Non sparire di nuovo!

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L'affollata stazione di Ravenna nell'afa estiva mi faceva girare la testa. Il mio sguardo saettava confuso da un capo all'altro del binario, senza posarsi mai su nulla di preciso: una signora compunta che portava in braccio il suo adorato cagnolino, un anziano che controllava l'ora con aria di disappunto, un venditore ambulante chino sotto il carico della sua variopinta mercanzia, una madre che correva dietro ai suoi bambini, intenti a camminare in equilibrio sulla linea gialla della piattaforma. Quasi non coglievo l'integrità delle persone, ma piccole cose che risaltavano nel generale caldo caotico: un cappello di paglia ornato da un nastro rosso, un giornale sotto braccio, il brillio di un bracciale, una borsa, delle valigie: qualche particolare, sparso, come delle pennellate di colore in mezzo a un dipinto in bianco e nero.

Roger, senza togliersi gli occhiali da sole, dette uno sguardo di sfuggita al tabellone sospeso sopra di noi: il treno che ci avrebbe portati fino all'Abbazia di Pomposa non ci avrebbe fatto attendere ancora molto. Avevamo deciso di goderci una sorta di "grand tour" sulla via del ritorno in Inghilterra, pronti a sfidare il rischio che Roger venisse prima o poi riconosciuto da qualcuno, e ad affrontare il conseguente corteo di fan, giornalisti, curiosi dell'ultima ora che avrebbe iniziato a seguirlo: quello sarebbe stato il momento di catapultarsi su di un aereo e fare ritorno a Londra.

Il treno si annunciò con un fischio penetrante, e presto lo vedemmo sferragliare lungo il binario; salimmo e prendemmo posto, divertiti dalla riuscita dell'esperimento di mischiarci alla folla. Sedendomi, detti un ultimo sguardo alle absidi della chiesa di San Giovanni, non troppo lontana, di fronte alla stazione e ancora in parte visibile dal finestrino.

-Ti mancherà?- chiese Roger sedendosi accanto a me. Scrutò fuori anche lui, giusto per curiosità. Scossi il capo in senso di negazione, sorridendogli, quindi aggiunsi:- Ho ritrovato te, non può mancarmi altro.-

Ricambiò il sorriso e mi dette un lieve bacio di sfuggita, quasi per timore che qualcuno ci vedesse.

Una coppia di anziani signori salì sul nostro stesso vagone: ci osservarono come se si fossero trovati davanti a due creature saltate fuori da un circo che avessero fatto irruzione a un funerale. La cariatide lanciò di sotto le sue lenti a mezzaluna un'occhiata fulminante ai lunghi capelli di Roger, borbottando sommessamente qualcosa che non doveva certo suonare troppo lusinghiero; il suo consorte, mummificato in una camicia inamidata dal colletto rigido come una foglia secca, si limitò a guardarci con borghese disgusto. Io e Roger, sfoggiando il nostro più innocente sorriso, attendemmo pazienti che quelle impalcature ambulanti prendessero posto, in fondo al vagone, il più lontano possibile da noi, quindi affondammo entrambi il viso nelle mani sghignazzando sommessamente.

Pochi minuti dopo il treno partì: osservai le absidi allontanarsi fino a scomparire, mentre la periferia della città cedeva il posto alla campagna. Il paesaggio rurale scorreva veloce, un susseguirsi di strisce colorate che si snodavano fuori dal finestrino, mentre il treno correva lungo i binari con il suo ritmo cadenzato. Roger mi chiese se non avessi una poesia anche per il treno: ne conoscevo, ma purtroppo non a memoria. Non ne ebbe a male, restò in silenzio accomodandosi sul sedile, guardandomi di sottecchi da dietro le lenti degli occhiali.

-Raccontami di te.- d'un tratto gli dissi.

-Me? E che cosa?- Roger pareva stupito della mia richiesta.

-Che cosa? Ma se avrai tante di quelle storie da raccontarmi! Hai girato il mondo: l'America, l'Australia, il Giappone!-

–L'America non aveva lo stesso fascino di questa città, senza di te.-

-Adesso esageri. Ci sarà stato pur qualcosa, insomma, ti sei divertito, no?-

-Sì, certo. E' stato bellissimo, per non parlare dell'accoglienza: dall'Inghilterra, dove la gente ci odiava cordialmente, a Tokyo dove quasi ci hanno trasportato a braccia fino all'albergo!-

Love, Hope and ConfusionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora