12. Il tappeto

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Percorrere il perimetro del lago in 6 minuti (perché 360 secondi erano solo 6 minuti) era un impresa davvero impossibile. Dopo il primo minuto di corsa ero già stanca e facevo fatica a mantenere una velocità costante. Durante il percorso dovevo scavalcare un tronco di un albero caduto, passare per il boschetto di alberi dedicati all'arrampicata e attraversare il piccolo ponticello sovrastante al corso d'acqua che si gettava nel lago. Ogni tanto rallentavo prendevo una boccata d'aria e tornavo a correre, o almeno ci provavo. Gli altri cavalieri sembravano non fare caso a me, cosa molto positiva a mio parere dal momento che sapevo di essere davvero ridicola. Finalmente feci un ultimo sprint finale per poi arrivare al punto di partenza. Mi lasciai cadere a terra. E quando mi sedetti sul morbido tappeto d'erba mi accorsi che era così comodo che non mi sarebbe dispiaciuto farvici una dormita. Feci uno sforzo immenso a non chiudere gli occhi. -Alzati.-  mi comandò una voce non molto contenta. Arthur mi stava fissando con le braccia incrociate sul petto e lanciò un occhiata sul suo polso che era circondato da uno strano orologio argenteo e con il cinturino di cuoio.
Scosse la testa -Non ci siamo proprio ragazza. Nel tempo che hai impiegato per girare attorno al lago io ho vinto un combattimento,  aggiustato una canoa e preso un caffè.-
Mi alzai da terra.
-Guarda che... sei minuti... non bastano.- gli dissi con il fiatone.
-Tu ci hai messo 16 minuti e 12 secondi. È praticamente il tempo in cui si potrebbe percorrere il lago "passeggiando".- disse con un tono che non ammetteva obiezioni.
-Ma sei minuti sono...-
-Sei minuti bastano e avanzano. Il problema è tuo che sei lenta.- concluse fermamente. Non osai dire una parola.
-...Tuttavia- continuò -è per questo che serve un buon allenamento. Quindi non perdiamoci d'animo. Per oggi finiamola qui.-
Aveva ragione. Ero stata davvero pessima. E in quel momento mi sentivo parecchio demoralizzata.
Era davvero così difficile essere un cavaliere?
-Arthur. Tu quante corse fai di solito per allenarti?- chiesi curiosa
-Io non faccio corse.- disse
-E allora perché io...- iniziai
-Perché tu ne hai bisogno.- rispose
-E tu quando hai iniziato ti allenavi in questo modo? E chi era il tuo allenatore?- forse non dovevo fargli troppe domande ma alcune volte la curiosità è talmente forte da non poter resistere.
Fece un sospiro -Tutto quello che ti posso dire ragazza è che prima di conoscere la storia degli altri, devi  conoscere la tua.-
Già mi aveva detto qualcosa del genere il giorno prima e posso assicurarvi che non mi colpì tanto come il modo in cui lo aveva detto questa volta. Percepivo qualcosa di strano in lui. Era sempre così misterioso e ogni volta che lo guardavo sembrava incapace di provare una qualsiasi emozione. Ma ero sicura che quell'uomo nascondesse  un oscuro passato che, anche se all'apparenza non sembrava, lo tormentava tutt'oggi. Tuttavia questo era solo ciò che mi passava per la testa in quel momento. I miei pensieri furono interrotti da colui che ne faceva parte.
-Su ragazza, andiamo. Dobbiamo arrivare ad Est e quindi meglio muoverci prima che si sveglino tutti. Lo sai che non mi va a genio quella gente.- disse disgustato pensando ai Cavalieri dell'Est.
-Sei consapevole che io ora abito li?- dissi facendo una risata sommessa.
-Certo ragazza, ma questo non cambia la mia opinione.-
Come potevo dargli torto.

Sulla strada del ritorno mi esercitai ancora a cavallo e potei constatare che mi sentivo già più a mio agio rispetto alla prima volta che ero salita sull'animale. Arthur durante la cavalcata mi raccontò di come i cavalieri sconfiggevano l'oscurità sia in quei magici luoghi che sulla terra; mi raccontò qualcosa in più sulle Gemmalux ; di come erano fatti i misteriosi abitanti delle selve e quindi mi parlò anche degli elfi e degli gnomi. Io restavo ad ascoltarlo sperando che non smettesse mai. Sebbene da quello che mi avevano detto, Arthur non fosse una persona di cui potersi fidare, sapeva un sacco di cose e i suoi discorsi non annoiavano mai.
Solo quando gli domandai del sistema politico cambiò la voce in un tono di disprezzo. Mi disse che odiava la politica di questi tempi e soprattutto quelli che governavano.
Queste furono le sue testuali parole -Soprattuto odio il Consiglio  dei Cinque. Non serve a nulla. È composto da persone che se ne stanno tutto il giorno nelle loro tuniche a fare un bel niente! E chi aveva la possibilità di fare qualcosa, non ha agito. Pensano solo a loro stessi e fanno credere il contrario.-
Non immaginavo pensare la sua reazione se avesse scoperto che io ero figlia di uno dei Cinque. Decisi che era meglio non dirglielo.

"The Knights of the Night" -il Cuore di Luce-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora