Capitolo 49

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Lily's pov

Il mio sonno effimero viene interrotto in piena notte dalla vibrazione improvvisa del mio telefono, accompagnata dall'attutita suoneria del dispositivo.
Inizialmente decido di ignorare la strana chiamata notturna, ruotando il mio corpo stanco sotto le coperte e sfuggendo al fracasso coprendomi il capo col cuscino. Eppure, una volta compreso che chiunque mi stia cercando non sembra intenzionato a demordere nonostante l'orario azzardato, una forte irritazione mi porta a calciare le lenzuola in fondo al letto, e a cercare ancora ad occhi chiusi la fonte di disturbo.

È che la mia testa quasi martella a causa della stanchezza e della confusione. Affondo un gomito nel materasso e mi sporgo verso il comodino di fianco al letto, afferrando pigramente il cellulare che continua a squillare con insistenza. Lo trascino contro l'orecchio e mi abbandono nuovamente tra le coperte, gracchiando un pronto? poco convinto.

Eppure dall'altro lato mi sorprende la voce bassa e rauca di Harry che, immediatamente, irradia preoccupazione e disagio sotto la mia pelle. Tali sensazioni sembrano stillare goccia a goccia nell'epidermide.

"Harry?" Sussurro, scattando a sedere. "Cosa è successo?"

È buffo come, subito, la prima idea che prende vita in me sia quella di un ipotetico disastro.
Troppe persone vogliono il mio male.

"No, no." Mormora lui dall'altro lato, e suona abbattuto. "Non è successo niente. Stai tranquilla."

"Perché mi stai chiamando?" Ruoto il capo per osservare l'orologio digitale posto sul comodino, il quale segna la mezzanotte passata. "È tardi. Domani ho scuola."

"Ho bisogno di vederti."

Normalmente un'affermazione simile sarebbe capace di suscitare in me emozioni come la gioia, la sorpresa e l'impazienza. Eppure la sua voce è cupa e tremante. Tanto che per un attimo le mie labbra rimangono incollate tra di loro, incapaci di separarsi.

"Ma mia madre..." balbetto, in seguito ad un attimo di silenzio. "Non posso uscire in piena notte, Harry."

"Ti sto supplicando. Lily, ti prego."

"Stai bene?" Esordisco infine, colta da uno strano istinto di protezione nei suoi confronti. Eppure sto già posando i piedi a terra e sto accendendo la luce per illuminare lo spazio circostante, ancora prima che lui risponda.

"Ti sto aspettando fuori. Fai in fretta."

Harry interrompe la chiamata e la mia stanza piomba nel silenzio. Mi vesto in tutta fretta, stranamente inquieta e delusa da quanto appena successo. Coi pantaloncini troppo larghi e la maglietta troppo leggera infilo i piedi nelle scarpe e raccatto il telefono abbandonato sul letto, uscendo dalla stanza col cuore a mille.
C'è bisogno di far silenzio, ché nella camera affianco mia madre è abbandonata ad un sonno profondo e disperato. Sgattaiolo giù per le scale e brancolo nel buio fino alla porta di casa, che richiudo alle mie spalle accompagnata da un brivido e un sospiro.

"Harry?" Sussurro nell'oscurità della notte. Muovo passi incerti sugli scalini della veranda, posando le punte dei piedi nell'erba incolta del cortile. L'aria di marzo, a quest'ora della notte, graffia la mia pelle coi suoi artigli di ghiaccio. Per questo mi avvolgo le mani intorno alle braccia e vi faccio scorrere i palmi bollenti per riscaldarmi.

"Harry?" Chiamo nuovamente, calpestando la ghiaia del vialetto. Solo allora scorgo l'ombra del ragazzo muoversi lentamente nell'oscurità, coi ricci scuri ad indurire l'espressione già cupa e schiva per sua natura. Ha le mani affondate nelle tasche quando attraversa la strada deserta che ci divide, e mi raggiunge col capo già chino per affondare i denti nelle mie labbra.

Dangerous [hs]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora