11. Libero arbitrio

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Quando mi lascio la porta alle spalle, la melodia allegra del ricevimento sfuma fino a scomparire quasi totalmente. Tengo il vestito alzato per aumentare il passo; sono stata una sciocca, troppo impegnata a tenere gli occhi su quel principe senza neanche pensare a dove fosse mia sorella. Non l'ho vista per tutto il ricevimento. "I​l suo nome è Matilda, prima ballerina del teatro russo e ospite d'onore. E da quel che ho appena sentito dire da uno dei consiglieri, promessa del primogenito di tutte le Russie."

<<Lora!>>

Mi volto, certa che fosse la voce chiara di Maria a chiamarmi; è invece la figura di Elisabetta a venirmi incontro. <<Ella, dovresti restare alla festa.>>

<<Dovrei dire lo stesso di te. Dove stai andando?>>

Faccio per rispondere, quando sento una sensazione strana salirmi alla gola. <<Perchè non me lo hai detto prima? Hai aspettato che venisse annunciata la notizia a tutta la corte, davanti a me, prima di dirmelo.>>

Ella mi guarda con un sopracciglio alzato. Quando mi rendo conto di come le sto parlando, sospiro. <<Scusami, sono solo...>>

<<Arrabbiata. E' comprensibile.>>

No.. casomai delusa. Sorpasso con lo sguardo mia sorella, vedendo Sergio osservarci dalla soglia della porta della Sala. Rivolgo un sorriso a mia sorella. <<Sergio ti aspetta. Va da lui, io chiederò alla servitù di Maria. Non l'ho ancora vista.>>

<<E' nel cortile a giocare con gli altri bambini. Io credo che...>>

Le parole di Ella restano inespresse, quando il suono di passi frettolosi e pesanti percorre il corridoio. Un uomo grassoccio, con la divisa della servitù e dal respiro affannato, si ferma davanti a me e mia sorella maggiore.

<<Principesse, la principessina Maria...>>

Ha la voce affannata dalla corsa. <<Cosa è successo? Parla.>>
<<La principessina si è sentita male nel cortile dell'ala Nord del palazzo. E' svenuta.>>

Ella sposta i suoi occhi a me. Prima che possa dire altro, la precedo a passo veloce, ordinando all'uomo di farmi strada. Passiamo davanti alle porte della Sala dalla quale sono uscita pochi istanti prima; incrocio la figura di Zayn, il quale non appena mi vede, viene verso di me. Quando mi affianca, è costretto a camminare veloce per mantenere la mia andatura.

<<Lora, devo parlarti.>>

<<Non adesso.>>

<<E' importante. Lasciami spiegare cosa..>>

I miei passi si bloccano improvvisamente. Ella ci sorpassa, fermandosi qualche metro più avanti in modo da lasciarmi parlare con lui. Il risentimento ingiustificato che ho rivolto prima a mia sorella, ora torna a galla.

<<Zayn, in questo momento le tue spiegazioni sono la mia ultima preoccupazione. Torna a ballare con la tua promessa sposa. Ad ogni modo, congratulazioni.>>

Vedo che fa per replicare, ma non gliene concedo il tempo. Quando arrivo in cortile, mi accorgo che lui non mi ha seguita e che la figura di mia sorella è sdraiata su una delle panchine a fianco di Nil. Ordino alla servitù di portare Maria nelle sue stanze, chiudendomi in esse con lei fin quando non si sarebbe svegliata. Un pensiero mi strappa illogicamente un sorriso; ​dopotutto non avevo torto.. la festa si è davvero rivelata memorabile.

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Maria sta bene. O almeno, questo è ciò che mi viene detto dal medico di corte. Un calo di pressione, a quel che sembra. La osservo dormire; mi ricorda così tanto la mamma. Le sfioro una guancia con l'indice, ma un bussare alla porta mi costringe ad allontanarmi da lei. Quando apro la porta, mi trovo davanti all'ultima persona con cui ho il desiderio di parlare.

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