Sono un tipo di persona molto emotiva e se c'è una cosa che mi fa male è veder andare via dalla mia vita gli amici.
Quella famosa sera quando Maria è entrata in camera e Cassie è scappata l'ho rincorsa per tutto il campus ma l'ho persa di vista e non sono più riuscita a sentirla. È da allora che sto male. Penso a lei in ogni momento della giornata. Penso a come posso trovarla. Come posso parlarle e se vuole parlare con me. Ovviamente non vorrà.
Ho bisogno di parlare con lei, di sentire la sua voce. Non posso stare così male.
Mi sdraio sul letto e mi metto a pensare.Dieci minuti dopo sento squilla il telefono. È sicuramente qualcuno per gli appunti delle lezioni, i quali non ho preso più dal momento che ogni volta che entro in classe non smetto di pensare un attimo a Cassie.
Dopo il quinto squillo prendo il telefono in mano e l'immagine di Cassie appare su tutto lo schermo.
È uno scherzo. Mi sta chiamando?
Premo il tasto di risposta e mi porto il cellulare all'orecchio.
-Pronto? Cassie?- rispondo cercando di non far trapelare le mie emozioni che al momento sono pari a zero.
-Si Thomas. Sono io. Ho ricevuto il tuo messaggio in segreteria. Volevo chiederti se oggi venivi a lezione di canto.- mi dice come se non fosse successo nulla.
-Si penso che verrò.-
-Allora ci vediamo lì. Devo dirti una cosa.- attacca il telefono prima che io possa dire qualcos'altro.
Cosa mi vuole dire? Che vuole rifare la cena-film? Oppure che mi perdona? Sono impaziente che arrivino le quattro.In perfetto orario alle 15:45 sono in aula canto prima ancora della professoressa che si sa, ritarda sempre.
Cinque minuti passati ad osservare il muro e dalla porta entra Cassie.
Mi alzo e di istinto mi avvicino a lei per abbracciarla.
-Cassie mi dispiace tanto. Non doveva succedere. Non l'avevo programmato giuro. Perdon...- prima di finire la frase mi tappa la bocca con la mano.
-Tranquillo Thomas è acqua passata.- mi dice sorridendo
-Davvero! Che bella notizia. Perché non usciamo stasera? Ti va?- le propongo in preda all'entusiasmo.
-Ecco era di questo che volevo parlarti. Stasera non posso esco con un altro ragazzo. E volevo dirti che... noi siamo stati un errore. Stiamo bene come amici. Abbiamo fatto male a metterci insieme. Abbiamo sofferto entrambi.- mi tira questa pugnalata al cuore.
Vorrei urlare. Piangere o meglio accovacciarmi in un angolino e chiudere gli occhi. Sarà un sogno.
Non posso fare altro che dirgli...
- va bene. No problem.-mentre il mio cuore sta andando in pezzi così piccoli che non credo ci sarà speranza di ripararlo.
Non si sente che sto piangendo dentro no? Mi sento uno straccio.
-Bene. Ma per l'appuntamento possiamo uscire da amici se vuoi.-
-No non fa niente. Devo andare.- incomincio a camminare verso la porta.
-E la lezione?- mi urla dietro
Esco dalla porta e non le rispondo.
Sono a pezzi. Non voglio vedere nessuno. La ragazza della mia vita. Che ho amato dall'età di dieci anni ce ne ha messi otto per ritornare nella mia vita, ci si è seduta dentro e poi mi ha lasciato con il cuore straziato. Non reggo. Appena entro in camera preso dalla furia sferro un destro al muro creando un buco.
Ho la mano dolorante. Il cuore dolorante. Dagli occhi mi escono solo lacrime e nient'altro.
Se questo è un sogno svegliatemi.
Mi sdraio sul letto.
Prendo il telefono e compongo il primo numero che mi viene in mente. Rob mi aiuterà.
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Per un castello di sabbia
ChickLitCassie ha appena finito le scuole superiori nel nord della California e sta per trasferirsi al college di New York per intraprendere il suo sogno: il canto e la recitazione. Fin da piccola studia canto con una maestra amica di sua madre e coltiva qu...