Capitolo 44

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Lily's pov

La piccola caffetteria Angolo Di Paradiso profuma di latte macchiato e legno vecchio. L'aria risuona di mormorii, ceramica su ceramica, campanellini che tintinnano e tazzine che vengono riempite.
Ruoto lentamente il cucchiaino nel thè, fissando con sguardo vacuo Benjamin addentare il proprio croissant alla crema.

Oggi sembra particolarmente cupo. Dopo il litigio che ho avuto con Harry - e si parla di qualche giorno fa - Ben è stato vicino ad entrambi, ma non è difficile capire quanto questa situazione possa stargli scomoda. E anche quanto lui sia inevitabilmente più legato ad Harry, dato che i due si conoscono da anni.

Sta di fatto che fare colazione insieme è diventata per noi una routine. Nulla di malizioso. Solo tanta voglia di capirsi.

"Senti un po'." Comincio, posando il cucchiaino argenteo sul tavolo e afferrando la tazzina di thè caldo con l'indice e il medio della mano destra.
"Quest'anno hai la maturità. Che pensi di fare? Ti senti pronto?"

"Meglio non parlarne." Ridacchia, spostandosi i ricci biondi dietro la fronte. "Annego nella disperazione. Non so nemmeno se mi ammetteranno agli esami."

"Ma fammi il piacere." Replico annoiata. Benjamin ha la tendenza ad essere drammatico e fin troppo teatrale (ma io son peggio di lui e non lo giudico). "Mica sei serio?"

"Nah." Fa spallucce e si stravacca contro lo schienale della sedia solo per guardarmi storto. "Mi manca la voglia."

Inarco le sopracciglia e gli angoli delle labbra. "Capisco."

Marzo profuma di novità. Di strane promesse che annegano nel mistero e in qualche spruzzo di argentea delusione. Mi mancano le risposte perché non ho più domande da porre.
È che Harry non ha mai lasciato la mia mente nemmeno per un istante.
Ogni mio sguardo nascondeva - e nasconde - una ricerca silenziosa, un costante dove sei?
Solo nelle mie speranze. Non si è più fatto vedere.

È che io li conosco gli effetti che la droga ha sulle persone.
Non si gioca con chi ha il potere di distruggerti, eppure Harry questo pare non averlo mai capito.
Disforia, depressione, attacchi di rabbia, vomito, epistassi, dolori muscolari, allucinazioni, stanchezza, confusione. Da quant'è che soffre in silenzio? Perché mentire? Perché non chiedere aiuto?

Vorrei sapere dov'è che si trova, se gli manco quanto lui manca a me. Come l'aria.
E tale bisogno è cresciuto al punto da soffocarmi e rendermi debole, ché ho compreso cose che mai avrei voluto comprendere! Che senza di lui mi sento al perso, annego nella costante ansia; che senza i suoi occhi a cercare i miei mi pare d'esser vuota per metà; che se non è la sua voce a svegliarmi la mattina, mai i miei risvegli saranno meravigliosi come quelli che custodisco gelosamente nel mio cuore.
Che se Harry non sta bene io lo sento e lo percepisco, e mi sembra di star peggio di lui.

"Ben?" La mia suona come una domanda. "Ma Harry? Come sta?" Suono disinteressata, nascondo il labbro tremante dietro la tazzina in ceramica che stringo nei palmi. Tento di apparire estranea alla mia stessa richiesta.

Il biondo si rabbuia per un attimo. Con un gomito posato sul tavolo e uno sullo schienale della sedia, con le dita della mano destra ad accarezzarsi le labbra, sospira. E distoglie lo sguardo, scuotendo appena la testa.

"Non bene."

Una pugnalata mi apre il petto e lo stomaco in un varco incolmabile.
Che procura dolore indescrivibile.

"In realtà non dovrei neppure parlartene. Non vi eravate lasciati, voi due?" E inarca un sopracciglio, come ad accusarmi. Ma lo capisco. Lo comprendo e accuso il colpo, ché lui sta solo cercando di difendere un amico.

Dangerous [hs]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora