2. Il museo

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- Ma perché non esistono parcheggi liberi in questa città? Adesso sono terribilmente in ritardo. Mi licenzieranno, già lo so. Ecco un posto, finalmente! Oddio, fa che non si arrabbino!

Angel scese della macchina e si mise a correre; c'erano ancora duecento metri a separarlo dal portone d'ingresso e il suo orologio segnava venti minuti oltre l'orario che avrebbe dovuto.

- Va bene, adesso rallenta il passo, cammina tranquillamente e fa come se niente fosse. Magari non si sono nemmeno accorti della mia assenza, con tutte le persone che lavorano qui; e poi è il mio primo giorno, ci vuole un po' di tolleranza.

«Black! Che fine avevi fatto? Se il tuo turno inizia alle nove, mi aspetto che tu sia qui alle nove meno un minuto e non alle nove e venti. Vai subito da Grace e fai tutto quello che ti dirà».

Quello era il direttore del museo: un tipo simpatico e tollerante. Aveva decisamente tutte le ragioni del mondo per essere infuriato, ma proprio non ci voleva per Angel; la giornata era iniziata nei peggiori dei modi e quindi poteva solo migliorare. O no? Si affrettò su per le scale e salì al primo piano, dove si trovava il suo ufficio; Grace era l'esperto culturale del museo, una donna gentile e cortese. Era il suo diretto superiore, colei che aveva dato il via libera alla sua assunzione e da cui dipendeva la sua permanenza. Quella mattina portava un completo grigio chiaro, dal taglio perfetto, come fosse cucito su misura, una camicia di seta avorio, quasi trasparente, ma non tanto da lasciare intravedere che tipo di biancheria indossava (un dettaglio davvero di classe), e décolletées di velluto di una tonalità più scura dell'abito; rispetto all'ultima volta in cui l'aveva vista, cioè tre giorni prima, aveva accorciato ulteriormente i capelli, che erano diventati cortissimi, e aveva aggiunto delle mèsches dal biondo scuro al miele, che si amalgamavano alla perfezione al suo colore castano chiaro. Insomma, sembrava appena uscita dallo showroom di Emporio Armani ed erano solo le nove del mattino. Chissà cos'era capace di fare per uscire la sera o per partecipare ad un evento importante. Senza nemmeno alzare gli occhi dal computer e continuando a digitare i tasti nervosamente, disse tutto d'un fiato:

«Black, sei in ritardo, che non succeda più. Il direttore non sopporta i ritardatari. Adesso va di sotto da Lisa e aiuta lei e i tecnici a finire di sistemare l'installazione, poi prepara le cartelle con le rassegne stampa per i giornalisti e inviale alle redazioni dei giornali, cerca sul web ogni notizia, anche minima, che ci riguarda e sui libri in biblioteca ogni saggio e citazione degli artisti in mostra. Poi ovviamente stasera rimarrai qui per l'apertura notturna e resterai fino a che non verrà la guardia a chiudere. Io non posso perché ho anche una vita privata, mentre tu non te lo puoi permettere. Tutto chiaro? Bene, allora non voglio più vederti fino a quando non me ne vado».

D'accordo, magari non era proprio la donna più gentile e cortese del mondo, ma era senza dubbio la massima conoscitrice di storia dell'arte della città; inoltre se lo manteneva impegnato per tutto il giorno, non c'era il rischio di avere di nuovo a che fare con lei e questa era una buona cosa, la migliore finora.

A & D: Arte DannataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora