Nella foto il sultano e la favorita.
Il sultano era seduto su una sedia a forma di trono, posta in mezzo all'enorme camera regale. Roxelana non aveva mai visto così tanto lusso sfrenato in vita sua.
La schiava si guardava intorno, cercando di osservare per il meglio ciò che la circondava, mossa dalla curiosità e dalla paura.
Era intimorita dal suo nuovo padrone per questo motivo guardava tutto tranne che lui. Ogni tanto gli lanciava alcune occhiate furtive, niente odio o presunzione come invece succedeva con Ibrahim.
Lui era il sultano, il grande Selim II detto il Magnifico, aveva un grande potere, tutti gli obbedivano e come suo unico e solo padrone aveva il potere di condannarla a morte. Nessuno avrebbe potuto contestare un suo ordine, nemmeno il Gran Visir.
Le stanze del sultano si dividevano in cinque camere.
Quella in cui si trovava Roxelana era quella da letto, poiché un enorme letto matrimoniale a baldacchino era posto alla sua destra. Era molto grande e sembrava anche molto morbido. C'erano tende scure che lo circondavano, le quali erano state legate al lato per consentire l'accesso ai due.
Le coperte provenivano sicuramente dalle Indie per la qualità della seta, Roxelana poteva giurare di sentirle tra le dite. Non potevano essere comparate a quelle di scarsissima qualità che lei e la sua famiglia potevano permettersi. Inoltre esse erano di un rosso vermiglio, molto scuro, sulle quali erano state apportate le iniziali del sultano con dell'oro.
Nel resto della camera c'era uno scrittoio in legno molto ben lavorato, sul quale erano posti delle pergamene e una piuma per scrivere. Un baule nel quale probabilmente c'erano i vestiti del sultano o altre cose che poteva utilizzare durante la notte o al risveglio. Il vaso da notte era ben nascosto sotto il letto. -
One çikiyor, kole. - Il sultano parlò in turco. Aveva una voce molto piacevole, meno profonda e grave di quella del Gran Visir, ma ugualmente autoritaria. Roxelana avrebbe potuto restare là ed ascoltarlo per secoli. - Beni anliyor musun?
- Mio signore, non capisco ciò che voi dite. - Roxelana si avvicinò, guardandolo negli occhi mentre gli parlava in arabo. Non capivo il turco, non aveva mai sentito nessuno parlarlo prima di allora. Come avrebbero fatto a comunicare?
- Adesso mi capisci? - Il sultano sorrise, notando la sua faccia stupita. Sapeva parlare l'arabo oltre alla lingua del suo paese e questo la stupì. Selim II si alzò dalla sua sedia per andare incontro alla sua schiava, la quale ne approfittò per osservarlo.
Era un bell'uomo di circa trent'anni. Aveva i tipici tratti orientali. Capelli scurissimi lunghi fino sopra le spalle, occhi castani con ciglia e sopracciglia scurissime, labbra grandi e sottili e naso dritto, mentre della leggera barba incorniciava il suo volto. La carnagione non era né troppo chiara, né troppo scura.
Il sultano era alto e possente. Indossava dei pantaloni a righe bianche e arancioni e una giacca simile a quelle che il Gran Visir aveva indossato durante il suo rapimento. Non indossava scarpe ed era disarmato.
Era un mix perfetto e Roxelana ne rimase profondamente rapita.
Tutto in lui emanava ricchezza e potere.- Come ti chiami, schiava? - Le domandò una volta giunto di fronte a lei. Le prese la mano e la accarezzò dolcemente, con movimenti piccoli e delicati.
-Roxelana, mio padrone. -
-Come mai il mio caro amico Ibrahim ti ha dato questo nome? - Il sultano sorrise, prendendola per mano e conducendola a sedere sulla sua sedia.
-Per i miei capelli rossi. L-Lui mi ha scelta per questo... -
-Solo per questo? Non ci credo. -
-Perché? Ho qualcosa che non va? - Stranamente la rossa non voleva fare brutta impressione sul suo nuovo padrone. Voleva essere perfetta per lui. Solo per lui.Selim scosse il capo, chinandosi alla sua altezza e accarezzandole una guancia. Roxelana sorrise, arrossendo leggermente. Nessuno l'aveva mai accarezzata così.
-Hurrem. Ti si addice più questo come nome, non trovi? -
-Mio padrone, non so cosa significa... Ma se voi trovate che sia giusto, allora per voi sarò Hurrem e non Roxelana. - La schiava sorrise, quando il sultano le toccò i capelli e li annusò.
-Significa La Ridente . Hai un bellissimo sorriso e il mio prossimo incarico sarà quello di farti ridere e sorridere ogni giorno della mia esistenza per rispettare questo tuo nuovo nome. -Roxelana sorrise maggiormente, mossa da un grande senso di commozione. Il suo sultano era molto dolce, ben diverso dal suo amico Ibrahim Pascià.
-Da dove vieni, Hurrem? -
-Da un piccolo villaggio della Russia, mio padrone. -
-Sei stata trattata in modo adeguato durante il tragitto con Gran Visir? -
-I segni neri sul mio corpo mostrano il contrario, mio sultano. Il vostro amico è stato un uomo cattivo e spregevole. Non ha fatto altro che umiliarmi e picchiarmi. -Il sultano notò che qualcosa si fosse acceso negli occhi della schiava. Un fuoco di coraggio e odio che mai aveva visto negli occhi nelle concubine che abitavano l'Harem.
E questo non fece altro che accendere l'interesse che era spuntato in lui dal primo minuto della sua entrata. Ibrahim aveva fatto un'ottima scelta e lo avrebbe ringraziato adeguatamente, restituendogli il favore.
Era completamente rimasto incantato da Hurrem. I suoi capelli rossi e profumati, la sua pelle pallida e soffice, il suo corpo minuto e la voce altrettanto celestiale. Sembrava qualcosa di profondamente non terreno, mandato da Allah nella sua vita. Era tutta sua. Non era una comune concubina con la quale sfogarsi sessualmente, neanche una Favorita la quale doveva crescere il prossimo erede al trono.
Era molto di più.
C'era molto di più da scoprire oltre alla sua bellezza, il suo carattere. E da quello che le luccicava negli occhi, Selim sospettava che ne avesse tanto da mostrargli.
Per la prima volta nella storia del concubinato un sultano non consumò subito con la sua nuova concubina. Anzi, i due restarono tutta la notte a conversare per conoscersi meglio. Roxelana ascoltava rapita i racconti delle innumerevoli battaglie che il sultano aveva compiuto in passato e di come voleva rendere un posto migliore Costantinopoli e i suoi sudditi.
Si addormentarono alle prime luci dell'alba uno fra le braccia dell'altro.
Il mattino seguente Roxelana fu svegliata dalle serve, le stesse che la notte precedente l'avevano vestita e preparata.
-Avanti Hurrem, svegliatevi. E' ora!- Le mani di una di loro la scossero dolcemente, invitandola a darsi una mossa ed alzarsi al più presto. La rossa sorrise, stiracchiandosi.Quel letto era veramente comodo! In casa sua al villaggio non esistevano né letti, né materassi o lenzuola di quella morbidezza o profumo. Lei e le sua famiglia non avevano un giaciglio, loro dormivano sul freddo, gelido e scomodo pavimento della baracca.
-Dov'è il sultano? - Domandò, mettendosi a sedere e guardandosi intorno, incuriosita. Niente era cambiato rispetto a poche ore prima. Era tutto uguale. Probabilmente più bello, poiché il sole illuminava ogni angolo della camera.
-Il sultano è un uomo molto occupato, Hurrem. Su, adesso alzatevi e fate colazione. Siete in ritardo per le lezioni. - Disse la serva, mentre le scostava la coperte dal corpo, esponendo alla sua vista le gambe magre, pallide e ancora con qualche graffio per le continue torture ricevute durante il viaggio.
-Lezioni? - Nessuno le aveva parlato di lezioni. A malapena sapeva scrivere il suo nome! Quale lezioni avrebbe dovuto seguire?
-Siete una concubina del sultano adesso. E' vostro dovere imparare l'arte, la musica e altre mansioni che possano servire a compiacere il vostro padrone. E, inoltre, dovete apprendere velocemente la lingua turca. Non c'è tempo per cincischiare! -
-Oh, d'accordo, adesso mi alzo. Ma lasciatemi ancora due minuti a godere di questo letto degno di Allah! - Sorrise, ributtandosi tra le coperte, aprendo gamme e braccia e chiudendo gli occhi.Era radiosa, pensò la serva, e il nome che il sultano aveva scelto per lei, le si adiceva.
STAI LEGGENDO
Roxelana: L' Imperatrice Dell'Est
Historical FictionCostantinopoli, 1518, Sublime Stato Ottomano. Ibrahim Pargali Pascià, il Gran Visir, giunge a Palazzo Topkapi con un regalo speciale per il suo sultano. Si tratta di Roxelana, una schiava dai lunghi capelli rossi e la pelle bianca come il latte. Rox...