Chapter 18.

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Le presi la testa e la staccai da me appoggiando la mia fronte sulla sua. La guardai negli occhi per alcuni minuti poi, finalmente parlò.
-Harry..- Disse in un sussurro quasi impercettibile.
-No, non rovinare tutto.- Dissi premendo un'altra volta le mie labbra sulle sue.
Per la seconda volta non oppose resistenza, sentivo che desiderava quel momento almeno quanto lo avevo desiderato io. Mi strinse forte, così forte da fermarmi il sangue ma quel dolore fu il più dolce e stupendo della mia vita. 

Charlotte 

C'è chi dice che durante il bacio del vero amore senti le campane suonare, chi gli uccellini cinguettare, chi i fuochi d'artificio e chi dice di poter addirittura volare. Io in quel momento volai trasportata da uccellini che cinguettavano, attraverso delle campane che intonavano una dolce melodia, sotto un cielo contornato da splendidi fuochi d'artificio. Ma era maledettamente sbagliato quanto bellissimo. Non poteva andare avanti, dovevo fermare quell'istinto che mi impediva di abbandonare quelle dolci labbra. Mi staccai dolcemente da lui e cercai di guardarlo con lo sguardo più cattivo che riuscivo a fare.
-Che fai?- Gli chiesi acutamente.
-Mi sembra che non ti facesse così tanto schifo.- Disse con un tono incerto.
Schifo? Quella sensazione era ben lontana dallo schifo, era qualcosa di profondamente magico e irreale ma non potevo dirglielo.
-Allora?- Mi incitò alzandomi il viso e guardandomi negli occhi.
Non appena i miei occhi scuri incrociarono i suoi smeraldo, posso giurare che mi sentii mancare il terreno sotto i piedi, i suoi occhi erano lucidi e disperati ma al tempo stesso profondi.
-Charlotte, io ti amo. Perchè non lo capisci?- Disse fissando le mie labbra come per ricominciare.
Non volevo che quel bacio in quel momento, lo amavo anche io ma se solo glielo avessi detto tutto sarebbe diventato fin troppo difficile e avrei mandato all'aria quella che, a breve, sarebbe diventata la sua famiglia. Incominciai a pensare a Micol, al loro bambino e mi uscii proprio la faccia che volevo, disgustata.
-Ti prego parlami, so che mi ami.- prese un respiro profondo -Perchè mi ami, vero?- respirò nuovamente -Se non mi ami, ti prego dimmelo.- Abbassò lo sguardo.
Era sicuro che io lo amassi, stava aspettando solo di sentirmelo dire ma non potei accontentarlo.
-Non ti amo Harry e non ti ho mai amato.- Biascicai  tenendo lo sguardo basso.
Sputai quelle dieci parole così velocemente che sperai di non averle dette realmente. La sua presa si fece sempre più lenta su di me fino a diventare inesistente. Fece un passo indietro lasciandomi lo spazio necessario per passare.
-Mi fai schifo.- Disse restando inespressivo. 
I suoi occhi erano vuoti, non trasmettevano nessun tipo di emozione mentre i miei vacillavano tra la rabbia e la disperazione. 
-Vattene da casa mia.- Disse in un sussurro.
-Ma non ho vestiti.- Piagnucolai.
-Vattene!- Urlò.
Corsi su per le scale e mi chiusi a chiave nella camera di Harry poi, appoggiata la schiena alla porta, scivolai a terra. Le lacrime scendevano incessanti sul mio viso e la voglia di singhiozzare, per lasciarmi andare in un pianto liberatorio, era tanta ma avrebbe voluto dire farmi sentire. La voglia sul fianco mi bruciava terribilmente, così tanto che dovetti accarezzarla con la mano per alleviarne il dolore. Mi asciugai gli occhi e presi il cellulare da dentro alla mia borsa. Composi il numero di Faith.
-Pronto?- Fece ancora assonnata.
-Sei a casa mia?- Feci tra una lacrima e l'altra.
-No, questa notte tuo fratello ha dormito da me. Ma cosa è successo?- Mi chiese preoccupata.
-Non ho il tempo di spiegarti, ti prego portami dei vestiti a casa di Harry.- Dissi singhiozzando.
-Sei a casa di Harry?- Mi chiese sorpresa.
-Ti spiegherò tutto ma, ti prego, fai in fretta.- Riattaccai. 

Harry 

Salii dopo di lei e vidi che si era chiusa nella mia stanza. Ero tentato di bussare ma non lo feci, mi limitai ad appoggiare la schiena alla porta e scivolare fino a sedermi sul pavimento. La sentivo soffocare un pianto violento ma non ne capivo il motivo. Chiamò Faith e, tra una lacrima e l'altra le chiese di portarle dei vestiti. Ascoltavo i suoi singhiozzi e sapevo che eravamo l'uno contro la schiena dell'altra e mi faceva venire i brividi. Una lacrima mi rigò il viso e mi sentii strano, nella mia vita avevo pianto poche volte e quasi tutte per Charlotte. Il fianco sinistro mi bruciava terribilmente e mi ricordai della voglia che avevamo sia io che lei. Alzai la maglia e mi accorsi che quella stupida macchia era diventata quasi viola. La massaggiai con la mano fino ad alleviare il dolore. Il campanello suonò ed io mi alzai molto lentamente in modo da non far rumore e scesi per andare ad aprire. Non appena aprii la porta mi ritrovai davanti Faith con una busta in mano.
-Dov'è Charlotte?- Disse con tono severo.
-Chiusa a chiave in camera mia.- Dissi tranquillamente.
-Che cosa le hai fatto?- Aveva ancora lo stesso tono.
-Le ho detto che la amo.- Dissi spostandomi dalla porta.
Non volevo sentire altre parole da Faith, specialmente perchè non sapeva ancora che cosa fosse successo e che cosa aveva fatto Charlotte e chi doveva essere veramente ferito. La ragazza salì le scale e incominciò a bussare.
-Charlotte,tesoro, apri, sono io.- Disse teneramente.
La mano tremante di Charlotte uscì dalla porta e tirò dentro Faith per poi chiudere nuovamente a chiave. Salii e mi chiusi in bagno per farmi una doccia. Lei aveva detto che non mi amava e io dovevo impegnarmi a rendere felice la mia donna e il mio figlio. Entrai nella doccia e aprii il getto congelato in modo da scacciare tutti i pensieri. 

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