Capitolo 18

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18


L'arrivo ad Aberdeen fu per me fonte di autentico sollievo.

Spiegare a Erin i motivi che avevano spinto sia Alec, che Duncan, a preferire che lei rimanesse ad Aberdeen, fu cosa davvero difficile.

Sulle prime, Erin protestò vibratamente.

Si inalberò con me per la mia presa di posizione ma, quando finalmente passò oltre alla sua rabbia e scorse i mille dubbi che si affastellavano nei miei occhi, iniziò a capire.

Non ero felice di infilarmi in quel ginepraio, e l'idea di scoprire quanto reali fossero certi miti, proprio non mi solleticava.

Saperla al sicuro ad Aberdeen, ci avrebbe resi più tranquilli.

Alla fine, Erin accettò l'inevitabile e non disse più nulla ma, per tutta la durata del viaggio in aereo, mi parve di tradirla.

Mi sembrava ingiusto che lei non potesse partecipare alla partita finale visto che, fino a lì, era stata assieme a noi.

Sapevo però bene quanto Duncan e Alec fossero seri, sulla faccenda del Niflheimr.

Qui non si trattava di fare i duri; era una faccenda dannatamente seria, e loro non volevano guai.

Speravo davvero che Elspeth e Beverly, per raggiungere quella maledetta prigione, avessero adottato tutte le protezioni possibili e immaginabili.

Non volevo avere sulla coscienza anche la loro sanità mentale.

Quando raggiungemmo il nastro trasportatore per recuperare i bagagli, trovammo ad attenderci il gruppo piuttosto folto di berserkir giunti in Inghilterra per muoverci guerra.

Immaginai che l'uomo alla testa del gruppo fosse Gunther e, per un momento, temetti il peggio.

A poca distanza, infatti, si trovavano anche Bright, Estelle, Kate e diversi loro lupi, tutti rigidi come bastoni e torvi in viso come se fossero appena tornati da un funerale.

Lanciata un'occhiata d'avvertimento a Thor, mi incamminai lesta verso il gruppo di Bright, mentre il berserkr si occupava dei suoi compagni.

Allungate le mani verso Estelle, che stava osservando i nuovi venuti con occhi che sprizzavano scintille, abbracciai la mia cara amica con calore, sperando di dissipare così le sue paure.

Mi ritrovai letteralmente stritolata dalle sue braccia candide e, con voce accorata, Estelle esalò: "Oh, cielo, tesoro! Tutto bene, vero?"

"Se mi lasci intatte le costole, sì" ansai, ridacchiando nervosamente.

Bright accennò un sorrisino ma non scostò gli occhi dal gruppo di berserkir che, dubbiosi, se ne stavano il più impassibili possibile per non attirare l'attenzione.

Come potessero sperare di ottenere una cosa simile dodici montagne alte due metri e più, era ancora da stabilire, ma quanto meno ci provarono.

Sempre stretta nell'abbraccio di Estelle, allungai una mano per sfiorare il braccio teso di Bright, e mormorai: "Va tutto bene, davvero. Non stavo scherzando, quando ti ho chiamato."

Lui annuì debolmente, limitandosi a dire: "A ogni modo, non è il posto giusto per una zuffa."

"E neppure ci sarà bisogno di azzuffarsi. E' tutto appianato" sottolineai con vigore, stringendo la mia mano sul suo braccio.

Bright emise un lungo sospiro, cercando di rilassare i muscoli del corpo, tesi allo spasimo.

Sciogliendomi dall'abbraccio di Estelle, dissi perentoria: "Usciamo e discutiamone a casa vostra. Non possiamo attirare l'attenzione."

All'ombra dell'eclissi - Trilogia Werewolves Volume 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora