Capitolo 10

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10.


A volte pensi che la tecnologia sia importante, che senza determinati strumenti la vita sia più complicata, meno comoda o sopportabile.

In altri casi, invece, vorresti vivere all'età della pietra.

Io imparai a mie spese che, alcune volte, il cellulare non è il migliore amico dell'uomo, come molti invece credono.

Seduta scompostamente su un masso mentre, sgomenta e infelice, osservavo l'enorme dirupo che si estendeva dinanzi a noi, imprecavo contro il mondo e le sue ingiustizie.

Non meno allegri erano i miei compagni che, chi seduto a terra, chi in piedi a pestare l'erba smossa, osservavano la voragine come desiderando di poterla cancellare col solo pensiero.

Il problema delle cartine è proprio questo: se non sono topografiche, non riportano i dirupi.

Nella fretta, nessuno di noi aveva pensato a questo inghippo, e ora ne pagavamo le conseguenze.

Siamo tutti lupi mannari, dotati di enorme forza e potere... cosa può mai fermarci?

Un buco grande quanto due cascate del Niagara, per esempio.

Rocce a strapiombo lisce come palle da bigliardo, per fare un altro esempio.

"Scalarla ci porterà via un sacco di tempo" ringhiò Alec, scrutando dal bordo del burrone il salto di oltre mezzo miglio che ci divideva dalla valle dabbasso.

Il fatto che il panorama fosse da mozzare il fiato, non ci ripagava di quella perdita di tempo e, di sicuro, non mi sarei messa a fare commenti sul bel paesaggio, pur avendone voglia.

Mi avrebbero di sicuro fatto osservazione, o peggio.

No, meglio tacere.

"Circumnavigarla sarebbe peggio... la depressione è lunga miglia e miglia" sbuffò a sua volta Erin, guardando a destra e a manca con aria disgustata, le mani poggiate sui fianchi snelli.

"Non possiamo farci niente. E' qui, e qui rimane. Dobbiamo farcela andar bene, ecco tutto" mormorò abbattuto Duncan, levandosi in piedi per raggiungere Alec sul ciglio del burrone.

"Sai cosa vuol dire infilare gli artigli in questa roccia, sapientone?" ringhiò l'alfa di Bradford, guardando il mio compagno con aria schifata e infastidita al tempo stesso.

"Tendenzialmente non faccio free climbing, Alec e, di sicuro, non utilizzando gli artigli" precisò Duncan, sbuffando nel passarsi una mano tra i corti capelli neri.

Non mi aveva detto il perché di quel taglio netto, poco prima di partire per Belfast, ma gli stavano molto bene.

Forse, voleva semplicemente cambiare look, o si era stancato di curare quelle meravigliose onde corvine che si ritrovava.

A me, in ogni caso, andava bene comunque.

Lo squillo del mio cellulare ci sorprese tutti. E chi lo sapeva che, nel bel mezzo del nulla, ci fosse segnale?

Confusa, lo afferrai in fretta e, non appena mi accorsi che era Elspeth a chiamare, mi accigliai.

"Ehi, compare, ciao!" esclamai, sperando che la misera tacca del mio iPhone3 bastasse a reggere la chiamata.

La voce arrivò spezzettata e graffiante come un disco rotto, ma riuscii a captare qualcosa di quel che cercò di dirmi.

Pericolo. Vuoto. Lupi. Sangue.

All'ombra dell'eclissi - Trilogia Werewolves Volume 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora