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Erano arrivati a largo da qualche minuto, senza dire una sola parola.
Percy era stufo di quel giochetto.
Osservò il cielo, illuminato dalla luna.
Ancora nessuna stella era visibile.
Osservò di soppiatto Annabeth, che stava immergendo i piedi in acqua.
Scrutava l'acqua resa scura dalla notte.
Il ragazzo si tuffò, senza che Annabeth se ne accorgesse, nuotò verso di lei, le prese i piedi e la tirò in acqua.
La ragazza strillò, ma il grido venne attutito dall'acqua.
Annabeth riemerse, aggrapandosi a Percy, terrorizzata dall'acqua nera.
-Che stai facendo?- domandò il ragazzo, tenendola stretta a sé.
-Cosa sto facendo io? Cosa stai facendo tu! Sei impazzito?
-No!- rise Percy, tirandola ancora più a sé. La ragazza nascose il viso nel suo collo, allacciandogli le gambe alla vita.
Risalirono sul pedalò, proprio nell'istante in cui una stella cadente passava sopra le loro teste.
Con grande sorpresa di Percy, ma anche con piacere nonostante si rifiutasse di ammetterlo a sé stesso, Annabeth rimase abbracciata a lui.

***

La ragazza si era fatta prendere dal panico.
Troppe volte aveva immaginato la morte. Cosa dovevano aver provato i loro genitori.
Ma nulla si avvicinava di più alle sue fantasie come quell'acqua nera.
Quando Percy l'aveva tirata dentro, lei aveva provato una sensazione stranissima.
Immaginando l'acqua scura come se al di sotto ci fosse la morte, quel piccolo tuffo era stato come se fosse stata risucchiata da essa.
Ora se ne stava abbracciata a Percy, e non aveva la minima intenzione di lasciarlo.
Con la testa nell'incavo del collo iniziò a piangere silenziosamente.
Il ragazzo si accorse dei leggeri tremiti che avevano iniziato a scuotere il suo petto.
Le accarezzò la schiena, scostandole i capelli bagnati.
Dopo qualche minuto i singhiozzi smisero di scuotere il petto di Annabeth.
Alzò il viso dal collo del ragazzo, che prontamente le asciugò le ultime lacrime che, testarde, non volevano tornare indietro.
Percy prese un asciugamano dallo zaino che si era portato, si appoggiò alla scala dello scivolo del pedalò, senza smettere un secondo di abbracciare la ragazza.
Poi avvolse l'asciugamano attorno ad Annabeth e a sé stesso.
Insieme guardarono le stelle che proprio quella notte avevano deciso di cadere.
Non si dissero una sola parola.
Non serviva.
In quel momento entrambi sapevano che le spiegazioni non avrebbero avuto spazio. O semplicemente avrebbero rovinato una serata come quella.

***

Il giorno dopo, Annabeth uscì prima del solito.
Non sapeva bene perché, semplicemente non aveva più voglia di restare nel letto senza fare nulla.
Uscì dal palazzo, incamminandosi verso la spiaggia.
Una mano le prese la sua.
Annabeth abbassò gli occhi, osservando la mano di Percy che stringeva la stringeva.
Sorrise, liberando la sua mano e buttandogli le braccia al collo, abbracciandolo.
Percy fu colto di sorpresa.
Le sussurrò all'orecchio:-Fino a ieri sera non mi parlavi.
Adesso cos'è tutta questa confidenza?
La ragazza rise:-Sei tu che mi hai preso la mano.
-Io posso. Ma tu mi sorprendi.
Annabeth rise ancora, ignorando il suo cuore che, contro ogni controllo, non voleva smetterla di battere così forte.
Si staccò da lui che, pronto, le prese di nuovo la mano.
Annabeth sapeva di dovergli dare delle spiegazioni, ma Percy non le aveva chiesto nulla.
Così non disse niente, continuarono a camminare.

***

Percy provava uno strana sensazione. O meglio, provava sempre quella strana sensazione.
Non sapeva bene perché aveva preso per mano Annabeth.
Semplicemente l'aveva vista camminare, ed era successo.
Poi lei lo aveva abbracciato.
E beh, non avrebbe voluto che si allontanasse così presto.

***

Il giorno dopo Percy si svegliò con una nuova prospettiva.
Voleva fare qualcosa di grande, oggi.
Voleva farlo per lei.
Quando stavano camminando per strada, aveva scoperto che Annabeth non era mai stata in un parco divertimenti.
Così accese il computer, prenotò i biglietti e la camera d'albergo.

***

Percy quella mattina era strano.
Non che avesse i prerequisiti per dirlo, però era piombato in camera sua alle 3,00 di mattina.
Annabeth era letteralmente saltata in piedi, convinta che il condominio stesse andando a fuoco.
Poi il ragazzo le aveva detto di farsi la doccia e preparare una valigia per un paio di giorni.
Ed erano partiti, per una metà sconosciuta, esattamente alle 5,00.
Già, due ore per prepararsi.
Annabeth era lenta.

Quando capì la destinazione, dopo cinque ore di viaggio, sgranò gli occhi.
Per Percy fu fantastico vedere la sua faccia, da prima allibita.
Ma poi un sorriso spuntò, piano piano, illuminandole gli occhi costantemente in tempesta.
E il suo cuore iniziò a battere fortissimo.
Sorrise anche lui, con quello strano senso di vertigine e di calore nel petto.

***

La ragazza continuava a guardarsi intorno.
Voleva provare ogni singola attrazione.
L'ascensore, le montagne russe, la ruota paronamica...
Tutto.
Annabeth voleva fare tutto.
Percy le prese la mano, e insieme entrarono a Mirabilandia.

***

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