14. Lo specchio

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Stavo ancora pensando a quanto successo prima in piazza. Quegli esseri erano scomparsi d'improvviso e nessuno sembrava sapersi spiegare il perché. Poi Stephanie aveva cacciato fuori quella storia del Cuore di Luce e Arthur e Chris si stavano quasi azzuffando. Un po' mi sentivo in colpa per non essere intervenuta ma non volevo che mio padre avesse scoperto che ero riuscita a scappare dalla sede del Consiglio. Così adesso confusa e indecisa sul da farsi tornai a casa di Brenda. Ovviamente la porta del retro era aperta e ormai avevo smesso di domandarmi per quale motivo non la chiudessero mai, soprattuto in una città dove giungevano pericoli di tutti i tipi. Brenda non c'era né in salotto né in cucina. Pensai che magari fosse andata in città per fare la spesa, ma poi ricordai che a meno che quella donna non fosse pazza non sarebbe  mai potuta uscire di casa con degli esseri sputa-fuoco in giro. Questa mia idea non fece che preoccuparmi ancora di più  per questo decisi di mettere da parte i pensieri pessimisti e dirigermi verso la mia stanza. Arrivai in cima alle scale che portavano al corridoio del sottotetto. Ogni volta che guardavo davanti mi veniva voglia di correre fuori al balcone per ammirare la città in tutto il suo splendore ma in quel momento pensai che dopo quello che era successo sarebbe stato meglio non affacciarsi.
Però stranamente solo in quel momento mi accorsi della porta che si trovava di fronte a quella della mia stanza. In realtà già quando l'avevo vista la prima volta ero stata scossa da un po'di curiosità, però non avevo mai avuto tempo di fermarmi per dare una sbirciata dopo tutte le cose che erano successe. Mi sembrò un idea abbastanza buona entrare, almeno in questo modo mi sarei distratta almeno per un po' dagli avvenimenti precedenti. Afferrai la maniglia della porta e solo dopo qualche tentativo riuscii ad aprirla. La aprii molto lentamente, poi una volta entrata, la socchiusi alle mie spalle. Era davvero una stanza di grandi dimensioni per trovarsi in un sottotetto. Solo che tutto lo spazio era occupato da ogni oggetto possibile e immaginabile. C'erano libri, quadri, mobili e scatoloni straripanti di ogni cianfrusaglia. Era un normalissimo e disordinato ripostiglio. Diedi un occhiata in giro e mi accorsi che c'era talmente tanta roba che non sarei mai riuscita a vederla tutta. Ero quasi sul punto di andare via quando vidi con la coda dell'occhio qualcosa di strano. Dietro un cassettone impolverato c'era appoggiata una figura abbastanza alta coperta da un lenzuolo bianco. Tolsi il lenzuolo e finalmente potei capire che cosa vi si nascondeva sotto. Era uno specchio di forma ovale alto almeno dieci centimetri più di me (non di più), i bordi erano in legno nel quale c'erano intagliate forme e ghirigori tipiche del barocco, la superficie era pulitissima senza nemmeno un graffio. Era davvero bello. Decisi di portarlo in stanza, dato che mi serviva proprio uno specchio per capire ogni tanto in che condizioni mi trovassi. Sinceramente me l'ero aspettato più leggero. Difatti feci una grande fatica per tirarlo fuori dal ripostiglio per poi portarlo all'interno della mia stanza che era difronte. Lo appoggiai su una parete a caso e presi un po' di fiato. Non vorrei esagerare ma era stato persino più faticoso dell'allenamento di Arthur. Fui tentata di buttarmi sul letto ma la curiosità andava oltre la stanchezza. Studiai molto attentamente lo specchio. Sembrava molto antico. Percorsi i bordi intagliati con le dita poi appoggiai una mano sulla superficie e mi fermai a guardarmi (mi rincuorai, pensavo di stare peggio). Però più mi guardavo e più sembravo diversa. Gli zigomi divennero più calcati, la bocca più fine, gli occhi sembravano come di ghiaccio e i capelli si allungarono e cambiarono colore. L'espressione che mi vedevo sul volto era impassibile anche se mi sentivo davvero confusa. Sembravo un'altra persona. Staccai la mano dallo specchio e mi accorsi che il mio strano riflesso non mi imitò e quando questo iniziò a parlare capii che si trattava davvero di un altra persona.
-Finalmente Allison Morgan.
Disse la figura nello specchio.
Senza accorgermene feci un passo indietro. Per un attimo pensai di avere immaginato tutto ma quando la donna nello specchio continuò a parlare dovetti ricredermi. Non riuscivo a capire perché le parole non volevano fuoriuscire e restavano bloccate in gola in un nodo iniscioglibile
-Non temere non voglio farti del male.-
Mi rassicurò lei con voce soave.
Mi avvicinai a lei molto cautamente e poi la osservai per bene dalla testa ai piedi. Come un flash qualcosa si accese nella mia mente e mi accorsi già di aver visto quella donna.
-Ma io ti conosco.-
le dissi con voce tremolante. La donna fece un dolce sorriso e poi disse: -Vedo che non mi hai dimenticata Allison. Sono felice.-
Questo mi diede la conferma che fosse davvero lei, la donna di quello strano sogno. Ma come poteva essere possibile?
-Ma tu nel mio sogno eri in un altro luogo, come fai a trovarti in uno specchio ?-
Le chiesi abbastanza confusa.
-La mia storia già la conosci.-
Disse sorridendo.
-Ma io pensavo che si trattasse solo di un sogno.
Dissi ancora più confusa di prima. La donna si scosse in una leggera risata.
-I sogni non sono mai fatti per essere soltanto sogni. In essi si nascondono la verità e la realtà. E talvolta i sogni riescono ad aprire gli occhi mentre li si ha chiusi. Non dimenticartelo mai Allison.-
Ogni sua parola mi restò impressa nella mente e tutt'oggi saprei recitarle a memoria come una poesia.
-Signora lei conosce il mio nome e credo che non conosca solo questo di me. Io invece non so neppure come si chiama
Le feci notare un po' imbarazzata.
-Oh cara, questo è l'ultimo dei nostri problemi ma dato che ci tieni così tanto posso dirti che il mio nome è Anthea.
Era davvero un bellissimo nome.
-Adesso che hai saputo ciò che volevi sapere, e adesso che hai così tante domande che non sai da dove iniziare, ne approfitto un po' per fare io delle domande a te. Cosa sta succedendo a Latronia?-
Le raccontai di come ero arrivata in quel luogo, come avevo scoperto di essere un cavaliere, le raccontai di Cuma e del cavallo e persino dell'attacco in piazza Auris. La donna restò in silenzio per qualche minuto come totalmente persa nei suoi pensieri più profondi, poi appoggiò una mano sulla superficie all'interno dello specchio e disse: -Allison. Latronia è in grave pericolo. Una terribile catastrofe si abbatterà su di essa e nel mondo conosciuto se i cavalieri non prenderanno subito provvedimenti.
Riuscivo a percepire la tristezza che riempiva il cuore di Anthea guardandola negli occhi profondi e pensai a come dovesse soffrire più di quello che non dava a vedere. Sicuramente non doveva essere bello essere imprigionata da chissà quanto tempo in un luogo nel quale nessuno poteva raggiungerti.
Tuttavia mi venne da chiederle:
-Come puoi sapere una cosa del genere? I cavalieri sono abituati a combattere il male e...
-Lo so e basta. E so anche che se non si sbrigheranno, le forze oscure avranno una tale potenza che nemmeno tutti i cavalieri di questo mondo potranno fermare.-
Mi interruppe lei.
-Ma come si fa ad impedire una tale catastrofe ?- chiesi abbastanza preoccupata. Lei abbassò lo sguardo poi fece un leggero sospiro
-Non si può impedire, non più. Però ci sarebbe un modo che potrebbe servire a respingere l'attacco.- mi disse mentre pensava e contemporaneamente attorcigliava il dito in una ciocca scura.
-Quale?- la interrogai
-Sicura di volerlo sapere? La conoscenza richiede anche delle conseguenze.- mi mise in guardia.
-Certo che lo voglio sapere.- dissi senza nemmeno pensarci due volte.
-Allora guardami attentamente e lasciati guidare dalla magia delle parole che ti porteranno indietro nel tempo.- la sua voce questa volta non sembrava provenire dallo specchio ma la sentivo forte e chiara nella mente. Guardai l'immagine della donna nello specchio che stava affievolendosi lentamente e al suo posto apparvero una miriade di disegni e immagini che tempestavano la superficie muovendosi ad una fortissima velocità tanto che era quasi impossibile distinguerle. Riuscii a malapena a intravedere le immagini di persone, paesaggi e oggetti vari. Ad un tratto le immagini rallentarono e smisero di roteare, e solo quando si fermarono riuscii finalmente a distinguere le figure all'interno dello specchio. Un' ampia e verde pianura si estendeva per centinaia di metri attraversata da un grande fiume le cui acque cristalline scorrevano luccicando sotto i caldi raggi del sole estivo. A est del fiume si intravedevano le vette di alte montagne rocciose e sulla sponda settentrionale, dove il letto del fiume si adagiava spinto dalla mite corrente, sorgeva un piccolo villaggio composto da non più di una ventina di piccole e misere abitazioni. Sembrava di essere stata catapultata in quella realtà. Ovunque mi voltassi ero circondata dall'erba soffice e un cielo sereno spruzzato con qualche soffice nuvola si apriva sopra la mia testa. Improvvisamente apparvero due figure sulla sponda del fiume. Erano due bambini, precisamene un bambino e una bambina probabilmente con non più di dieci anni ciascuno. Si stavano rincorrendo seguendo il corso del fiume e bastava guardare le loro espressioni per capire che si stavano divertendo da matti. Il bambino correva davvero veloce spostandosi di tanto in tanto i capelli bruni dalla fronte. La bambina dai lunghi capelli biondi cercava di stargli dietro ma non era tanto semplice dato che doveva correre tenendo alzata la veste con le mani per evitare di cadere. Mi avvicinai sulla sponda del fiume aspettando che mi venissero in contro, ma i bambini non sembrarono proprio fare caso a me, e solo quando il ragazzo mi corse letteralmente attraverso capii che loro non avrebbero mai potuto vedermi.
-Anthea! Perché non mi vedono? Quel ragazzo mi è passato attraverso!-
La voce musicale della donna tornò di nuovo nella mente.
-Tu puoi vederli. Loro invece non possono vedere te perché non esisti, o meglio, non esistevi nella loro epoca.- mi spiegò lei. Il cielo ad un tratto si oscurò e nuvoloni densi e scuri coprirono l'azzurro del cielo. -Ehi Daisy! Credo che fra poco verrà a piovere.- avvisò il bambino alla sua amica.
-E tu lo sai perché Matthew?-
Chiese lei con un sorrisetto.
-Ehm... No. Perchè?-
Rispose lui confuso.
-Perché sto per prenderti!- urlò la bambina con una sonora risata. Senza perdere tempo Daisy si gettò letteralmente su Matthew gettandolo sull'erba. Matthew restò in silenzio più per la sorpresa che per altro. Poi scoppiarono a ridere tutti e due. Confesso che anche io non potei evitare di fare una piccola risata.
-Anthea ma non capisco. Cosa centra questo con l'attacco che dobbiamo respingere?- domandai confusa.
-Sii paziente.Quello che voglio mostrarti deve ancora arrivare.-
Improvvisamente alle loro spalle apparve una macchia scura che si avvicinava sempre di più a loro volando. Avevo capito di cosa si trattasse. Era uno di quei mostri che avevo visto poco fa in Piazza Auris ma era molto più grande. Iniziò a sputare fuoco sulle case del villaggio, Poi continuò ad avvicinarsi ai bambini.
-Attenti!- gli urlai. Purtroppo loro non potevano sentirmi ma comunque quando vidi che i loro volti impallidirono capii che si erano accorti che quell'essere avanzava verso di loro.
-Matthew il villaggio!- urlò Daisy indicando le case che andavano a fuoco.
-Corri! Corri!- disse Matthew per tutta risposta. Daisy non se lo fece ripetere due volte e insieme iniziarono a correre più forte di quanto avessero mai fatto prima. Sapevo che quei due poveri bambini non potevano competere con quella bestia e così iniziai a correre dietro di loro.
-No Allison! Non c'è nulla che tu possa fare. Resta li dove sei.- mi ammonì la voce di Anthea.
Il mostro intanto con uno scatto fulmineo scaraventò i due piccoli per terra. Poi si avvicinò a Daisy la quale non riusciva a sbattere nemmeno le palpebre per lo spavento. Il mostro era sul punto di spalancare le sue enormi fauci quando Matthew eroicamente iniziò a lanciargli una raffica di sassi di ogni genere.
-Lascia stare la mia amica, lurido essere schifoso!- gli urlò il ragazzino con le gambe tremanti. Intanto gli abitanti restanti del villaggio stavano cercando di spegnere l'incendio mentre altri stavano accorrendo con falci e forconi per uccidere la bestia.  Questa però afferrò i due bambini e li portò dall'altra parte del fiume.
Purtroppo falci e forconi non servirono a nulla. I due bambini tentarono ancora di scappare. Matthew si accorse però che Daisy non poteva correre come lui e per questo fece una cosa che nessuno di noi si sarebbe sognato di fare.
-Daisy corri! Io ti raggiungo dopo!-
la bambina acconsentì e continuò la sua corsa ma come possiamo immaginare non avrebbe mai lasciato il suo amico da solo. Il mostro intanto scese in picchiata davanti a Matthew e quest'ultimo continuava a tenergli testa insultandolo e tirandogli pietre. Il mostro sembrò innervosirsi ancora di più e quando Matthew si voltò per vedere da dove provenisse quel -No!- che aveva sentito, si trovò nuovamente scaraventato dall'altra parte del fiume. Questa volta atterrò a una decina di metri da me . Non ne potevo più di stare a guardare. Intanto Matthew stordito per la pesante caduta era riuscito a capire che quell'urlo era stato di Daisy che intravide dalla sponda opposta del fiume mentre continuava ad urlare. Poi a Matthew gli si appannò la vista e l'immagine della sua amica che urlava e si gettò nelle acque del fiume per tentare di raggiungerlo fu l'ultima cosa che vide. Intanto corsi da Matthew. Era ferito, privo di sensi e respirava faticosamente. Cercai di sollevarlo ma era come se non potessi toccarlo. mi sentivo come una sorta di ologramma o come un fantasma. Poi il mostro si avvicinò al corpo esangue del ragazzino. Iniziai ad urlare fortissimo -Anthea! Perfavore! Fa'qualcosa!-
-Mi dispiace Allison.- fu tutto quello che disse. Nemmeno i contadini e gli abitanti del villaggio poterono intervenire dato che erano stati annientati dal mostro. Quando poi vidi il mostro cacciare le zanne affilate mi misi davanti al ragazzo per cercare in qualche modo di difenderlo. Ormai Matthew sembrava non respirare più e prima che io potessi urlare:
-No! Non farlo!-
Il mostro si era già buttato sul corpo esanime del ragazzo e iniziò a bere il sangue dalle sue ferite. Daisy che intanto stava sfidando la corrente nel fiume, a quella scena diede un urlo che non aveva niente a che vedere con quello di una bambina e senza più forza nelle ossa non le restò altro che lasciarsi trasportare dalla corrente che l'avrebbe portata laddove terminava il fiume.
Il mostro finalmente se ne andò abbandonando il fragile corpicino di Matthew che qualche minuto prima correva libero con la sua migliore amica, anch'essa morta (sì, lo dico senza troppi giri di parole), avendo provato qualsiasi cosa per salvare il suo amico. Mi coprii la bocca con una mano e mi lasciai cadere a terra accanto al corpo straziato del ragazzo.
-Anthea! Aiutali! Perfavore! C'è pur qualcosa che possiamo fare.- urlai piena di disperazione.
-Non si può rimediare a qualcosa che è già avvenuto. Nè tu e né io possiamo fare niente.-
Spiegò lei.
-Ma perché allora mi hai mostrato tutto ciò? Perché?!- urlai piena di ira.
-Guarda davanti a te.-
E così feci. Dove un attimo fa giaceva il corpo di Matthew adesso non c'era nulla. Anthea intanto iniziò a parlare. -Dopo questo avvenimento, non si sa quale forze della natura abbiano avuto pietà dei bambini. Entrambi furono trasformati in fiori...-
Infatti potei vedere un piccolo fiorellino nel punto in cui prima c'era il ragazzo. Era di un verde acqua luminoso come un tempo erano stati i suoi occhi e sembrava splendere di luce propria -... Il punto dove si trovava il corpo di Matthew era ad est del fiume, dove ogni mattina giungevano i primi raggi del sole e per questo il suo fiore è chiamato "Fiore di Levante"...-
D'improvviso scomparve il fiore e il paesaggio devastato in cui mi trovavo e la scena si riaprì sulle acque cristalline di un lago. Qui
Sulla sponda occidentale si trovava il corpo di una bambina: Daisy. La bambina scomparve e al suo posto si poteva ammirare uno splendido fiore blu come i suoi occhi. -...per Daisy invece, dove giacevano le sue spoglie nacque il "Fiore di Ponente" illuminato dagli ultimi raggi del sole che tramonta, pronto ad affrontare una nuova giornata.-
-Anthea io continuo a non capire.-
Le confessai.
-Questi fiori hanno un potere immenso. Se riuscireste a trovarli avrete un enorme vantaggio contro le forze oscure e inoltre Matthew e Daisy in qualche modo saranno di nuovo uniti.- spiegò lei
-Ma come farò a capire dove si trovano?-
-Bene. Questi fiori crescono una volta ogni 108 anni nel giorno di morte dei bambini. Adesso posso dirti che il Fiore di Levante va raccolto durante l'alba di quel giorno né prima né dopo. Il Fiore di Ponente va raccolto nello stesso giorno prima che il sole tramonti né prima né dopo. Per trovarli devi dirigerti nelle regioni del nord dove si intrecciano caldo e freddo ma la flora non smette mai di essere rigogliosa.-
Cercai nuovamente di obiettare ma Anthea mi interruppe nuovamente.
-Ricorda però che solo chi ha "Animo puro,
Cuore onesto,
È forte, ma diverso,
Può raccogliere quel fiore
Che proteggerà con tutto il suo splendore"-
-Ok. Ma in caso non dovessi riuscirci?-
-Beh, in tal caso dovresti aspettare altri 108 anni.-
-Fantastico.- borbottai, poi aggiunsi -e come faccio a sapere in quale anno siamo adesso?-
Anthea fece una risatina.
-Posso dirti con precisione che questo è il 108º anno e che i fiori appariranno esattamente fra 9 settimane prima di scomparire per altri 108 anni. Non posso dirti altro.-
Poi mi accorsi che tutto intorno a me iniziava piano piano a svanire.
-Anthea! Anthea, perfavore! Ho bisogno di saperne di più!-
stavo gridando talmente forte ed ero talmente presa nel farlo che non mi accorsi di essere ritornata nella mia stanza.
Sentii dei passi avvicinarsi di corsa verso la stanza. Io ero in piedi davanti allo specchio e solo allora guardandomi, mi accorsi di avere le guance bagnate e gli occhi arrossati. Non mi ero accorta di aver pianto. Vidi attraverso lo specchio il riflesso di mio padre seguito da Brenda. I due erano dietro di me con uno sguardo molto preoccupato. Mi voltai per guardarli direttamente in volto. Michael mi appoggiò una mano sulla spalla. -Allison che cosa è successo? Ti abbiamo sentita urlare.- chiese preoccupato. E sembrò preoccuparsi ancora di più quando vide che mi limitai a stare in silenzio con uno sguardo perso nel vuoto. Ero totalmente incapace di parlare dopo tutto quello che avevo visto.
-Allison ti senti bene?- mi chiese Brenda preoccupandosi anche lei.
-Michael siamo arrivati il prima possibile, che cosa è successo?-
Disse Chris che era apparso alla porta affiancato da Stephanie. Poi si bloccò per dare un occhiata alla scena che aveva davanti.
Io intanto avevo davvero bisogno di liberare la mente dai pensieri che l'affollavano e tanto per rispondere alla domanda di Brenda dissi -Sì. È tutto apposto Brenda, grazie. Credo che andrò a farmi una tazza di tè e starò ancora meglio.-
Poi uscii dalla camera sotto lo sguardo confuso di tutti.

ANGOLO AUTRICE:
Innanzi tutto voglio ringraziare voi lettori che siete arrivati fino a questo capitolo. Se la storia vi piace fatemelo sapere con un commento. Le critiche sono sempre ben accette se costruttive. Mi scuso se non pubblico spesso e per gli eventuali errori di battitura. Grazie ancora e buona lettura. Ci vediamo al prossimo capitolo.

"The Knights of the Night" -il Cuore di Luce-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora