c'era un anima viva per strada (anche se sarebbe strano trovare qualcuno che se ne va in giro per strada alle sei del mattino di Sabato) tutto come al solito qui a Dublino.
Come già detto, il sonno non arrivava e quindi decisi di andare al piano di sotto per curiosare nel frigorifero,e quando dico al piano di sotto intendo dire che la mia stanza era l'unica a trovarsi su una rampa di scale fatta costruire in una piccola casetta a un solo piano. Il soffitto era troppo alto in quel punto della casa;era talmente alto che il mio papà aveva avuto la geniale idea di chiamare una ditta edile per farlo dividere in due parti in modo da formare due piani e di conseguenza due stanze. La mia era quella al piano di sopra ovviamente,e l'unico modo per raggiungerla era una scala; ammenochè non impari a volare o provi a spararmici dentro con uno di quei cannoni che usano al circo.non é molto grande ma non mi posso lamentare.La stanza sottostante invece, veniva usata come ufficio dove mio padre stava per la maggior parte del tempo quando stava a casa. La stanza dei miei genitori si trovava al piano terra dal lato opposto alla mia ed era anche molto più grande,cosa che avevo sempre trovato ingiusta e quando cercavo di farlo notare ,la mamma mi rispondeva sempre :«Beh tesoro,noi siamo in due e abbiamo bisogno di più spazio.» e mi faceva quel sorrisetto che odiavo a morte. Adesso quanto vorrei rivedere ancora quell' espressione da "sai che ho ragione io",vorrei rivederla anche per tutti i giorni per ogni secondo e ogni istante della mia vita pur di rivedere di nuovo la mamma. Avrei sopportato tutto per poterla anche solo abbracciare per un minuto;ma lei non c'era più. Avevo sette anni quando ci lasciò, faceva la guida turistica e ogni estate nel mese di Agosto veniva mandata in qualche parte del mondo per illustrare le bellezze della Terra a qualche turista curioso. Stava via soltanto per una settimana,massimo due e quando tornava io e papà preparavamo sempre qualche cenetta fatta con le nostre mani per festeggiare il suo arrivo. Adoravo quelle cene passate a chiacchierare su quello che aveva visto la mamma e su come io e papà avevamo trascorso la settimana. Ma quelle giornate non si sarebbero mai più ripetute. Quell'estate andò in Spagna, a Barcellona , ricordo che in quei giorni ci inviò anche una foto di lei con il suo gruppo turistico scattata davanti alla Sagrada Familia. Al ritorno tornò in crociera,ma quella nave non arrivò mai al porto di Dublino; ci fu un problema con il motore che si incendiò e bruciò tutta la nave,pochi furono i superstiti e ricordo papà con con il viso di un bianco pallido e gli occhi pieni di lacrime davanti il televisore acceso che trasmetteva quelle immagini orribili. Non capivo bene cosa stesse succedendo,ero troppo piccola per capire,ma avevo lo stesso un brutto presentimento: era come se già sapessi che qualcosa sarebbe andata storta. Quando papà scoprì che la mamma non era tra i superstiti lanciò una sedia contro la finestra che si ruppe in mille pezzi riproducendo il rumore di "piccoli pezzetti di ghiaccio che cadevano formando uno strano suono",mi ricordo che pensai proprio così. A quella vista piansi, non sapevo perché ma ricordo solo che ero spaventata dalla sua reazione e che non mi piaceva affatto vederlo così affranto e allo stesso tempo arrabbiato. Si accorse troppo tardi di aver compiuto quel gesto davanti ai miei occhi ,lo capii quando si voltò con un espressione più di sorpresa che di rabbia.
Corse da me ,si inginocchiò e mi abbracciò forte e ricordo come se fosse ieri le parole che mi sussurrò all'orecchio: -non lascerò che ti accada nulla,te lo prometto.- I suoi occhi verdi,arrossati per il pianto,i capelli castani scompigliati,la voce tremolante. Non dimenticherò mai è poi mai quel giorno.Sapevo che non avrei trovato granché nel frigo,di solito papà si svegliava sempre prima di me il fine settimana e usciva per andare a comprare al mini market (non molto lontano da casa) lo sciroppo e gli ingredienti per i pancakes. Ormai era diventato una specie di rito preparare la colazione insieme il fine settimana ed era anche molto piacevole visto che io e papà non ci vedevamo molto;con lui impegnato al lavoro come contabile e io con la scuola. Quindi visto che avevo fame e mi ero svegliata molto prima del solito,mi accontentai di un bicchiere di latte con i cornflakes. Mentre stavo mangiando in tutta tranquillità la mia colazione sentii un rumore,proveniva dalla finestra e mi girai giusto in tempo per vedere una sagoma che si spostava dietro il vetro lasciandomi scorgere solo i fiori posti sul davanzale. Volevo credere di non aver visto nulla ,volevo pensare che fosse soltanto frutto della mia immaginazione,ma ne ero convinta,lì fuori c'era qualcuno. Cosa dovevo fare? Dovevo svegliare mio padre? E se poi fosse stata davvero la mia immaginazione? Dovevo arrangiarmi da sola. Ia finestra della cucina si affacciava sul giardino sottostante. Uscii fuori con un coltello da cucina,non sapevo quanto potesse servire ma mi dava più sicurezza. Andai verso la porta in punta di piedi per non svegliare papà. Mi fermai solo qualche secondo per assicurarmi che dormisse veramente e poi andai dritta verso la porta. La
Aprii, prima piano e poi la spalancai. Niente. Nel giardinetto non c'era nulla, l'acero era sempre li che ondeggiava a destra e a sinistra a causa del leggero venticello mattutino, i cespugli e le siepi perfettamente potati erano immobili e lasciavano intravedere al loro interno i nidi di merli. Stavo quasi per entrare in casa quando sentii un rumore provenire da un cespuglio,sta volta non era l'immaginazione, c'era davvero qualcuno, e quel qualcuno si stava nascondendo dietro un cespuglio. Mi avvicinai al cespuglio,avevo ancora il coltello da cucina in mano , lo puntai a chiunque si stesse nascondendo lì dietro con la speranza di mettergli paura, ma non funzionò. Quella sagoma nera saltò dal cespuglio venendomi contro, mi sbatté violentemente a terra; cercai di dimenarmi e di allontanare quella cosa che mi stava addosso, ma era troppo pesante. Stavo quasi per urlare quando mi accorsi che quella cosa mi stava leccando la faccia. Quella cosa, era un cane! Un grande alano nero. Credevo che non si sarebbe più scollato ,invece, si fermò e restò a fissarmi con i suoi occhioni lucidi e con la testa inclinata da un lato. Mi piacevano i cani, ma devo ammettere che non ho mai avuto molta familiarità con gli animali. Una volta comprai due pesciolini rossi e morirono dopo nemmeno una settimana, figuriamoci se papà mi avrebbe permesso di tenere un cane. Mi alzai da terra scrollando da dosso i residui di terriccio e peli di cane. Il cane era ancora in piedi, immobile che continuava a fissarmi. Ok...stava
diventando troppo inquietante! Dovevo fare qualcosa. -Ok bello,non voglio problemi,quindi ora smettila di fissarmi e tornatene da dove sei venuto.-
A quanto pare l'alano non aveva capito molto bene il concetto di "tornatene da dove sei venuto" visto che si sedette sul prato come se fosse la cosa più naturale da fare in quel momento. Non mi lasciò altra scelta: iniziai a spingerlo con tutte le mie forze per portarlo verso l'uscita del giardino che era sigillata cosa che mi spingeva a domandarmi: come diavolo ha fatto quel cane ad entrare?! Non lo avevo spostato di un millimetro, Era troppo pesante e come risultato ottenni uno sbadiglio da parte del cane che si stiracchiò e si sdraiò sull'erba,non senza prima avermi dato una leccata sulla guancia. Se prima mi piacevano i cani tanto da volerne uno, adesso non ne ero più così sicura. -Senti, io adesso vado dentro e quando torno,non voglio rivederti ancora qui fuori. Capito?- l'alano gigante se ne stava appollaiato sul prato e continuava ancora a fissarmi; sì, certo, come se un cane potesse capire quello che dicevo. Mi avviai verso la porta e quando raggiunsi l'uscio mi voltai. Il cane non c'era più, era come scomparso. Speravo di averlo solo immaginato, ma sapevo che non era così. Sconvolta,entrai in casa, mi chiusi la porta alle spalle e ancora una volta quando mi voltai, non potei evitare un sussulto. Sul tappetino la parola "Welcome" era coperta dal manto peloso di un cane. Come aveva fatto quel cane ad entrare? Non capivo perché continuavo a parlargli visto che non mi poteva capire:- Ehi.- sta volta lo dissi sussurrando, chissà come avrebbe reagito mio padre se si sarebbe svegliato.- Ti ho già detto che non ho bisogno di problemi e tanto per precisarlo, quando dicevo che non volevo vederti fuori, non intendevo che dovevi entrare in casa, ma che non volevo vederti e basta.- detto questo ,il cane si alzò e si avvicinò alla mia mano leccandola a più non posso, forse aveva bisogno solo di un po' d'affetto e quindi gli diedi una carezza sulla testa e poi iniziai a grattargli il collo, ora iniziava a scodinzolare e un po' ero felice che gli piacesse. Poi però qualcosa mi fece sbiancare dalla paura, qualcosa che fino a qualche secondo prima non avevo notato. C'era qualcosa che luccicava al suo collo,c'era un collare dove non era appesa una medaglietta di riconoscimento ma una pietra verde smeraldo che brillava appesa ad un filo argentato. Ma la cosa che mi spaventava di più era che quella specie di ciondolo era sempre più uguale a quello che indossavano quegli uomini nel mio sogno e io continuavo a fissarlo incredula. No,non era una coincidenza e quello che avevo davanti sicuramente non era un cane normale. Ancora una volta, Avevo uno strano presentimento.
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"The Knights of the Night" -il Cuore di Luce-
Fantasy"-Tutto quello che ti posso dire ragazza è che prima di conoscere la storia degli altri, devi conoscere la tua.- Già mi aveva detto una cosa simile il giorno prima, ma vi assicuro che non mi colpì come nel modo in cui lo aveva detto questa volta." ...