Ibrahim abbracciò sua madre, lasciandole un dolce bacio sulla guancia; le sue forti e grandi braccia da uomo la tenevano stretta. Sembrava così piccola che avrebbe potuto scomparire, poteva rompersi all'improvviso senza che lui avesse il potere di impedirlo. Era così fragile e piccola la sua mamma, ma era anche forte e coraggiosa. Era perfetta.
La bella donna lo guardò, carezzandogli la guancia barbuta.
"Il mio piccolo Ibrahim è diventato un uomo, un bellissimo uomo.", gli occhi di sua madre si illuminarono di gioia e orgoglio qualche secondo prima che la porta della loro baracca venisse scardinata e cadesse al suolo, producendo un forte rumore e alzando un enorme polverone. I turchi irruppero nell'abitacolo, urlando nella loro lingua strana con le sciabole strette nelle mani.
Ibrahim era pronto a rivedere la scena che abitava nei suoi incubi circa ogni notte al mese. I suoi genitori e sua sorella trucidati davanti ai suoi occhi, mentre lui e suo fratello, grandi e grossi, non riescono a fermarli.
Tuttavia, successe qualcosa di inaspettato, poiché al posto di sua madre, c'era un'altra donna, la donna che conosceva meglio di se stesso oramai.
Lunghi capelli rossi e portati in una lunga treccia che le sfiorava la vita, labbra sottili e rosee con un quasi invisibile neo al lato della bocca, naso piccolo e dritto, occhi da cerbiatta e verdi come il prato, che emanavano una pericolosa luce di orgoglio e coraggio, le guance piene di lentiggini talmente chiare da risultare invisibili. Conosceva a memoria quella faccia, quel portamento e quei capelli di fuoco. Avrebbe potuto disegnarla ad occhi chiusi.
Indossava la stessa camicia da notte, bianca, vecchia, troppo piccola e bucherellata e troppo stretta in certi punti, che aveva la prima volta che si erano incontrati.
Ibrahim si guardò intorno, notando di essere rimasti da soli. Sua madre, Costa e i turchi erano spariti nel nulla, così come le urla di terrore degli abitanti del villaggio.
Erano rimasti solo lei, lui e il silenzio.
Roxelana gli sorrise, avvicinandosi lentamente; allungò la mano, stringendogliela. Gli occhi verdi che scintillavano nella semioscurità della stanza.
"Hurrem, che cosa fai?", domandò, confuso. Le mani della ragazza erano strette nelle sue. Erano ghiacciate, talmente fredde da farlo rabbrividire. Lei odorava di neve.
"No, non Hurrem. Non mi chiamo così. Roxelana è il mio nome, il nome che tu mi hai dato, Ibrahim." Roxelana sorrise, accarezzandogli la guancia. "Che cosa ci fai tu qui? E' il mio incubo, vattene."
Ibrahim si ritrasse, spingendola via. Roxelana non cedette e prima che lui potesse reagire, lo abbracciò, sollevandosi sulle punta dei piedi e tempestandogli la gola di baci. Ibrahim cercò di spingerla via, ma senza successo; sembravano attaccati, un'unica persona.
"Non voglio. Tu sei mio, Ibrahim, ci siamo appartenuti dal primo momento in cui ci siamo incontrati! Ammettilo."
"No, non è vero. Adesso staccati, sono un uomo sposato."
"Tua moglie ha ben altri interessi, Ibrahim, noi lo sappiamo bene."
"Vattene, ti ho detto!" Ibrahim cercò di spingerla via, ma Roxelana strinse maggiormente la presa, abbracciandolo talmente forte da non riuscire a respirare. "Torna nei sogni di Selim, io non voglio averti nei miei."
"Mentire a te stesso non servirà a nulla. Tu sai, il tuo cuore sa, tutti sanno." Roxelana ghignò. "Quante volte mi hai spiato mentre ero con Selim? Quante volte, guardandomi indossare un nuovo vestito, hai desiderato trascinarmi nelle tue stanze? Quante volte mi hai sognata la notte? Quante volte mi hai guardato, mentre pensavi fossi distratta, questa sera? Non ero bellissima? Eppure non mi hai detto niente..."
La sua voce adesso aveva assunto un tono sensuale, mentre con le dita pallide ed eleganti gli accarezzava il braccio. Ibrahim tremava per colpa del freddo che lei emanava; si sentiva ipnotizzato e quando la ragazza si sollevò in punta di piedi, poggiando le mani sulle sue guance e avvicinando lentamente le labbra a quelle sue, Ibrahim chiuse gli occhi, sospirando.
"Hai ragione su tutto. Sono una persona orribile, poiché desidero ardentemente ciò che non è mio, desidero la donna del mio padrone e migliore amico, di mio fratello."
"Non aspettavo altro, mio amore."
Roxelana sorrise, tagliando ogni tipo di distanza.
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Roxelana: L' Imperatrice Dell'Est
Historical FictionCostantinopoli, 1518, Sublime Stato Ottomano. Ibrahim Pargali Pascià, il Gran Visir, giunge a Palazzo Topkapi con un regalo speciale per il suo sultano. Si tratta di Roxelana, una schiava dai lunghi capelli rossi e la pelle bianca come il latte. Rox...