Capitolo 19

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 19.


Non appena sbarcammo sull'Isola principale dell'Arcipelago delle Orcadi, Bryan e la sua guardia furono lì ad accoglierci.

Erano più che pronti ad ascoltare le ultime novità, così come a ragguagliarci su ciò che era avvenuto in zona.

Per giungere su Holm of Huip, dove si trovava la prigione di Niflheimr, avremmo preso un traghetto più piccolo, che ci aspettava in un porticciolo privato, a poca distanza da dove eravamo sbarcati.

Per una missione simile, dovevamo agire con quanta più prudenza possibile, per non attirare l'attenzione degli umani.

Per questo, non avremmo usato le comuni agenzie di viaggi per recarci su quella piccola isola di proprietà del branco.

La scoperta della rinnovata pace con i berserkir e della presenza, al villaggio di Gungnir, nientemeno che di Wotan, fece sorridere di sorpresa Bryan.

Al termine del mio breve racconto, ammiccò al mio indirizzo e chiosò: "Richiami nel nostro mondo un sacco di dèi, a quanto pare."

"Avrei preferito non incasinare così tanto le vite di tutti quanti ma, a quanto pare, stare nel ventre della Madre era diventato stretto a molti" celiai, scrollando le spalle con ironia. "Sono scappati in massa!"

Tutti risero al mio commento, forse più per stemperare la tensione latente che gravitava intorno a noi, che per reale divertimento.

A nessuno piaceva l'idea di inoltrarsi nelle viscere della terra, in compagnia di ogni sorta di mostro concepito dal Creato, e con la minaccia potenziale di un disastro imminente.

Perché era inutile che menassimo il can per l'aia. La pelle non mi formicolava per caso, e dubitavo che fosse diverso per i miei compagni di viaggio.

Anche Bryan appariva torvo in viso e, per tutto il breve tragitto che ci separava da Holm of Huip, non parlò più.

Come nessuno degli altri, se era per questo.

Il silenzio fece da cornice alle nostre ultime miglia per mare e, quando sbarcammo in una cala seminascosta da due alte colonne rocciose, seppi che non sarebbe stata una visita pacifica.

Quel posto brulicava di energia negativa, ringhiava nella mia testa come una fiera furiosa e desiderosa di sangue.

Pur non volendo, rabbrividii e mi addossai a Duncan, che fu lesto ad avvolgermi le spalle con un braccio.

"Sapevo che avresti reagito così" mormorò spiacente lui, fissandomi con i suoi tristi occhi smeraldini.

"Sono loro? I carcerati, intendo?" sussurrai, trovando difficile persino parlare con chiarezza.

Era complesso formare una frase di senso compiuto quando, nel cervello, mille grida iraconde mi confondevano le idee.

Annuendo, Bryan rispose ai dubbi di noi tutti.

"L'isola non riesce a contenere la loro ira millenaria, ed essa fuoriesce dal terreno sotto forma di onde di energia... quelle che stanno facendo rizzare i peli sulle braccia a tutti quanti."

Come per sottolineare le sue stesse parole, levò un braccio a mostrare la lieve peluria castano chiara che, imperterrita, non ne voleva sapere di stare al suo posto.

"Ma... Bev ed Ellie, allora?" esalai, terrorizzata all'idea che loro stessero subendo gli effetti di quel luogo da giorni.

Una voce famigliare portò noi tutti a volgere lo sguardo verso la scogliera che ci sovrastava e, alto e candido alla luce del sole, Joshua esclamò: "Il loro essere völva le rende immuni a questo genere di energia, o non mi sarei mai preso l'onere di portarle qui. Non sono un cattivo ragazzo, dopotutto."

All'ombra dell'eclissi - Trilogia Werewolves Volume 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora