Come una ventata di aria calda e avvolgente, il presidente entrò nella stanza e la riempì; sembrava di trovarsi nel luogo più accogliente e confortevole del mondo. Ecco, era come tornare a casa dopo un lungo viaggio; ti sentivi sereno e protetto. Ma non appena Angel posò gli occhi su quell'uomo, la sensazione di pace e familiarità sparì di colpo e lasciò spazio a qualcosa di più tremendo.
«Se si riferisce alla ragazza bionda con il vestito rosa, lei non è la mia fidanzata. E non è una strega.» disse seccato Angel.
«Allora il tuo sesto senso non funziona poi così bene. Comunque non siamo qui per parlare di chi ti porti a letto. Perché diavolo c'è il tuo sangue in quelle fialette e che fine ha fatto il sangue che c'era prima?» il tono di voce del presidente cambiò all'improvviso e divenne minaccioso.
«Come fa a sapere che quello è il mio sangue e non è quello originale?»
«Perché ha lo stesso odore che hai tu.»
Ci siamo. Aveva appena pronunciato le parole che Angel temeva e che non avrebbe mai voluto sentire e che stavano a significare solo una cosa: il presidente del museo era un vampiro. Ma non un semplice vampiro: era il Master, ossia il padrone di tutti i vampiri. Angel cercò per il momento di non pensare affatto a quella rivelazione spaventosa e nemmeno alle conseguenze di quella chiacchierata né a quale sarebbe stato il suo futuro (o a quale non sarebbe stato).
«Per farla breve, qualcuno si è introdotto qui ieri notte, senza far scattare gli allarmi, e ha rubato quelle fiale; ne ha lasciate appese solo due delle originali, mentre una deve essergli caduta e si è rotta. Così Lisa ha pensato di riempirle col mio sangue e di decidere poi cosa fare; credeva che nessuno si sarebbe accorto della differenza, ma a quanto sembra si sbagliava.» disse Angel, cercando di non fare trasparire la sua agitazione.
«Lisa sa perfettamente chi sono io. Tutti lo sanno. Tranne te, ovviamente. Avranno pensato che siccome sei giovane e carino, forse sarei stato clemente. Non credo di esserlo stato col precedente impiegato, ma lui era vicino ai quaranta ed era veramente orribile.»
Alle spalle di Angel, Keira si mise a sghignazzare e il Master le lanciò un'occhiata di intesa, davvero agghiacciante. William Leighton lavorava in quello stesso museo, ma qualche settimana prima aveva avuto un incidente ed era morto; così avevano assunto Angel. La morte di quell'uomo non era stata affatto un incidente: era stato ucciso, da quella stessa persona che ora fissava Angel e gli sorrideva, non in maniera amichevole, bensì come si guarda qualcuno a cui si ha intenzione di fare del male, sapendo che non ha nessuna speranza di fuggire.
«Comunque, avevano ragione. Sei davvero troppo carino e giovane per morire qui e adesso, per cui puoi rilassarti. Ma dovrai rimediare agli errori che sono stati commessi. Oggi deve essere stata una giornata davvero lunga per te, quindi sarò buono; ti aspetto domani sera, ma tieni presente che la mia bontà si è già esaurita. Vedi di non fare altri passi falsi. Keira ti darà tutti i dettagli.» concluse il Master.
«E se non volessi rimediare agli errori che altri hanno commesso? E se non volessi avere niente a che fare con un vampiro?», disse Angel pronunciando l'ultima parola come fosse il peggiore insulto esistente.
Il Master rise e scoprì i canini scintillanti alle luci delle candele; poi senza che Angel se ne rendesse conto, uscì dalla stanza, così come era entrato, senza alcun movimento percepibile da un essere umano.
«Non farlo mai più. Non osare mai più sfidare o rispondere in quel modo a Dani.», disse Keira alle sue spalle.
«Perché altrimenti che succederebbe?» chiese Angel in tono di sfida.
«Ti staccherebbe la testa e la metterebbe sulla sua scrivania. Comunque smettila con questo atteggiamento, davvero. Domani sera, ti aspettiamo al Keenan alle nove.»
«E quale sarebbe il mio compito? Chiedere alla feccia che frequenta quel posto di donare un po' del suo sudicio sangue per un'opera d'arte?» chiese sarcastico Angel.
«Sei perspicace. È una qualità che apprezzo; mi risparmia un sacco di inutili spiegazioni.»
E così dicendo, gli fece segno di andarsene. Angel non se lo fece ripete due volte perché ne aveva abbastanza di quella giornata e di quel posto; l'unica cosa che voleva era tornare a casa. Anzi no, quello che davvero voleva era che quel giorno non ci fosse mai stato, che non avesse mai accettato quel posto di lavoro, che il suo capo non fosse un vampiro assassino, che al mondo non esistessero affatto i vampiri. Ma ciò era impossibile e niente avrebbe potuto migliorare la sua attuale situazione.
STAI LEGGENDO
A & D: Arte Dannata
ParanormalAngel ha finalmente raggiunto il suo sogno: lavorare nel prestigioso museo cittadino. Solo che da quando varca il portone dell'edificio, la sua vita cambia radicalmente ed entra a stretto contatto con quel mondo che ha sempre odiato e combattuto: il...