XXXI.

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-Hatice, Ibrahim mi ha riferito che la casa che aveva ordinato di costruire per voi due e per i vostri figli, è completa. Domani stesso vi trasferirete o mi sbaglio? - Selim guardò la sorella, mentre si portava un chicco d'uva in bocca e guardava il Gran Visir, con la punta dell'occhio, conversare con sua madre. La teneva sottobraccio, poiché era ancora molto debole e faticava a restare in piedi. Sembrava, però, che la nascita del nipotino le avesse fatto bene. In effetti aveva risollevato il morale a tutti, tranne che al sultano che era continuamente ossessionato dalla conversazione che aveva udito qualche giorno prima. Selim aveva cominciato a pedinare il Gran Visir e la sultana, li aveva visti incontrarsi di notte e di nascosto, uscire dal castello e recarsi in una grotta segreta poco lontana dal Palazzo.

Sua moglie e il suo migliore amico lo tradivano, si vedevano di nascosto e chissà per quanto tempo lo avevano fatto, prima che lui, stolto, lo scoprisse. Il suo animo e il suo orgoglio erano feriti, non provava più nessun tipo di affetto per il Gran Visir, lo odiava. E per quanto avesse provato ad odiare anche la rossa, non ci riusciva, l'amore che provava nei suoi confronti era troppo forte per riuscire a placarlo così all'improvviso.

Più ci ripensava, più ne rimaneva deluso. Non avrebbe mai creduto che proprio lui gli avrebbe fatto una cosa del genere, mai, non gli aveva neppure sfiorato la mente. Pensava che Ibrahim gli fosse completamente fedele. E adesso Selim voleva vendetta, vendetta per il suo orgoglio ferito e per il suo cuore spezzato. Ma prima di tutto doveva mettere al sicuro sua sorella Hatice, doveva aspettare solamente un giorno. Ancora un giorno e il suo animo sarebbe stato finalmente libero.

Ibrahim l'avrebbe pagata cara.

*** ***

-Quando avevi intenzione di dirmelo, Ibrahim Pascià? - Proruppe Roxelana, entrando nella camera del Gran Visir, nella quale tutte le sue cose erano state posizionate in bauli, pronti ad essere spostati nella nuova casa.

Nonostante la rossa avesse partorito da pochi giorni, si trovava in ottime condizioni e riusciva a camminare e spostarsi in autonomia. Il suo ventre era ancora leggermente gonfio, ma con il tempo e con l'esercizio fisico, sarebbe ritornata come quella di un tempo. Adesso, però, nel suo abito premaman, che le cominciava a stare già molto largo, la sultana appariva veramente arrabbiata.

-Era questione di tempo prima che tu lo venissi a sapere. Chi te l'ha detto? - Ibrahim sospirò, poggiando il libro che stava leggendo sul letto. Si alzò, andandole incontro. Sarebbero stati soli ancora per qualche minuto, poiché Selim e Hatice erano andati nelle stanze della Valide Sultana a vedere come stesse.

"Ho sentito mio marito parlarne con tua moglie. Bell'uomo che sei! Lascerai me e tuo figlio qui?! Ibrahim, te lo dico adesso e non te lo dico più, azzardati solamente a lasciare questo Palazzo e non vedrai mai più né me, né tuo figlio! - Lo minacciò la rossa, puntandogli un dito sul petto.

-Ma che cosa stai farneticando? Non ho nessuna intenzione di abbandonarvi, ma solamente di trasferirmi in città, a pochi metri lontano da te. Ho una famiglia ora, non sono più solo, devo pensare anche a loro... Cosa vuoi che faccia, rinunciare alla mia vita per te? Tu non lo faresti, perché dovrei farlo io? -

-Non dovevi necessariamente costruiti un palazzo tutto per te, razza di egocentrico con manie di grandezza! Oppure semplicemente continuare a vivere qui, questa fortezza è enorme! Non hai neanche avuto la decenza di avvertirmi. -

-Oh, certo, l'egocentrico sarei io adesso? Ma sentiti! E per la cronaca non sono così facilmente manipolabile come Selim. Non riuscirai a farmi cambiare idea, utilizzando solamente il tuo bel visino, perché non sono una tua marionetta e come gestire la mia famiglia, lo decido io. - Ibrahim stava urlando. Aveva afferrato Roxelana per le spalle e la muoveva come fosse una bambola di pezza.

Roxelana: L' Imperatrice Dell'EstDove le storie prendono vita. Scoprilo ora