La mia vita era precipitata ancora e io non ne volevo saperne di rinascere per la terza volta. Tornai a casa priva di forze e mi misi a letto, in fondo la vita continuava anche se non volevo. Mi svegliai prima del suono della sveglia quella mattina. Non feci colazione, il mio stomaco si rifiutava anche di immaginarlo il cibo. Dopo essermi messa la tuta uscii e andai al parco. Parcheggiai e una volta scesa mi misi le cuffiette dell'ipod e incominciai a correre. Mi sentivo leggera quella mattina, come se mi fossi liberata di qualcosa, solo che erano stati gli altri a liberarsi di me. Non potevo fare a meno di pensare a Dana e Faith che mi avevano delusa, a Harry che non avrei più rivisto e a Judith e Jesse che mi avevano ingannata nonostante gli avessi donato il mio cuore. Finii il mio giro di corsa e me ne tornai a casa per fare la doccia. Fatta la doccia uscii sul balcone a fumarmi una sigaretta. Era bello fumare dopo la doccia, venivo investita dalla fresca aria mattutina. Non sapevo cosa fare così accesi il mio computer per controllare le mail. Non c'era nulla di interessante così lo spensi. Mi stesi sul divano e incominciai a girare tra i canali senza risultati positivi. Il display del cellulare si illuminò e comparve un messaggio. Lo aprii.
<<Mi dispiace per quello che è successo, so che stai male e posso capirti. Volevo solo dirti che io e Dana ti abbiamo perdonata e che puoi tornare ad uscire con noi.>>
Loro mi avevano perdonata? Ero io a dover perdonare loro e ancora non lo avevo fatto. Rilessi il messaggio una seconda volta e mi accorsi di quel 'posso capirti' e pensai che lei non poteva capirmi, non aveva ricevuto più e più pugnalate dal mondo intero, non sapeva come ci si sentiva. Decisi di non risponderle, in fondo il suo egoismo e la sua convinzione di non aver sbagliato mi irritarono molto. Arrivò l'ora di pranzo ma saltai anche quello con una facilità estrema, sentivo che il mio stomaco non voleva saperne di ricevere cibo quindi non forzai la mano. Mi diressi al lavoro e mi accorsi che per la prima volta quella era la cosa più interessante della giornata. Mentre stavo compilando una scheda una mano si appoggiò sulla mia.
-Ciao.- Disse una voce a me familiare.
Alzai gli occhi e incontrai quelli azzurri di Niall che mi sorridevano.
-Ehi ciao Niall.- Dissi distrattamente.
Per evitare ulteriori discorsi, avvertii il dottor Lither che Niall era arrivato e lo feci andare nello studio. Non volevo parlare con nessuno di loro o almeno non quel giorno. Sapevo che Niall, Liam, Louis e Zayn non mi avevano fatto nulla e avevano anche cercato di aiutarmi solo che non volevo avere contatti di nessun genere con nessuno di loro così per quanto possibile cercavo di evitare qualsiasi cosa.
Quando Niall uscì dallo studio del dottore feci finta di parlare al telefono e lo salutai facendogli un cenno con la mano. Alle venti finì il mio turno così, una volta uscita da lavoro andai al bar di fronte a prendere qualcosa da mangiare. Non avevo fame ma ero a digiuno da tutta la giornata quindi dovevo cercare di mangiare qualcosa. Presi un panino e diedi a fatica il primo morso, poi il secondo e così via fino a finirlo. Presi l'auto e tornai a casa. Non appena salii avvertii una fitta allo stomaco che mi portò a vomitare quel panino che avevo mangiato. Ebbi paura che potesse succedere quello che mi era successo a quattordici anni, diventare anoressica. Pensai che il giorno dopo sarei dovuta andare da un medico così presi la guida telefonica e ne cercai uno. Non appena lo trovai, segnai il numero su di un post-it e lo appiccicai al frigo. Avrei chiamato il mattino seguente. Andai a dormire presto, ero senza forze.
-Ti salverò tesoro.- Disse un uomo alle mie spalle.
-Papà..- Riuscii a farfugliare.
L'uomo mi abbracciò, era davvero mio padre e mi sentivo protetta.
Mi svegliai sorridendo fino a che non mi resi conto che non ero a Bellbrook e che stavo soltanto abbracciando un cuscino e così il mio sorriso si spense. Mi squillò il telefono ed era mio fratello.
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Born For You
FanfictionCharlotte abitava a Bellbrook, Ohio. Dopo essere stata stuprata, abbandonò la sua famiglia ad appena 19 anni per trasferirsi a Londra in Inghilterra. Tante nuove cose la aspettavano: un nuovo lavoro, una nuova casa, un corso di fotografia, due nuove...