Buio-Cassie

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Esattamente due mesi fa non sapevo cosa aspettarmi dalla mia vita. Dal mio inizio nella nuova scuola o non sapevo dove e come mi sarei trovata nel giro di poco tempo. Ora sono stesa sul letto della mia camera nel dormitorio del campus più prestigioso di New York. Guardo il soffitto bianco sopra di me e ogni tanto ripenso alle mie esperienze passate e presenti. Mi tornano alla mente le canzoncine che mamma mi cantava da piccola,nella culla, e di quella volta quando a carnevale mi sono diversificata dalle mie amiche vestendomi da drago invece che da fatina o da principessa. Quando la nonna ci invitava a casa sua e ci portava troppi piatti davanti e io ero l'unica che apprezzava la sua pasta al forno. Darei oro per poter rimangiare quella prelibatezza.
Ricordo persino quando per il Natale dei miei 4 anni i miei genitori mi regalarono il mio primo pianoforte. La passione per la musica la porto con me fin da bambina.
E mentre la mia infanzia mi scorre nella testa come un vecchio film d'animazione sento bussare alla porta della stanza.
Mi risveglio dal mio sogno ad occhi aperti e mi fiondo ad aprire. Sulla soglia c'è Lucas con un espressione di rabbia stampata sulla faccia.
-Quando pensavi di dirmelo? Quanto ancora avresti continuato questa farsa?- dice poggiando un braccio sulla porta ormai spalancata.
Sento il bruciore affiorarmi sulle guance e piano piano sento il senso di colpa che si fa strada nella mia testa. Mi salgono le lacrime agli occhi ma sono troppo orgogliosa per farmi vedere a pezzi. Tiro su con il naso, prendo un respiro e rispondo. Non mi vengono le parole. Non so cosa dirgli.Una lacrima mi scorre sul viso e rapida l'asciugo con la manica del giacchetto.
-Avanti, vuoi dirmi che tutto questo non sarebbe importato? Sarei dovuto passare sopra questa cosa? Mi sento ferito, preso in giro.-
-Mi dispiace Lucas.- E' l'unica cosa che riesco.
Mi guarda sconcertato. Credo che non dimenticherò mai la sua espressione. Passano interminabili secondi e alla fine si gira e se ne va. Credo che non mi guarderà più in faccia dopo oggi.

Chiamo immediatamente Thomas e gli dico di venire qui. Di stare con me. Chiedo la sua più totale pazienza e la sua gentilezza. Chiedo che una delle persone più importanti della mia vita sia qui accanto a me, a confortarmi, a dirmi ti amo,a sentirmi dire che non è stata colpa mia e credere per un secondo che sia vero.

Thomas arriva di corsa in camera mia e mi trova rannicchiata sul letto con gli occhi gonfi, pieni  di lacrime sporche,pieni di tradimento. Ripensando ai momenti belli di qualche ora fa ho giustamente tralasciato quelli più brutti. Questa situazione rientrerà in quella categoria.
Thomas mi abbraccia forte. Mi sussurra all'orecchio parole dolci, colme di sentimenti positivi. Quelli che io non ho avuto nei confronti di Lucas.

Sto male. Sto male perché non avevo mai vissuto una situazione come questa in vita mia. Risento le parole di Lucas nella testa e in sottofondo le parole di conforto di Thomas che mi dice di rilassarmi. I miei singhiozzi sommessi rimbombano nella mia testa ma con il triplo della potenza. Fa male. Gira improvvisamente tutta la camera e non so cosa sia successo ma non vedo più nulla. Nero. Sento solo il mio cuore battere forte. Tamburi.

Mi risveglio nel mio letto con le braccia di Thomas strette a me. Dorme anche lui. E' rimasto qui con me, a prendersi cura di me.

Per un castello di sabbiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora