Speed Of Sounds

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Il Santiago Bernabeu, costruito al centro di Madrid nel cuore della Spagna, stasera ospita ottantamila anime merengues, che hanno colorato di bianco lo stadio per guardare la prima partita in casa del campionato. La prima giornata ha deluso: un timido 0-0 con lo Sporting Gijon; ma sembra essere tutto dimenticato perché Gareth Bale porta in vantaggio il Real dopo due minuti dal fischio di inizio, l'atmosfera si scalda, i tifosi scalpitano, hanno fame di gol; come biasimarli... Hanno trascorso l'estate senza nessuna competizione, neanche gli europei per mantenersi in forma, in pochi infatti rimangono soddisfatti dalla partitella sulla spiaggia, con il nipotino o figlioletto; aspettano tutti l'inizio del campionato per rivedere il loro campione correre su e giù per quel prato perfetto, per ascoltare il boato dello stadio, per sorbirsi il lunedì mattina la faccia strafottente del collega Blaugrana. In quello stadio i tifosi avevano fame di gol, e i giocatori li accontentavano: prima Bale, poi James, Benzema, James e per chiudere il cerchio Bale. A ogni gol lo stadio esplodeva, a tutti i merengues batteva il cuore: ma, se una persona avesse cercato bene avrebbe trovato un tifoso il cui cuore non era lì e non batteva all'unisono con lo stadio, il suo posto era dove nessuno se lo sarebbe mai aspettato: alla sinistra di Florentino Perez.
Il suo cuore era a Siviglia dove stava giocando la sua squadra, la sua vita e, nel lavoro nemica: l'Atletico di Madrid.
La ragazza si chiama Sofia Soler, ha appena compiuto 25 anni e lavora ormai da cinque nella società del Real Madrid, ma da tre anni come assistente del dirttore sportivo Carlos Sanchez; ha cominciato come magazziniere e dimostrando di essere un'ottima lavoratrice e di saper scindere la sua passione per l'Atletico dal lavoro ha ricevuto promozioni su promozioni per arrivare al titolo di assistente ppersonale del ds. Infatti eccola lì a "tifare" per il nemico come dice suo nipote Diego, anche lui pazzo per l'Atletico nonostante abbia solo cinque anni. La vibrazione del cellulare la distrae per qualche secondo dalla partita

1 Notifica Eurosport: Siviglia 0 - Atletico 3

Esulta silenziosamente stringendo il pugno e mette via il cellulare.

"Avete vinto Indios?"

"Si presidente, 3-0"

"Due giornate di campionato e dobbiamo già recuperare, non è possibile"

A Perez non piace nè perdere nè pareggiare, sopratutto essere dietro ai cugini. In questo periodo sta analizzando molto attentamente il nuovo allenatore: Rafa Benitez; infatti sia il presidente sia Sofia erano gli unici che avevano qualche dubbio sull'affidare la panchina ad un allenatore come lui, dopo che Sanchez riuscì a convincere Perez, fu chiamato Benitez da Napoli.

Al fischio finale le squadre si ritirano negli spogliatoi;i tifosi Blancos cominciano a riversarsi per le ampie strade della capitale Spagnola; la dirigenza del Real, dopo i soliti saluti, si dirige verso il tunnel che porta al parcheggio sotterraneo privato.
"Buenas Noches Sofia, domani alle undici per Kovacic?"
"Si signore, buenas noches"

Sofia però riamne lì, seduta al suo posto a contemplare quello stadio che da sempre ha un'attrazione particolare sulla ragazza; ci sono ancora dei tifosi, che continuano a festeggiare, i magazzinieri che sistemano le panchine, gli addetti che cominciano a pulire gli spalti, gli irrigatori che bagnano il campo "rovinato" dai tacchetti dei giocatori: tutte queste cose rendono lo stadio ancor più bello perchè si passa dal frastuono e all'agitazione della partita al silenzio e alla tranquillità in tre fischi dell'arbitro.

Immersa nei suoi pensieri Sofia non si accorge dell'arrivo dei suoi due migliori amici che stanno ancora litigando sull'ultimo calcio d'angolo: Sergio sostiene che Gareth gli abbia rubato il pallone.

Con il primo l'amicizia è nata cinque anni fa, il primo giorno di lavoro di Sofia: tra due sevillanos  ci si intende; con il gallese invece dura da tre anni, è stato il primo acquisto a cui ha lavorato Sofia.

"Ehi ci sei?" esordia Sergio muovendo su e giù la mano davanti agli occhi dell'amica.

"Si sì hola cabrònes, ci avete messo poco, come mai?" Risponde Sofia, dopo essere uscita dalla trance.

"Il bambino era stanco" In tutta risposta Gareth fa una linguaccia all'andaluso.

"Haha, dai andiamo, ho la tua macchina bambinone: era l'unica fuori dal garage"

Le tre "cabezas de coco" -come li chiamano Ronnie e Marcelo- vivono insieme, in una villa poco fuori Madrid; ognuno ha il proprio appartamento su ogni piano: Gareth il primo; Sergio il secondo e Sofia il terzo piano e la mansarda, dal momento che vivono con lei anche suo nipote e suo padre.

"Se organizzassimo la festa per Luka da noi?"
È da giorni che continuano a cambiare idea sul luogo per la festa di compleanno di Modric ed ormai il 9 settembre si sta avvicinando; Sergio sembra aver trovato una soluzione.

"Ma allora c'è un cervello in quella testa vuota!"

"Non ci sperare Gareth, c'è solo un pallone che galleggia nella sangria"

Sergio mette giù il muso come farebbe un bambino di tre anni e gli altri due continuano a ridere, una volta calmatisi cominciano a dividersi i compiti: Sofia cibo, Sergio musica e arredamento, Gareth invitati; da domani si metteranno al lavoro, hanno pochi giorni ormai.

Arrivati a casa Gareth va subito a dormire, mentre Sergio accompagna Sofia al suo appartamento; una volta aperta la porta notano che in sala è accesa la TV su Fox Sports: deducono facilmente che Diego è sveglio. Con passo felpato vanno in salotto e vedono il piccolo tutto raggomitolato che dorme, finché Sergio non prende dentro il divano per sbaglio facendo svegliare la peste di colpo.

"Hola, ehi! Abbiamo vinto, ha segnato anche Gabi." comincia a saltare sul divano
"Anche voi avete giocato bene Sergio" aggiunge in fretta, sapendo quanto ci tenga a sentirselo dire il suo paparino.

"Va bene piccola peste, però domani ti aspetta il primo giorno d'asilo, quindi a nanna"

Dopo essere riusciti a far addormentare il piccolo i due si siedono al bancone della cucina con due bicchieri di latte, unica bevanda che è consentita bere a Sergio (oltre all'acqua) dopo la mezzanotte.
"Ehi domani accompagno te e Diego a scuola?"
"Sará felicissimo, grazie"
"Penso che sia la cosa migliore che ti sia mai capitata"
"Lo credo anche io; però alcune volte penso a come sarebbero stati questi ultimi sei anni senza di lui: io e mia sorella all'università, cosa avrei fatto e dove sarei adesso. Poi però lo vedo giocare e sorridere e ringrazio il cielo che lui sia qui, però sai, ogni tanto ci penso."
"È normale, però guardati, sei una mamma-zia fantastica, vivi dove hai sempre voluto con la tua famiglia, hai un lavoro fantastico. E anche l'Atletico non fa più cagare come un tempo"
"Ti stavo per dire grazie e che ti voglio bene, con l'ultima frase ti sei giocato tutto"
"Haha stavo scherzando, dai vado a dormire. Mi dai un abbraccio?"
"Vieni qui Lobo"

Run Away // Fernando Torres vs Sergio Ramos //Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora