Prologo ✅

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PRIMA DI CONTINUARE, LEGGERE ATTENTAMENTE.
Prima di intraprendere la lettura, caro lettore/trice, vorrei che facessi attenzione su delle cose che ho da dire, per evitare fraintendimenti.
La storia è in fase di revisione. I capitoli revisionati verranno indicati con una ✅. Potete continuare a leggere, ma se troverete delle incongruenze di nomi/avvenimenti, rispetto al capitolo precedente sarà proprio per questo motivo. Quindi non vorrei ricevere delle lamentele a riguardo. Cercherò di aggiornare il più velocemente possibile, per consentire a voi nuovi lettori di leggere con calma e tranquillità.
Per quando riguarda i nomi cambiati sono per il momento solo due: da Selim a Süleyman, da Anastasia/Alexandra a Aleksandra.
Vorrei dire inoltre che la storia è ispirata a fatti realmente accaduti. Infatti Roxelana, Ibrahim e il sultano sono realmente esistiti, ma molte cose saranno da me inventate e romanzate, altre, invece, saranno prese dalla realtà. Se vorrete leggere la reale storia da Wikipedia, fate pure. Vi avverto che potreste ricorrere a degli enormi spoilers.
E' disponibile un trailer della storia, vi lascio il link dopo il prologo, per chi volesse vederlo.
Per chi invece, vuole conoscere i prestavolto dei vari personaggi, metterò delle immagini per ogni capitolo. Ma potete immaginarveli come volete!
Tutti i diritti della storia sono riservati e si vieta qualsiasi tentativo di plagio.
Detto ciò, non mi resta che augurarvi una buona lettura e spero che questa storia vi piaccia!
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PROLOGO. 

Rohatyn, Giugno1518.

Era Domenica e c'era odore di torta alle mele nell'aria.
Era Domenica e i Tatari avevano invaso il villaggio.
Era Domenica ed era scoppiato il panico; c'erano donne che gridavano, bambini che piangevano, uomini che cercavano di mettere in salvo le proprie famiglie, combattendo contro quegli animali che avrebbero preso tutto.
Tutti cercavano di rifugiarsi nella chiesa, lì dove suo padre stava tenendo un sermone, prima dell'invasione. Sapevano che davanti alla furia, all'essere spietati e privi di ogni tipo di pietà dei Tatari, nessuno poteva sopravvivere. L'unica soluzione era chiudersi in chiesa e sperare che il Signore li proteggesse.
Ma così non fu.

Le porte in legno scadente del luogo sacro vennero abbattute senza problemi. I Tatari entrarono con le loro sciabole, la lingua dolce così diversa dal russo, e le peggiori intenzioni del mondo.
Aleksandra si strinse intorno al padre, alla madre incinta e alla cinque sorelle più piccole, sperando di scampare a tutta quella furia.
Tutti sapevano che cosa stessero cercando: donne, bambine, ragazzini, uomini da poter mandare ai genovesi per venderli al sultano ottomano, ai califfi o alle varie prestanti famiglie europee. Attaccavano piccoli villaggi, di cui nessuno conosceva l'esistenza, che poi venivano bruciati, cancellati dalle cartine e dalle memorie dei ricchi padroni. Rohatyn era un piccolo villaggio di agricoltori, facilmente rimovibile, ma con un alto tasso di giovani da poter rapire, da poter cancellare dalle loro terre.
Cominciarono a uccidere tutti i vecchi, i disabili, quelli con qualsiasi imperfezione fisica, uno ad uno, senza pietà, senza battere ciglio. Le donne che non servivano loro o quelle malapena passabili venivano prima stuprate e poi sgozzate.
La chiesa ben presto si riempì di sangue, dolore, grida, morte e infine silenzio.
Uno di loro raggiunse Aleksandra e la sua famiglia, nascosti dietro l'altare. Le bambine piangevano, si stringevano tremanti dietro i genitori e a lei, la sorella maggiore, colei che aveva il dovere di proteggerle in assenza di un fratello maggiore. Suo padre, un piccolo prete dai capelli rossi e la pelle lentigginosa, si alzò per cercare di proteggere il suo villaggio e soprattutto la sua famiglia.

—Per l'amor di Dio, lasciate stare questo villaggio. Vi daremo tutti i soldi che desiderate, tutto il grano e tutto il bestiame, ma non fate del male alle mie figlie o alle altre fanciulle. —

—Taşındı, yoksul lout. - La voce del Tataro rieccheggiò per tutta la chiesa vuota, mentre l'amico ridacchiava, guardando tutte loro con occhi calcolatori e viscidi. Non era rimasto più nessuno, erano tutti stati catturati o erano stati uccisi. Aleksandra si limitava a stringere fra le braccia la sorella più piccola, Anja, di soli tre anni, che spaventata dalle grida e dal sangue, piangeva contro il collo della rossa.

Roxelana: L' Imperatrice Dell'EstDove le storie prendono vita. Scoprilo ora