Family

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Il venerdì Sofia esce prima dal lavoro per andare a prendere suo padre all'aeroporto.
Quando lo vede tra la folla di turisti arrivati da Sevilla e dintorni, gli corre incontro e lo abbraccia; prende le sue valigie, sicuramente contengono qualche regalino per tutti e quattro i suoi "figlioletti", e le carica in macchina per poi immettersi nell'autostrada.

"Hai portato Diego a vedere il Barça?"
"Si, povero era deluso. Tu, il lavoro?"
"Solito, un po' mi é mancato il tribunale di Sevilla, c'è ancora il mio martelletto e la mia lastra, Paco le ha conservate. Voi?"
"Tutto okay, niente di nuovo..."

[...]

Ormai è sera, hanno mangiato tutti e cinque la paella preparata da Sofia e suo padre, dopo cena hanno giocato un po' con il tavolo da biliardino poi, dopo che hanno messo Diego a dormire, i tre giovani si sono spaparanzati sul divano per vedere Pulp Fiction mentre il nonno, che aveva già visto quel film dieci volte, era andato in cantina a lavorare.

"Nonno mi racconti una storia"

Diego entra nella cantina con il suo pigiamino a righe gialle azzurre, piedi nudi e il tigrotto sotto al braccio. Gabriel stava lavorando col legno, passione che gli era stata trasmessa da suo padre, oltre al calcio.
Si toglie gli occhiali, si pulisce le mani sporche con lo strofinaccio e accompagna Diego in camera sua.
"Allora, dove eravamo rimasti?"

"Il Real contro l'Inter, Coppa Dei Campioni!"

Sofia, avendo intuito dai rumori che Diego era andato dal nonno per la storia, sale le scale verso la mansarda e si appoggia contro il muro fuori dalla camera, attenta a non farsi vedere. Quando vede spuntare da dietro il cornicione la chioma di capelli castani di Gareth e il ciuffo di Sergio, fa segno ai due di fare silenzio e di sedersi di fianco a lei. Gareth alla sua sinistra Sergio a destra.

"Okay.. Allora, siamo nel lontano 27 maggio 1964, a Vienna, sulle rive del Danubio Blu, sotto la magica ruota panoramica del Prater. La Grande Inter, di cui tu parlerò in futuro, affronta in finale il mitico Real Madrid, che di Coppe Dei Campioni ne ha già vinte cinque di fila. Al mondo non c'è una squadra più forte. I suoi giocatori sono leggende.

Alfredo Di Stefano, la Freccia Bionda, centrocampista argentino, eletto due volte Pallone D'Oro; molti lo considerano il più grande calciatore della storia.

Frenec Puskas, colonnello ungherese, detto "Canoncito", perchè dai suoi piedi partivano vere e proprie bombe.

E poi Amancio e Gento, due tipi che avevano le ali ai piedi; la torre Santamaria, difensore uruguagio di gran cervello e fronte poderosa; Pachin, terribile picchiatore, che se lo incontri per strada, ti conviene cambiare marciapiede. "

"Tu eri a Vienna nonno?"

"Non ho visto allo stadio soltanto due finali di Champions: quando è nata Sofia, nel 90, vinta dal Milan, e quella del 2011, quando sei nato tu, vinta dal Barcellona. Ma questa una di quelle che mi ricordo particolarmente, come se fosse ieri.

Il 26 maggio era una vigilia piena di sole, la gente si sdraiava nei prati, comprava regalini ai negozi dell'Opernring, brindava nelle cantine viennesi, la cosa più stana era che, sebbene ci fossero anche tifosi del Madrid, lungo la Karterstrasse, la strada principale, si parlava quasi solo italiano: 20 mila tifosi neroazzurri di cui 2 mila non avevano neanche il biglietto per la partita, ma avevano semplicemente seguito la loro squadra"

"Dai nonno, andiamo al calcio di inizio"

Ma il vecchio vuole mantenere il nipote concentrato, lasciandogli un po' di suspance, proprio come si vive una finale.

"Eccoci, Prater di Vienna se vuoi ti faccio una digressione..."

"Dopo nonno!"

"Okay, le squadre sono schierate. Il Real Madrid parte fortissimo, spinto dalla sua classe e dal prestigio della sua storia. Helenio Herrera, allenatore dell'Inter, ha raccomandato ai suoi: "Aspettiamoli". Il Mago Herrera, non ha peggior nemico del Real, infatti prima di approdare all'Inter aveva allenato anche da noi, vincendo due campionati, e a Barcellona.

Run Away // Fernando Torres vs Sergio Ramos //Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora