Equivoci e attese

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-Io ci esco di testa!!!- gridò Clementine in preda a una delle sue (quotidiane) crisi di panico ed isteria: a provocargliele, erano inequivocabilmente le ore di studio, e benché ella fosse ben disposta verso le materie che stava preparando in quei giorni, il prolungato ed estenuato contatto con libri scritti da autori che parevano aver vissuto respirando polvere, non le giovava affatto, men che meno d'estate. Un'estate piovosa, umida e calda, che così descritta potrebbe apparire trascorsa in una foresta tropicale (luogo decisamente poco invitante per lo studio) ma che, contro ogni possibile immaginazione, si stava svolgendo in un appartamento di High Kensington. A far saltare i nervi a Clementine questa volta erano stati i continui sbalzi temporali del manuale di archeologia. Tendenzialmente, quando lei si trovava a casa di Brian, che studiava come un ossesso nella stanza a fianco, egli, ormai avvezzo agli improvvisi attacchi di sconforto della fidanzata, scattava in piedi, si presentava sulla soglia della camera dove si trovava Clem (solitamente mugolante, con il naso sprofondato in un libro) e con flemma proclamava:-Andiamo al British.- o:-Andiamo alla National Gallery.- a seconda dei casi. Non si trattava di una terapia d'urto, semplicemente Brian aveva appreso gli interessi fondamentali di Clementine in ambito artistico: i marmi di Fidia e i dipinti di Jan Van Eyck, che provocavano su di lei un'emozione immediatamente distensiva e rasserenante. Nella migliore delle ipotesi (caso piuttosto frequente) anche un'irrefrenabile voglia di restare accanto a lui fino al mattino successivo, e possibilmente oltre, cosa che egli non avrebbe contrasto in alcun modo.

Sfortunatamente per Clementine (e in qualche modo, sfortunatamente anche per me) quella volta Brian non c'era, o meglio, ella l'aveva lasciato alle prese con le prove del gruppo qualche ora prima, non molto convinta di riuscire a studiare senza la sua confortante presenza.

Quando udii l'urlo provenire dalla camera di Clementine, ero intenta ad affettare verdure: feci capolino dalla cucina per controllare lo stato della mia amica. La vidi, mugolante come da manuale, sdraiata sul letto, con la testa reclinata sul cuscino, in vacua osservazione del soffitto, mentre il colpevole della crisi giaceva semiaperto per terra a poca distanza da lei. Notandomi, si girò verso di me con un'aria di profonda sofferenza dipinta sul volto:-Mi manca Bri...- si lamentò abbandonandosi completamente. Nemmeno mi dette il tempo di reagire in qualche maniera che si era tirata su, aveva raccattato il libro da terra, l'aveva sfogliato, e quindi lo aveva buttato dalla parte opposta del letto con rabbia. –Questo libro fa schifo!-esclamò. –Mescola tutte le illustrazioni, non si capisce niente!- e ripiombò sul letto, sprofondando il viso nel cuscino continuando a lamentarsi di quanto le mancasse Brian in quel momento. Ebbi un pensiero di compassione nei confronti di quel ragazzo così paziente. Mi avvicinai a Clementine e mi sedetti sul bordo del letto che la sua posizione mi lasciava a disposizione:-Clem...- cominciai. Mugolio dal cuscino. –Clem, sono ore che stai dietro a queste cose, rilassati un po'.- raccolsi il manuale e gli detti un'occhiata di sfuggita: non ispirava decisamente brama di conoscenza, con quelle scarse immagini in bianco e nero alternate a paginate di fitta grafia (immancabilmente nera su fondo bianco). –Clementine...- cercai di suscitare in lei una reazione: da dove ero seduta mi era impossibile discernere la minima parte del suo volto, e potevo vedere solo la gran massa di capelli rossiccio-castani sparsa sul cuscino. Dopo qualche istante si ridestò, si risollevò e disse soltanto:-Brian...- appoggiando la fronte alla mia spalla.

-Oh, Brian, Brian! Salvaci dall'isteria!- declamai in tono melodrammatico alzando le braccia al cielo per prenderla in giro.

-E smettila!- ella mi rimproverò arrossendo, staccandosi da me.

-No che non la smetto!- rimbeccai. –Non faccio altro che sentire questo nome, magari è terapeutico da pronunciare!- risi mentre Clementine ringhiava, nascondendo una smorfia sorridente.

Love, Hope and ConfusionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora