6. Una nuova casa

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Era da meno di mezz'ora che stavamo procedendo a galoppo verso sentieri di strada battuta che si diramavano attraverso il bosco. Il viaggio sarebbe stato anche piacevole se Dylan non avesse domandato ogni 5 minuti rivolto a mio padre-Siamo arrivati?-
E sbuffando quest'ultimo ripeteva ogni volta: -Ci siamo quasi.-
Melanie si teneva stretta a Dylan mentre io, al contrario, cercavo di mantenermi il meno possibile a Chris. Per tutto il tragitto, infatti avevo lasciato ciondolare una mano nel nulla mentre l'altra
Si manteneva a stenti attorno alla vita di Chris che a un certo punto fece fare un salto al cavallo che mi fece perdere l'equilibrio e divertito borbottò: -Senti, dovresti mantenerti se non vuoi cadere- poi accennò al cavallo - in caso contrario, se preferisci, io eMr. Brown non ci dispiaceremmo a farti fare un bel volo.-
Ok. Mi aveva scocciata. Si stava prendendo gioco di me e dopo tutto quello che stavo passando lui non migliorava di certo le cose.
-Ah si?- lo incalzai -allora io scendo. Vado a piedi. Ferma il cavallo.-
Sentivo il suo stomaco sobbalzare a causa di una risata sommessa. Non riuscivo a sopportarlo.
Non mi rispose nemmeno e mi ignorò come se avessi detto chissà quale grande cavolata ma non volevo dargliela vinta. Guardai giù, il sentiero scorreva abbastanza veloce sotto di noi, ma non stavamo andando veloce come prima. -Ho detto ferma il cavallo!-
Lo urlai quasi tanto che feci girare per un momento gli altri verso di noi. Ma Chris sembrò non aver ascoltato una parola. Guardai di nuovo giù, il sentiero stava diventando sempre più stretto e gli zoccoli del cavallo sollevavano polvere e ghiaia. Ok Alli, adesso o mai più. Sporsi con uno scatto prima una gamba poi l'altra e infine mi lanciai dal cavallo. L'impatto con il suolo fu talmente forte che avvertii una fitta lancinante che partì dalle caviglie fino ad espandersi per tutte le gambe. Per un momento mi si appannò la vista ma mi accorsi con gran sollievo che ero riuscita a restare in piedi. Tutti fermarono i cavalli e Chris parve così sorpreso che non sapeva cosa fare,  e devo ammettere, che mi fece piacere. Mi voltai verso gli altri Melanie era sbiancata e tutto quello che riuscì a dire fu -Ommioddio Alli, ti sei fatta male!?- le feci cenno che era tutto apposto, cosa che sembrò tranquillizzare anche Dylan. Mio padre invece non era né preoccupato né spaventato, ma riconobbi subito la sua espressione. Rabbia. Chiuse gli occhi, dilatò le narici, serrò la bocca e fece un respiro profondo e poi parlò: -Allison! Sei impazzita?! Torna subito su quel cavallo e non fare storie altrimenti...-
Lo interruppi :-... Altrimenti cosa? Mi farai tagliare la testa?- mi pentii  di averlo detto appena vidi l'espressione di mio padre che non seppi interpretare, sembrava deluso, sconvolto e arrabbiato. Cercò di dire qualcosa ma la sua voce si affievolì sempre di più diventando un sussurro. Nessuno osò parlare. -Continuo a piedi.- dissi e così continuammo tutti in silenzio e nessuno si voltò a guardarmi.

Per mia grande fortuna in meno di una ventina di minuti arrivammo nel luogo predestinato e probabilmente ci avremmo messo anche di meno se non fosse stata per colpa mia. Anche se sarebbero potuti anche andare più veloce, io non gli avevo chiesto nulla.                                                           

appena uscimmo dal sentiero all'interno del bosco rimasi sbalordita: il vento soffiava un po' piu forte, ma era uno di quei venti piacevoli che trasportava con se l'odore dell' erba fresca e dei fiori di campo che verdeggiavano in quel pezzo di prato circondato a sua volta da altri alberi che si trovavano accanto a una costruzione. Era una casa parecchio alta. Le pareti erano costituite da pietre e sassolini di varie dimensioni che la facevano assomigliare a una di quel genere di case che si trovano in campagna le porte erano di un legno scuro e c'erano diverse finestre, in particolare ne intravidi una nel sottotetto nascosta tra i rami degli alberi. Qualcuno da dietro mi appoggiò una mano sulla spalla -Benvenuta a casa Alli- disse una voce che riconobbi. Mio padre.
Non sapevo che cosa dire. Sentivo come se avessi vissuto per tutta la mia vita in una bugia, anzi ancora peggio, sentivo che la mia stessa vita era una bugia. Ma poi successe una cosa strana, inalai tutta l'aria pura che i polmoni mi permettevano, inspirando tutta quella moltitudine di odori e per la prima volta da quando ero arrivata in quel posto mi sentivo bene. vidi Michael e Chris parlare in disparte, e dall'espressione di quest'ultimo capii che la conversazione non era piacevole. I due ci condussero all'entrata dell'abitazione. Michael bussò una decina di volte prima di venire aperto da una donna sorridente e minuta. Era una decina di centimetri più alta di me, gli occhi verdi smeraldo lampeggiavano sul volto dalle guance rosee, i lisci capelli castani erano tenuti indietro da un foulard a quadretti rosa e bianchi che si abbinava con il grembiule da cucina, poteva avere una quarantina d'anni, ma se li portava bene . -Buona sera Michael, ciao Chris.- li salutò la donna, poi spostò lo sguardo su di me e i miei amici e disse -Vedo che abbiamo ospiti.- guardò Michael come per avere una spiegazione e poi continuò -Entrate pure, il sole sta tramontando e inizia a fare un po freddino.- fece cenno di entrare poi tornò a guardare Michael. L'uomo abbassò il capo e annuì come per dare risposta a ciò che fosse sicuro stesse pensando la donna -Brenda... è successo tutto così in fretta, io non credevo...- la donna ci fece sedere attorno a un tavolino della sala da pranzo poi si avvicinò a Michael posandogli una mano sulla spalla e sussurrò qualcosa che riuscii a interpretare come -Lei deve sapere Michael, non puoi tenerglielo nascosto per sempre.- Lui annuì con fare malinconico poi prese la donna sotto braccio e ci raggiunsero attorno al tavolo sul quale c'era un cesto di biscotti. Ne mangiammo qualcuno.
Cosa non doveva nascondermi?
Chris era come scomparso e così restammo solo io e i miei amici, come ai vecchi tempi. Mio padre e la donna si sedettero davanti a noi.
Un silenzio inquietante regnava nella stanza e fui io a romperlo: -Lei è la tua...?- iniziai spostando lo sguardo da Michael a Brenda e viceversa. -No.- rispose tranquillo lui -Lei è Brenda, un ottima insegnante di gemmologia, di botanica e anche un ottima cuoca. Vive qui e Mi da una mano con i ragazzi quando non ci sono.-
Cioè Mai, pensai.
La donna mi sorrise.
Poi pensai ai miei amici: -E i loro genitori? Saranno preoccupati e...-
Michael mi interruppe con uno strano gesto della mano.
-Se il problema sono i tuoi amici abbiamo rintracciato i loro genitori dicendogli che la visita guidata è stata prolungata come gita di più giorni e visto che almeno quelli di Dylan sono fuori per lavoro,a loro non dispiace. E con la scuola abbiamo risolto in un altro modo che in questo momento è un po'difficile  da spiegare.-
Era vero. Entrambi i genitori dei miei amici lavoravano, quindi per loro sarebbe stato più comodo  preoccuparsi di qualcosa in meno, ma come avrebbero spiegato al prof. Gordon e all'intera classe la nostra improvvisa sparizione?
Boh, più tempo passava e più non ci capivo nulla. Stavo proprio per chiedergli una spiegazione più dettagliata quando una voce al mio fianco domandò: -Mi scusi, signor Morgan... Cioè, signor Morris. Quindi quando torneremo a casa?- era Dylan. Aveva parlato con un timbro di voce più basso del solito, come se avesse paura di dire qualcosa che non fosse il momento di chiedere. Brenda si raddrizzò sulla sedia e Michael cercò di mantenere un tono tranquillo (anche se si vedeva che non lo era per niente) prima di dire -Be' minimo tre o quattro giorni tu e Melanie sarete a casa. Giusto il tempo di organizzarci e di aggiustare un po' la situazione.-
No,no,no non poteva andare peggio di così. Guardai Mel e Dylan che sapevo pensassero quello a cui stavo pensando io. Ci guardammo solo. Ma quegli sguardi bastarono per capirci. Michael aveva detto: "tu e Melanie"  .  Ed io? Pensai.
Mi alzai di scatto quasi scaraventando la sedia per aria e con la rabbia che ribolliva in petto aggredii  quello che ora consideravo sempre di meno un padre:- No! Io vado con loro. Non ci resto qui. Devo tornare a casa.- 
Michael sbuffò: -Alli già ti ho detto che...- con mia grande sorpresa venne interrotto da Melanie, che con voce quasi tremolante supplicò: -Per favore Mike. Cioè...per favore Michael. Non ci può fare questo. Per favore.- in un altra situazione sarebbe stato divertente vedere i miei amici che si confondevano con il nome di mio padre, ma pensandoci su, mi accorsi che c'era poco da ridere dal momento che nemmeno io, sua figlia, conoscevo il suo vero nome dopo quindici anni di vita abbondanti trascorsi con lui.
Ma Michael era diverso dal Mike che conoscevo un tempo. E senza battere ciglio, lo sguardo freddo e impassibile, parlò con voce alta:
-Ho detto che si fa come dico io! Basta! Loro andranno a casa e tu resterai qui. Sono stato chiaro?-
Io, Mel e Dylan cercammo di farlo ragionare in mille modi ma niente sembrò convincerlo. Più parlavamo e più si faceva buio. Attraverso la finestra Il vento continuava a scuotere i rami degli alberi, dove si erano appollaiati alcuni uccelli, tra cui anche un corvo nero carbone. Meno male che non ero superstiziosa. Altrimenti avrei pensato che sarebbe anche potuto andare peggio. -Ho detto che tu resterai qui!- poi si rivolse a Brenda                  -potresti iniziare a preparare le stanze. Perfavore?- la donna annuì e spari dietro una porta. -Quindi non stai scherzando- dissi scuotendo il capo -resto qui?!-
-Lei resta Qui?!!- echeggiò una voce irritata dietro di noi. Ero talmente presa dalla rabbia che non avevo quasi fatto caso alla ragazza che entrò nella sala da pranzo seguita da Chris che le stava dicendo di non fare non so quale stupidata. Riconobbi la voce. E quando mi voltai mi accorsi che Già avevo visto quella ragazza.  Stephanie. Che bella buonanotte, pensai.

"The Knights of the Night" -il Cuore di Luce-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora