Frammenti del passato

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Ormai l'estate si era conclusa: le giornate si accorciavano una dopo l'altra, e il sole s'immergeva con più fretta oltre l'orizzonte, lasciando nel cielo la sua luminosità soffusa e ancora tiepida. Ancora, alle prime luci dell'alba l'aria era pervasa dal canto di innumerevoli uccelli che ancora ci illudeva che fosse estate. Un pomeriggio, passeggiando per il giardino, io e Roger eravamo stati colti di sorpresa dalle prime foglie che, già accartocciate, tremando al minimo refolo di vento si staccavano dai loro rami e volteggiavano fino a terra. Ci eravamo fermati di colpo sotto il grande olmo che aveva annunciato l'imminente autunno, entrambi con lo sguardo fisso sui possenti rami, a scrutare increduli la chioma ancora non del tutto ingiallita: il tempo di quell'estate, così preziosa, era volato con la stessa velocità con cui la foglia poco prima era caduta a terra. Spostando lo sguardo sul prato, notai che già altre compagne di quella messaggera d'autunno giacevano fra l'erba: Roger si chinò a raccoglierne una, la guardò per un po' aggrottando le sopracciglia, quindi mormorò soltanto:-Di già...- lasciandola cadere nuovamente.

-Che importa, se siamo insieme.- gli avevo risposto nel tentativo di risollevarlo da quell'improvvisa malinconia, posando le mani sulle sue spalle. –Vicino a te sarà estate anche a dicembre.- gli detti un bacio su una guancia, e lo vidi sorridere mentre ancora le mie labbra erano premute sul suo viso.

Roger per me era l'estate. Lo avevo conosciuto d'estate, e d'estate lo avevo ritrovato. La sua aria spensierata e ironica, i suoi capelli color del sole, il suo sorriso luminoso che riempiva di luce anche i suoi occhi, nel cui sguardo era tanto bello perdersi: tutto di lui era pervaso dalla vivacità e dal calore estivo, né l'autunno o l'inverno avrebbero potuto raffreddare la sua natura. Egli avrebbe portato con sé la propria estate dovunque, ogni giorno dell'anno. Roger aveva saputo fondere con il suo immenso calore vitale quel ghiaccio che si stava creando attorno a me e che mi intrappolava ormai da anni in una fredda imitazione di me stessa.

Da quando lo avevo ritrovato non potevo tuttavia fare a meno di notare che dietro quel brillante, irriverente sorriso, Roger pareva voler nascondere una velata amarezza; come se il suo volto volesse mantenere il ricordo, ormai nostalgico, di un tempo felicemente trascorso senza troppi pensieri cupi ad affollargli la mente. Era sempre la stessa persona che avevo conosciuto, sebbene in lui vedessi qualcosa di nuovo e di profondo: non che prima egli mi fosse parso superficiale, ma adesso che era trascorso del tempo fra noi, il suo temperamento era divenuto più consapevole e, forse, più maturo. Il suo viso non poteva recare i segni del tempo, a quell'epoca Roger non aveva neanche trent'anni, ma un'ombra diversa, per me sconosciuta si posava di tanto in tanto sul suo volto generando in me qualche sospetto. Il suo comportamento mi aveva immensamente sorpresa quando quel giorno, in treno, mentre attraversavamo la campagna emiliana, improvvisamente aveva pianto: non ricordavo di averlo mai visto piangere nei due anni trascorsi insieme, nemmeno una lacrima aveva rigato il suo volto quando ci eravamo ritrovati di nuovo dopo tanto tempo, e l'unica a piangere, in quella spoglia camera d'albergo a Ravenna, ero stata io. Lui sorrideva e basta. Sorrideva, mi guardava, quasi incredulo di avermi fra le sue braccia, sola e interamente per lui. E poi, tutto d'un tratto, quella volta, inaspettatamente, non aveva retto oltre e sebbene cercasse di nascondersi dietro alle lenti scure degli occhiali da sole, le lacrime erano sfuggite al suo orgoglioso controllo.

Ora che avevo posato lo sguardo su di lui, seduto sul prato, sul suo viso non vi era la minima traccia di quell'ombra di tristezza passeggera che ricordavo. Roger s'era messo a guardare il parco che si estendeva a perdita d'occhio davanti a noi e teneva gli occhi socchiusi, quasi per discernere più nitidamente i contorni di ciascun albero, in cui cercava ossessivamente altri segnali dell'arrivo dell'autunno. D'un tratto si lasciò andare all'indietro, fermandosi giusto prima dell'impatto con la terra, e si distese sul prato.

Love, Hope and ConfusionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora