(Troppe) Novità

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Martedì passa senza troppi problemi: Luke non lo vedo quasi per nulla, ma forse è anche perché rimango chiusa nel mio ufficio proprio per evitare qualunque approccio con lui.
Non dovrei temerlo, lo so.
Di cosa ho paura poi? Perché non riesco a parlarci?
Forse per come è finita tra di noi? Forse perché sembra cambiato così tanto?
Non lo nego, è diverso dall'ultima volta che l'ho visto, quattro anni fa, molto diverso.
Tralasciando il suo aspetto fisico – decisamente migliorato –, i suoi modi, le sue espressioni, i suoi movimenti, sono completamente diversi.
L'ho conosciuto quando era insicuro, inesperto nelle relazioni e ora, osservandolo dal mio ufficio, scherza con persone che non ha mai visto in una città così lontana dalla sua e sembra addirittura felice.
Provo a smettere di pensare e torno alla mia scrivania, prendendo in mano i fogli che mi ha consegnato Gregg qualche giorno prima.
Devo riportarglieli, ciò significa che le persone che ho selezionato per essere licenziate verranno davvero prese in considerazione.
Basta indugiare.
Riordino velocemente la mia scrivania ed esco dalla porta con sicurezza, cercando di accantonare in un angolo remoto della mia mente che rovinerò la vita a delle persone come me.
Improvvisamente, mentre sto camminando verso l'ufficio di Gregg, sento un corpo entrare in contatto con me e subito tutto quello che ho in mano vola da tutte le parti.
«Merda» impreco, mentre osservo i fogli cadere lentamente al suolo.
«Dovresti stare più attenta... di nuovo.» Quel tono profondo non lascia presagire nulla di buono. I suoi occhi ghiacciati mi trafiggono e io sposto irrimediabilmente lo sguardo sulla sua camicia bianca.
Intravedo i muscoli aderire al tessuto; percorro tutto il suo petto, fino al suo viso e lo vedo intento a fissarmi, impassibile.
«S-scusami...» Mi affretto ad abbassarmi per raccogliere tutto, mentre lui si limita a rimanere impalato, probabilmente guardandomi.
Mi rialzo e lo trovo ancora immobile nel punto di prima, ma non sta guardando me, bensì qualcosa alle mie spalle. Non mi interessa cosa possa essere, quindi lo sorpasso velocemente e mi dirigo verso l'ufficio di Gregg che è al piano sopra il mio. È la seconda volta che incontro Luke e mi ha visto sempre far cadere qualcosa. Fantastico.



«Perfetto, allora... scusa per ieri, ma quella ragazza è una palla al piede a volte...» Gregg si ferma, sbuffando per poi sorridermi di nuovo. «Comunque, hai scelto bene?» conclude senza neanche dare un'occhiata alle carte che gli ho portato.
«Bene... credo.» Sospiro cercando di non farmi notare e lui si alza venendomi accanto.
«Cara Amanda... non prenderla male, ma se mio padre ti sta dando il compito di prendere questo genere di decisioni c'è sicuramente un motivo.» Mi guarda negli occhi, accennando un sorriso. Sì, fin lì c'ero arrivata anche io, ma vorrei capire quale.
«Torno nel mio ufficio» decreto, allontanandomi verso la porta.
«Va bene, buon lavoro.» Mentre esco mi sembra quasi di sentirlo sospirare, ma non ne sono del tutto sicura.
Mi dirigo verso l'ascensore e clicco il pulsante per chiamarlo, però, improvvisamente mi passa per la mente di prendere le scale.
Alla fine è solo un piano.
Scendo con passo sostenuto, entrando nel corridoio che mi condurrà al mio ufficio, quando intravedo la macchinetta del caffè.
In effetti sono abbastanza agitata, magari una bevanda veloce mi distrarrà. Mi avvicino con calma, selezionando un caffè macchiato.
Aver consegnato i fogli a Gregg significa aver confermato di licenziare tre persone; sì, perché c'era scritto esplicitamente che scegliessi tre individui.
«Ambra...» Una voce spezza il flusso dei miei pensieri, ma non credo sia diretta a me, anche se in giro non vedo nessun altro. «Ambra?» ripete la voce.
Mi guardo intorno, finché non vedo Olivia, la moglie di Will, intenta a sbracciarsi per farsi notare. Prendo velocemente il caffè e mi precipito da lei.
«Chiamavi me?» le chiedo, pensando all'errore commesso.
«Sì... Ambra, vero?» Accenna un sorriso e io scuoto la testa sghignazzando.
«No, Amanda,» ridacchio ancora «ma chiamami pure Ambra, basta che sappiamo sia riferito a me.» La mia risata aumenta, anche se lo sbaglio non è così divertente. È come se la mia mente si stia sforzando di essere allegra.
«Oh, scusami...» Sembra imbarazzata, ma non era mia intenzione metterla a disagio.
«No, stai tranquilla, davvero, non c'è problema.» Sorseggio il mio caffè mentre le sorrido. «Di cosa avevi bisogno?» continuo per toglierla dall'imbarazzo.
«Hem... io... cioè, tu conosci Will, mio marito, no?» La sua espressione è cambiata completamente.
«Sì... certo è un mio collega...» Non capisco dove voglia andare a parare.
«Ecco io... volevo chiederti un favore...» Deglutisco, osservandola confusa.
«Cioè?»
«Mi aiuteresti a capire se mi tradisce?»




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