♫ Fast car - Jonas Blue feat Dakota ♫
Elèna's POV
«Eleeeeèna!» dice Caroline biascicando le parole.
«Caroline? Tutto a posto?» le chiedo per cortesia anche se in fin dei conti poco mi importa. Non mi va proprio a genio, è subdola e cattiva e di certo non è la persona con cui mi piacerebbe passare del tempo. Le parole che ci scambiamo in ufficio sono pure troppe.
«Oh splendidamente, mia cara! Non potrebbe andare meglio» afferma appoggiandosi al bancone della reception.
«Sei ubriaca?» azzardo io.
«Oh sì! Sono reduce da una serata pazzesca. Io e Henry ci siamo così divertiti. Avresti dovuto vederci» esclama buttando la testa all'indietro come a voler ricordare un esatto momento.
«Henry?» sussurro.
«Mmm, già. Quel ragazzino ci sa proprio fare» ride al pensiero di Dio solo sa cosa abbiano fatto quei due. Mi viene da vomitare. Caroline? Sul serio? Potrebbe essere sua madre. E pensare che fino a qualche giorno prima stava baciando me.
Ho in mente le sue parole. La gente si bacia tutti i giorni.Mi manca l'aria. Devo uscire di qui. Ora.
Lascio Caroline ai suoi bei ricordi e sento le lacrime riempirmi gli occhi. Senza riuscire a fermarmi mi accorgo che sto piangendo a dirotto. Ultimamente sono troppo sensibile. Perché me la prendo tanto? Non è il mio ragazzo né tantomeno lo vorrei.
Schiaccio ripetutamente il tasto per chiamare l'ascensore pensando che così arrivi più in fretta.
Entro e premo il pulsante che mi condurrà al piano terra per prendere una boccata di aria fresca. È ora di pranzo e decido di prendere un panino da mangiare nel parco approfittando della bella giornata. Durante la discesa cerco di darmi un contegno non riuscendo granché nell'operazione.
Non appena le porte si aprono corro verso l'uscita, ma girato l'angolo urto qualcosa. O meglio qualcuno.
Adam. Gli sono completamente andata addosso facendolo arretrare di qualche passo.«Elèna? Dove vai così di fretta?» mi chiede prendendomi per le spalle.
«Pausa pranzo. Scusa, ma sono in ritardo. Ci vediamo Adam» e mi dileguo correndo così come ero arrivata. Non voglio mi veda piangere e soprattutto ho paura di incontrare Henry. Se Adam è qui, vuol dire che c'è anche lui.
Passo dal supermercato per comprare del pane e un po' di prosciutto e come pianificato mi dirigo al parco.
Lo guardavo ogni giorno dalla finestra dell'ufficio ed ero solita incantarmi a fissare un salice piangente. È un ricordo legato alla mia nonna materna, che per me era come una madre. Quando andavo a casa sua spesso ci sedevamo sul balcone e restavamo a osservare il salice piangente del giardino dei vicini che con il tempo era diventato enorme e che piano piano aveva cominciato a far cadere le sue fronde anche nel giardino di mia nonna. Restavamo lì, soprattutto le notti d'estate a osservare le foglie muoversi e vibrare mosse dal vento.
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Underground Love (1). La mia ancora di salvezza ➳ H.S. [IN LIBRERIA]
أدب الهواة«Si è impossessato di ogni fibra del mio corpo come la peggiore droga e ha sostituito l'ossigeno con i suoi respiri, il sangue con il suo sapore, gli organi vitali con il suo profumo e la mia testa con la sua voce» È che forse il mondo è un gran ca...