Cerco di voltarmi alle mie spalle, sperando di riuscire a vedere Nil ma la presa dei soldati è troppo forte e il loro passo così svelto che mi rende difficile sostenerlo. Punto l'attenzione su Zayn che ci cammina davanti.
<<Zayn, vuoi dirmi cosa sta succedendo? Io.. Zayn?!>>
Sento montare la rabbia; lui cammina dritto davanti a sé, ignorando le mie proteste. Perché mi hanno arrestata? Dove mi portano? Quando lo chiedo di nuovo, ricevo solo altra indifferenza. Dopo pochi passi, mi rendo conto che stiamo attraversando un'ala del palazzo che non ho mai visto. Giriamo a destra, fino ad una scala che porta ad un piano inferiore; ho imparato a conoscere questo palazzo fin da quando vi ho messo piede e mai avrei pensato potesse esserci qualcosa al di sotto. Gli scalini diventano più alti e di pietra grezza.
<<Zayn, per favore.>>
Vedo le sue mani stringersi in due pugni. <<Ti consiglio di tacere fin quando non ti troverai dinanzi a mio padre. Fino ad allora ti terremo in custodia.>>
<<In custodia?>> Quando scendiamo lungo l'ennesima scalinata, mi rendo conto di dove siamo; un lungo corridoio dal basso soffitto in pietra rossa, così poco illuminato che solo delle lampade ad olio sulle pareti illuminano il necessario per vedere dove mettere i piedi. Una morsa mi stringe lo stomaco, quando vedo Zayn afferrare delle chiavi dalla cinta e infilarle nella serratura di una delle porte. Quando questa viene aperta, mi rendo conto che si tratta di una cella. La forte presa dei suoi soldati scompare solo una volta lasciata all'interno di quattro piccole mura. Uno dei soldati chiude violentemente la porta della cella, passando le chiavi a Zayn. Io resto in piedi; sono così confusa che non mi sembra vero.
<<Starai qua dentro fin quando non verrà provata la tua innocenza.>>
<<Innocenza di cosa? Di cosa mi accusate?>>
Zayn abbassa gli occhi a terra. Quando li rialza, sento di nuovo quel suo sguardo accusatorio su di me. Quando lo vedo voltarmi le spalle per l'ennesima volta, lasciandomi senza risposta, mi avvicino alle sbarre.
<<Zayn!>>
L'unica cosa che però sento, è il suono dei passi dei soldati che si allontanano man mano da me. Dopo qualche istante, un'altra porta che si chiude ed il silenzio più totale.
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Gli occhi del piccolo Michele si chiudono, mentre l'impercettibile respiro torna regolare. Maria allunga la coperta sulle sue spalle, accarezzandogli la guancia con un dito. Olga, al fianco del fratellino, si era già addormentata.
<<Mia Signora - una serva alle sue spalle tiene tra le mani gli abiti cambiati dei bambini - vi ho fatto preparare un bagno caldo nelle vostre stanze.>>
<<Grazie Alexia, ma preferisco restare qua.>>
La serva si abbassa in una riverenza, lasciando silenziosamente la camera di Michele. Maria si siede sul letto, accanto ai figli. Quando Michele si muove nel sonno, Maria sente il cuore stringersi in una morsa. La porta della camera si riapre. L'imperatrice non si volta neppure.
<<Come stanno?>>
Alessandro lascia la pesante mantella su una delle sedie vicino a loro, sedendosi accanto alla consorte. Quest'ultima annuisce, lasciando che una lacrima le attraversi la guancia.
<<Non posso credere che sia successo. I miei figli vittime di un agguato.>>
<<Le guardie di Kaliningrad li hanno trovati prima che li portassero via. E' tutto finito, Maria.>>
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Romanov
Fiksi PenggemarBasata sulla reale vita della famiglia imperiale di Russia, questa storia inizia nel 1889 con l'arrivo della principessa Lora alla corte imperiale in veste di promessa sposa al futuro zar; Zayn Mhaliak Romanov. I potenti hanno sempre avuto tanti pri...