16. Scelte da prendere

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L'aria attorno al forte di Kaliningrad è fredda e sporca. Almeno, questa è la sensazione che lo zarevič sente sulla propria pelle nel momento in cui varca le mura della struttura difensiva. Uomini dalla divisa grigia e scarpe pesanti gli passano accanto, conducendolo verso l'infermeria.

<<Non vi attendevamo così presto.>>

<<Il soldato sopravvissuto all'attacco deve immediatamente essere trasferito a San Pietroburgo.>>

Uno dei soldati con la stessa divisa dei suoi simili ed una barba folta apre la porta dell'edificio, lasciando Zayn passare per primo. <<Questo è impossibile, Signore.>>

Zayn prende tra le mani il documento identificativo del soldato. Quando lo zarevič si ritrova a dieci metri dal letto del sopravvissuto, resta ammutolito. Un uomo, con metà del viso e gli arti fasciati da bende bianche, sulle quali si vedono alcune macchie rosse di sangue, giace inerme sul letto.

<<Gli aggressori avevano dell'esplosivo con loro. Fortunatamente non sono riusciti ad avvicinarsi abbastanza alla carrozza per azionarla ma erano abbasta vicini per uccidere i nostri. Tutti tranne uno.>>

Quando Zayn si avvicina a lui, l'infermiera seduta accanto al letto continua a cambiare le bende del soldato. Quando ne sfila una da ripulire, gli occhi di Zayn cadono sulla pelle ustionata del soldato. Chiude gli occhi; nonostante gli anni di servizio, è quasi impossibile abituarsi alla vista di cose del genere.

<<Spostarlo è praticamente impossibile al momento. Le condizioni sono critiche, se riuscirà a passare la notta allora potrebbe esservi qualche possibilità per lui. Ma parliamo di una possibilità su venti.>>

Zayn stringe i denti; quest'uomo in fin di vita è l'unico che può raccontare davvero cosa sia successo. Perdere lui significherebbe perdere la possibilità di far cadere le accuse su Lora.

<<Avrò bisogno di una testimonianza diretta riguardo all'attacco, quando il pericolo sarà passato. Quest'uomo deve sopravvivere. Mi sono spiegato, soldato?>>

Questo annuisce rigido, prima di riaccompagnare il primogenito all'esterno. L'orologio in cima al campanile della fortezza segna quasi mezzanotte.

<<Vi abbiamo preparato una stanza per la notte, Signore.>>

<<Non ce ne sarà bisogno. Portatemi il cavallo più veloce che avete.>>

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Sento le ciglia appiccicarsi l'una all'altra quando riapro gli occhi. Sono quasi sicura sia stato un rumore a svegliarmi e quando sento una porta sbattere, ne ho la conferma. Mi tiro su col busco, sentendo le gambe intorpidite per la posizione scomoda in cui ho passato la notte. Non mi è mai capitato di svegliarmi senza la luce del sole o l'aria fresca che passa tra le finestre quando queste vengono aperte da Nil. Devo ancora abituarmi al buio, ma distinguo tre figure fermarsi davanti alla porta della cella. Le ragazze. Faccio per alzarmi, quando la corona che vedo in testa a una delle figure mi immobilizza.

<<Lasciatemi sola con lei.>>

Le due figure affiancate alla donna si allontanano, facendo risuonare i loro passi per tutto il corridoio. Sento la stanchezza scivolare via quando gli occhi dell'imperatrice si posano su di me, oltre le sbarre. Resta in silenzio, in piedi e lo sguardo che vaga tra me e ciò che ho intorno.

<<Vostra Maestà...>>

Il suo silenzio non fa altro che mettermi a disagio. Quando la osservo bene, mi accorgo che per la prima volta negli occhi di Maria non sorge quella scintilla di reale superiorità che ho sempre notato le volte che me la sono trovata davanti.

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