6. Artefici del proprio destino

241 16 0
                                    

Sento il vento tirarmi indietro i lunghi capelli, il suono imperterrito degli zoccoli che si lasciano dietro impronte sul sottile strato di neve di fine inverno. Vedo i lunghi alberi venirmi incontro mentre ordino al cavallo di aumentare la corsa. La voce di Maria, resa così sbiadita dal vento, mi chiede di fermarmi. Tiro le briglie, ricominciano a sentire il suono degli altri che mi raggiungono. Vedo gli altri dieci cavalli spuntare da dietro gli alberi, fin quando quello di mio padre non affianca il mio.

<<Questo posto non va bene. Abbiamo bisogno di essere vicini ad una corrente d'acqua.>>

<<Il sole ha già raggiunto il punto più alto, padre. Fermiamoci qui, i ragazzi sono stanchi di stare a cavallo. Concediamo loro un pò di svago.>>

Mio padre si guarda indietro, per poi annuire. Continuo a pensare che questa uscita della corte gli farà bene; domani stesso partirà per tornare a casa e voglio che le ultime ore che passa qui gli siano di piacere. <<Vostra figlia saprebbe tenere testa anche al migliore delle mie guardie. Vi piacerebbe l'idea di entrarvici, Principessa?>>

Vedo mio padre storcere il naso alla proposta di Alessandro. <<Per quanto la vostra proposta mi alletti mio Signore, il mio posto resta per ora al fianco di mio padre.>>

Mi guardo indietro, vedendo Aris, Liliana e Eleonor aiutare i bambini a portare il necessario per fermarci. Poco dopo, sono seduta a fianco delle mie dame e le fanciulle della corte. A pochi passi da noi, vedo Zayn destreggiarsi con la lama nel'insegnare ai più giovani.

<<Sono sicura che fosse Pietro I, soprannominato Il Grande. Anche se.. oh già, ora ricordo. Fu lo sposo della principessa tedesca Aris nel 1707, incarnata al mio fianco, e ebbe come figlio il granduca dei miei stivali. Lora, ci sei?>>

El mi toglie il libro dalla mani, richiundendolo. <<Non stai favorendo la mia voglia a imparare se neanche mi ascolti.>>

<<Scusami. Ero solo.. ricomincia. Stavi parlando di Pietro I, giusto?>>

Le bambine sorridono sottovoce, seguite da Liliana e Aris. Mia sorella Maria si lascia andare con la schiena sul telo, rivolgendo lo sguardo poco più in là. <<Perché non facciamo qualcosa di divertente come loro? Sono stanca di studiare.>>

<<Perché tuo padre, così come i vostri - El si rivolge alle fanciulle - si aspetta di avere una figlia istruita. O quantomeno conscia di quale siano le sue origini.>>

Stavolta nemmeno io posso trattenere uno sbuffo. <<E intanto i ragazzi si divertono con le spade. Lo trovo ingiusto. Voi state pure qui a studiare, io vado a imparare qualcosa di utile.>>

Prima che possa fermarla, Maria si alza, dirigendosi verso il gruppo guidato da Zayn. Aris sembra pensarla come lei, lasciando il suo libro nelle mie mani. Resto divertita quando noto lo sguardo confuso di Zayn all'arrivo delle due.

<<Incredibile. Mai vista cosa simile...>>

<<Sai una cosa, Eleonor? - la interrompo - In questo momento mi sembri proprio Nikolaevna.>> Mi alzo, spronando le altre fanciulle a seguire Maria.

<<Le ragazze non sanno usare le spade.>> Sento uno dei ragazzi rivolgersi a Maria. Fortunatamente, c'è chi impedisce a mia sorella di rispondere.

<<Lezione numero 4; chiunque saprebbe impugnare una spada. - Zayn si accorge del mio arrivo - Ma ben pochi sono in grado di usarla. Questo distingue le principesse dai soldati.>>

Gli occhi del soldato mi burlano. Quando mi avvicino a lui, vedo la sua mano salda attorno all'elsa di una spada vera. <<Avete ragione. Così come la destrezza a cavallo distingue un vero cavaliere da uno che si crede tale.>>

RomanovDove le storie prendono vita. Scoprilo ora