Paura-Cassie

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Mi bacia lentamente sul collo facendomi provare sensazioni mai provate prima. Lo desidero così tanto. Mi bacia sulle labbra e le nostre lingue danzano insieme al ritmo che stiamo creando.
Porta le mani sui miei fianchi e poi un po' più su. Sulla pancia. Gli metto le mani sulla schiena e piano piano stringo fino a graffiargliela. Sono in paradiso. Sapevamo tutti e due cosa stava per succedere.
Si alza dal letto con gli occhi fissi su di me. Mi scruta attento,con l'espressione che parlava da sola. Faccio cenno di sì con il capo e lui corre in bagno. Stavamo per...farlo?
Ebbene sì.
No. Tutto sbagliato. Tutto. Tutto.
Non posso tradire Lucas. Dovevo dirgli quello che era successo tra me e Thomas.
Non potevo trattarlo così.
Vedo Thomas uscire dal bagno con un pacchettino in mano e deduco sia quello che tutti sappiamo già.
Mi metto seduta sul letto a gambe incrociate e il suo sguardo si posa sui miei occhi tristi e dove il sentimento provato un minuto prima se ne stava lentamente andando lasciando il posto alla paura e al senso di colpa.
Mi prende la mano e si siede sul letto con me.
Me la bacia e mi stringe in un abbraccio morbido.
-È meglio andare o faremo tardi a lezione.- sussurro lentamente.
Fa cenno di sì con la testa e raccoglie la maglia sul pavimento.

Arriviamo in classe appena in tempo per il suono della campanella. Mi siedo davanti come mio solito e Thomas si siede in fondo.
La lezione passa lentamente, inesorabilmente lenta e non riesco a seguire le parole del professore.
Penso solo a quello che è successo, come spiegare a Lucas l'accaduto, come riuscire a rimanere in buoni rapporti con lui.
La campanella suona e finalmente esco dalla classe. Da sola. Non voglio essere seguita. Devo pensare.
La strada è la stessa.
Trovo la porta aperta dell'aula di musica e il pianoforte nero a corda che mi chiama e mi chiede di essere suonato.
Poggio le dita sui tasti neri e bianchi e la musica esce da sola. Composizioni su composizioni si affollano creando una sinfonia. I pensieri vanno via via sparendo e la testa è più leggera. Vanno via minuti e minuti e piano piano mi sento bene, felice, spensierata.
Guardo l'orologio e mi rendo conto che mancano meno di dieci minuti all'appuntamento con Lucas.
Stacco le mani dalla mia unica via di uscita, afferro la borsa con decisione e mi avvio in corridoio.
Esco dall'edificio. Non ricordo dove mi abbia dato appuntamento Lucas così lo chiamo al cellulare.
Non risponde.
Strano. Molto strano direi.
Lo richiamo una, due, tre volte addirittura ma scatta immediatamente la segreteria telefonica.
Sconfitta vado al mio dormitorio. Attraverso il corridoio e arrivo alla mia camera.
Mi sdraio sul letto e gli occhi si chiudono da soli.

Mi ritrovo su un campo di margherite seduta sul mio amato pianoforte. Sto suonando melodie sconosciute ma allo stesso tempo familiari. Sono contenta. Alle mie spalle arriva Thomas con un mazzo di fiori rossi in mano e vado ad abbracciarlo. Ci baciamo.
Sento un rumore strano e lo stridio delle corde dello strumento che si rompevano. Mi giro di scatto e il pianoforte è in fiamme. Cerco di avvicinarmi ma Thomas mi stringe e non mi lascia andar via.

Mi sveglio in preda al panico con le lacrime agli occhi. Sono sudata. Il cuore batte forte come cavalli imbizzarriti che corrono scappando da qualcosa che li spaventa.
Sono spaventata. Ma non so da cosa.

Passano delle orette e intanto mi riprendo e la mia testa incomincia a vagare. Raggiunge idee inspiegabili e in certi momenti sembrano anche buone. Poi mi risveglio e ritorno alla normalità. Pura e semplice normalità.
Prendo il cellulare e scorrendo i messaggi non trovo nulla. Nemmeno una chiamata.
Il mondo si è improvvisamente dimenticato di me?
Sono più di venti minuti che mi domando la stessa e medesima cosa.

Per un castello di sabbiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora