Doveva succedere

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Odi et amo. Quare id faciam? Fortasse requiris.

Nescio, sed fieri sentio et excrucior."

Catullo, carme 85

Passarono i giorni, terminammo di riordinare quanto ci eravamo prefissati, le fotografie vennero sistemate accuratamente in diversi album, e del passato di Roger non si parlò più. Ecco, ce l'aveva fatta di nuovo. E io ardevo dalla voglia di sapere, ormai non tanto che cosa gli fosse successo in quei tre anni, ma il motivo per cui si rifiutasse di parlarne.

Ora che l'autunno era davvero alle porte, ci eravamo ritrasferiti a Londra, cosicché Roger potesse lavorare al nuovo album del gruppo senza doversi spostare ogni giorno da Guildford a Londra, cosa che gli fece guadagnare almeno un'ora di sonno. Inoltre, il clima cominciava a irrigidirsi, il cielo imbruniva più presto e la campagna si stava spogliando di tutte le sue preziose gemme estive: sentivamo entrambi il bisogno di fare ritorno nella caotica, frenetica, rumorosa ma pur sempre accogliente città.

Una mattina, rimasta sola in casa, mentre riordinavo la libreria piena zeppa di libri che più o meno soltanto io avevo comprato, rimasi sorpresa dall'inaspettato ritrovamento che feci in modo del tutto fortuito: stavo sistemando due pesanti volumi, preziosi libri di storia dell'arte rilegati in un elegante copertina rigida rifasciata di stoffa bordeaux, quando di fianco ad uno di essi, che avevo tratto fuori dallo scaffale, scivolò un sottile opuscolo che precipitò a terra, al di sotto della scala su cui, forse per provare il mio coraggio a me stessa, mi ero arrampicata. Era caduto in modo tale che solo il verso ne era visibile, non la copertina, ma a occhio e croce, nonostante l'altezza che mi separava da terra, giudicai che esso non doveva trattare di arte. Scesi la scala, lo raccolsi e lo voltai: era una rivista, sulla cui copertina faceva bella mostra di sé un'immagine del gruppo di Roger al completo, accompagnata dal titolo: "Da illustri sconosciuti alla conquista dell'Europa". Incuriosita vagai con lo sguardo sulla copertina in cerca di una data: dicembre 1974. Era dell'anno appena passato, dunque coeva di alcune di quelle fotografie che avevamo trovato qualche settimana prima. Con un mezzo sorriso aprii la rivista alla prima pagina con l'intenzione di scorrerne l'indice, ma l'articolo che cercavo si trovava in testa all'indice stesso, così mi precipitai a leggerlo: raccontava la carriera del gruppo, soffermandosi in particolar modo sugli ultimi tour che avevano portato letteralmente la band alle stelle, ma nulla di specifico riguardo Roger, tranne un paio di pagine dedicate interamente ad alcune fotografie che lo ritraevano sullo sfondo di quella che riconobbi immediatamente come la casa di Londra in cui ora abitavo con lui. "Che strano" pensai osservando le foto "Non è possibile che abbia preso lui questa rivista, me l'avrebbe mostrata". Ne dedussi che o gliel'aveva lasciata qualcuno, ed egli in breve tempo se n'era dimenticato, o era stata un mio acquisto che avevo dimenticato a mia volta. Dopotutto, la sua collocazione in mezzo ai libri di storia dell'arte non poteva essere stata una sua idea, e anzi essa portava con molta più probabilità a me, considerato che l'anno precedente ancora stavo completando la tesi proprio grazie alla consultazione di quei due grossi volumi. Ma sì, certo! Ora ricordavo: doveva essere stata quella volta che ero passata di sfuggita davanti al chiosco di un giornalaio. Avevo visto il manifesto, deciso di tirare avanti, col cuore che già implorava pietà, tanto che alla fine ero tornata sui miei passi. L'immagine di copertina non mi era nuova, forse perché l'avevo anche vista di recente fra quelle fotografie ritrovate in soffitta, tuttavia ormai ero sicura che mi risultasse familiare perché già l'avevo scorta la prima volta che mi ero trovata per le mani quella rivista, comprata l'anno passato per ricordarmi di Roger, e forse mai aperta davvero, per evitare un dolore ancora più grande di quello che già avevo provato allontanandomi da lui. Come se fosse necessario un articolo su di lui per ricordarmi di Roger! Benché allora fossi certa del contrario, non avevo in realtà mai tentato davvero di cancellare il suo ricordo dalla mia mente, non ne ero stata capace: in fondo, perché mai avrei dovuto farlo? Anche se non avessi mai più avuto l'occasione di rimediare al quel tremendo errore che avevo compiuto e di cui ancora mi rammaricavo, per lo meno avrei potuto vivere con il ricordo dei giorni felici passati accanto a Roger. Pensare a quei giorni era un modo per ingannare la mia mente: tenendola così occupata, non avrei forse potuto evitare di passare il mio tempo a rimpiangere di essere sparita dalla sua vita? Quanto era infantile quell'assurdo proposito! Ben presto avevo capito che non solo immersa in quei ricordi avrei reso ancora più difficile affrontare il presente senza di lui, ma persino avrei acuito quel senso di rabbia carica di dolore che provavo nei miei confronti, per aver lasciato che Roger si allontanasse da me fino a divenire irraggiungibile. Così, avevo deciso di dedicarmi con tutte le mie forze allo studio, di concentrare la mia mente su di esso in modo tale da tenere lontano da me quel pensiero, altrimenti insostenibile. Tuttavia dovevo aver miseramente fallito, e la rivista che ora tenevo in mano ne era la dimostrazione: era rimasta aperta lì dove le fotografie di Roger me lo dovevano aver mostrato già allora, nella sua bellezza che il ricordo non aveva affatto reso più fulgida di quanto le immagini potessero mostrarmi, anzi! La prima volta che avevo posato gli occhi su quelle fotografie, in esse egli mi era parso persino più bello e luminoso del ricordo che ne avevo impresso nella memoria, un volto dolce, splendido, ma che cominciava a perdere la sua nitidezza.

Love, Hope and ConfusionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora