5. Segreti e sotterfugi

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<<Questa cosa ci metterà nei guai. Guai seri, se il Granduca dovesse scoprirlo.>>

<<Tranquilla, El. Mio padre ha ben altre cose a occupargli i pensieri. Ecco fatto.>> Finisco di sistemarmi la mantella bordeaux, prima di girarmi verso Aris; si allunga sul mio letto, coperta dalle lenzuola fino alle orecchie in modo da non farsi vedere. <<Sapete, potrei anche abituarmi a tutto questo.>>

<<Dimenticatelo. Ti ricordo che abbiamo detto mezza giornata; il tempo di arrivare in città, vedere qualcosa e poi tornare immediatamente a palazzo.>> Eleonor non smette di ribadire la parte in cui dovremo essere tornate prima del calar della sera. <<Non capisco comunque perché tu debba farlo. Puoi sempre scendere in città senza sotterfugi.>>

<<Voglio uscire senza scorta, El. Sono stanca di dover sempre voltarmi e vedere le guardie imperiali pronte a sfoderare le armi in ogni momento; oggi saremo solo le fedeli dame di compagnia della principessa che vanno a San Pietroburgo per comprare fiori alla loro signora.>>

Due colpi alla porta, e Liliana ne varca la soglia per dirci che i cavalli nelle stalle sono pronti. <<Godetevi la giornata! Io lo farò sicuramente..>> E con queste ultime parole, gli occhi di Aris si chiudono, beata tra le sottili lenzuola di raso.

<<Dobbiamo fare in fretta! La servitù sta venendo da questa parte con un disgustoso piatto per il finto mal di stomaco di Aris!>> Mi affaccio dall'angolo del corridoio, vedendo Nil venire da questa parte. Nil! Liliana mi spinge dietro ad una porta socchiusa, prima che la mia balia ci veda.

<<Buongiorno, signorine.>> Sento Nil dire dalla stanzetta buia dove Liliana mi ha fatta nascondere.

La vedo sparire dietro le porte delle mie stanze. Aris dovrà essere davvero convincente. Tuttavia, non ho nessuna intenzione di cambiare idea. Ci alziamo i cappucci, dirigendoci al portone. Quando riusciamo a superare anche l'ultimo corpo di guardia al castello, in sella ai cavalli, prendiamo la direzione per San Pietroburgo.

Sento sotto le scarpe il rumore del ghiaccio semiliquido di fine inverno, ogni volta che faccio un passo lungo il canale della città. Prendo uno dei fiori rossi dalla cesta che tengo tra le mani, incastrandola tra i boccoli biondi di Liliana. Ha le guance rosse per il freddo, come tutte noi, mentre ci confondiamo tra il via vai degli abitanti. San Pietroburgo è ben lontana da come la immaginavo; estesa sì, ma oltre ogni mia immaginazione. Lo spettacolo di fine inverno che caratterizza le strade della città sembra uno spettacolo di esplosione di colori, accompagnato dal profumo di pane appena sfornato.

<<Guardate! C'è qualcosa là in fondo.>>

Liliana punto il dito verso la fine della strada, in direzione della piazza principale; ci siamo passate poco fa. El, accanto a me, si guarda indietro, come se da qui potesse vedere il palazzo di Caterina. <<Animo, El! Guarda dove siamo e smettila di preoccuparti!>> Le afferro la mano guantata, strappandole un sorriso. Liliana aveva ragione, c'è davvero qualcosa che sta riunendo tutti i presenti.

<<Ma.. è una parata! Ci sono anche delle.. macchine da guerra?>> Esclama stupita Eleonor.

Cerco di sporgermi, per quanto mi sia possibile, oltre le file dei presenti. Sento Liliana urlarmi di aspettarle. Quando ho una visione migliore, riconosco che El ha ragione. <<Dev'essere una parata militare! Ci saranno almeno un centinaio di soldati. E ne stanno arrivando altri.>>

Non avevo mai visto una parata militare; tuttavia, El non sembra esserne incuriosita quanto invece lo sia io. I soldati sono disposti perfettamente; se mio fratello Ernesto potesse vederli.. Gli occhi di Liliana sembrano accendersi quando il suo sguardo si posa su una delle figure a capo della parata. <<Io amo gli uomini in uniforme..>>

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