4. Il furto

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Quando si avvicinò alla scultura, Angel capì cosa c'era che non andava; gli specchi erano al solito posto ed erano intatti, ma le fialette erano decisamente meno numerose rispetto all'ultima volta che le aveva contate. In pratica ne erano rimaste soltanto due appese, una giaceva rotta per terra e le altre erano scomparse.

«Oh, Angel! Per fortuna hanno mandato te ad aiutarmi. Io non sopporto la vista del sangue e il suo odore nauseabondo. E quello che dovremo fare sarà tremendo!» disse Lisa con un tono a metà tra il disperato e il terrorizzato.

«Lisa, che è successo? Perché c'è una fiala rotta? E dove sono le altre?» chiese Angel.

«Questa notte qualcuno si è introdotto nell'edificio e le ha rubate, ma deve essere stato maldestro e ne ha fatta cadere una. Il direttore è andato su tutte le furie perché non è scattato l'allarme e non può avvisare il presidente fino a stasera. Grazie al cielo, il museo è chiuso oggi, ma per l'apertura serale deve essere tornato tutto a posto», spiegò concitata Lisa.

«Aspetta, come facciamo a sostituire i pezzi rubati? Ci togliamo del sangue e lo imbottigliamo?», chiese Angel con un tono sarcastico.

«A dire il vero, qualcosa del genere. Lo so, lo so che è orribile, ma per il momento non possiamo fare altro. Tanto il sangue è dello stesso colore in ogni persona, no? Poi chiederemo al presidente di procurarsi del vero sangue e lo scambieremo».

Era la cosa più bizzarra e agghiacciante che Angel avesse mai sentito, e meno male che si occupava già degli zombie, altrimenti dubitava seriamente che sarebbe riuscito ad arrivare alla fine della giornata. In quel momento l'aver accettato quell'impiego, che doveva essere quello che aveva sempre desiderato, non gli sembrava più la cosa migliore che gli fosse mai capitata; sembrava solo la realizzazione dei suoi peggiori incubi.

A & D: Arte DannataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora