5. Il Consiglio dei Cinque

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Ora che mi trovavo accanto a Melanie e Dylan capivo quanto fossero spaventati. Ci trovavamo al centro di una stanza enorme. Sulle mattonelle c'era disegnato qualcosa di grande come uno strano simbolo ma non riuscivo a capire bene Cosa rappresentasse ; l'unica cosa che riuscivo a distinguere erano i disegni di foglie intrecciate. Accanto a noi c'era un tizio che reggeva fiero un'ascia in mano. File di poltrone rosse erano esposte come quelle di un teatro romano di cui lo spettacolo, anche se non mi piaceva ammetterlo, eravamo noi. Continuavo a domandarmi in che posto ci trovavamo e a convincermi che fosse reale.
Tutte le poltrone che avevo davanti erano piene, il resto invece era quasi vuoto. Mi ricordava un po' il Parlamento inglese che avevo visto su un libro di cittadinanza a scuola. Al centro della prima fila di poltrone c'era una specie di bancone con cinque posti a sedere, uno dei quali era vuoto. I posti erano formati tutti da uomini con espressioni serie e inquietanti segnate sul volto. L'uomo al centro si alzò -Buongiorno!- annunciò. Indossava una tunica dorata con i bordi delle maniche e del colletto verdi, guardando gli altri uomini notai che avevano la stessa tunica, la differenza era che i colori erano all'inverso: la tunica era verde e i bordi delle maniche e del colletto dorati. - Oggi il consiglio è riunito per giustiziare i qui presenti soggetti per aver violato le nostre leggi ed essersi introdotti nella città furtivamente.- si schiarì la voce. -Nessuno di loro possedeva una pietra o una gemma -------- quindi è palese che siano degli intrusi mandati qui per spiarci e per il bene della città e dei suoi abitanti dobbiamo eliminarli.- Eliminarci? Facevano sul serio? Di certo non volevo scoprilo. Poi aggiunse.
- Allora, chi vi ha mandati?- io e i miei amici ci guardammo pensando la stessa cosa: "questo è pazzo".
-Bene se non avete niente da dire... Che si prepari il boia!-
Stavo iniziando a sudare freddo. Avevano davvero intenzione di uccidere tre ragazzi indifesi? Melanie stava piangendo, una moltitudine di lacrime le rigavano il viso per poi andare a finire sul pavimento; Dylan era sbiancato e gli tremavano le mani, io invece ero arrabbiata con quella gente che ci accusava ingiustamente, volevo dirgli che era uno sbaglio e chiarire tutto ma dalla mia bocca uscì - Noi non centriamo nulla!- feci un respiro profondo - Volete davvero ucciderci? Ma ce lo avete un cervello, banda di idioti?!?- lo avevo quasi urlato e ne ero più che consapevole ma non mi importava, era quello che pensavo. La sala piombò nel silenzio più totale, tutti gli occhi erano fissi su di me ed era una cosa che odiavo, e come se non bastasse tutte quelle persone mi stavano guardando come se avessi appena commesso un omicidio anche se erano loro quelli che avevano votato a favore della nostra morte. Il silenzio fu interrotto dall'uomo dalla tunica dorata -Uccideteli.- disse con fermezza - dopo questo episodio, nessuno avrà da obiettare.- aggiunse.
Il boia mi trascinò fino ad una colonna di legno non più alta di un metro e mi disse di inginocchiarmi. Cercai di opporre resistenza ma in confronto all'uomo che voleva tagliarmi la testa io ero una formica e poi ero troppo debole. Appoggiai la testa sulla colonna di legno aspettando che da un momento all'altro saltasse per aria. -Non preoccuparti, sarà una morte veloce. Sentirai poco dolore.- mi disse il boia come se questo potesse rassicurarmi. Aveva già alzato l'ascia pronto a sferrare il colpo fatale. In fondo poteva andarmi peggio: almeno non avrei visto la morte dei miei amici. Sentivo l'ascia a pochi centimetri dal mio collo quando una voce che mi sembrava di avere già sentito urlò -Fermi tutti!!!- staccai subito la testa dalla colonna; non riuscii ad alzarmi in piedi, quindi mi misi a sedere per terra e il contatto con le mattonelle fredde mi fece capire che per fortuna, ero ancora viva. Come me,le persone presenti nella sala si voltarono versò la persona che aveva fermato tutto: era un ometto mingherlino e un po'sudato, che tossiva e ansimava (forse aveva corso troppo) aveva anche lui una tunica verde, uguale alle altre che avevo visto indosso agli altri uomini, i capelli castani andavano a finire sui suoi occhi verdi che stavano luccicando a causa delle lacrime. Ora che guardavo meglio capivo perché quella voce non mi era nuova. Non poteva essere vero. Era lui. Mike Morgan. -Papà?!- cercai di dire, ma la mia voce diventò un sussurro. Il boia era abbastanza vicino da potermi sentire quindi per la sorpresa sbarrò gli occhi e fece cadere l'ascia a terra che sbattè sul pavimento emettendo un rumore che mi rimbombava nella testa. Papà corse verso di me e mi tirò su stringendomi in un forte abbraccio -Oh Alli, non ci posso credere che stavano per...- lasciò la frase a metà e si limitò a stringermi ancora più forte. Io non reagii, ero troppo scioccata, troppo sconvolta e mi sentivo come se qualcuno mi stesse strappando lo stomaco conficcandoci dentro le unghie. -Lasciate stare questi ragazzi!- tuonò mio padre - Tutti fuori di qui! Non c'è niente da vedere!- ordinò furioso. la sala si stava svuotando velocemente accompagnata da mormorii -Sono molto desolato Signor Morris. Io non sapevo...- si giustificò il boia. L'altro lo fulminò con uno sguardo e così il boia raccolse la sua ascia e corse verso l'uscita.
La sala era vuota, uno strano silenzio dominava nell'atmosfera. Eravamo rimasti solo io i miei amici e...il signor Morris. Sì, il signor Morris. Quest'uomo che pensavo di conoscere ma che invece per tutti questi anni mi aveva mentito su tutto. Una domanda mi piombò nella mente: chi é realmente mio padre, e quante altre cose c'erano da sapere?

"The Knights of the Night" -il Cuore di Luce-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora