Parole Distruttive

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Mi guardo attorno nel più completo silenzio. Ora che sono qui potrei iniziare a parlare a ruota, confessare, liberarmi, ma non riesco.
So che lui non vuole sentirmi, so che non vorrebbe neanche che fossi qui, quindi non ha senso insistere per qualcosa a cui non si vuole dare ascolto.
Rimango immobile, con la borsa in grembo e la mente da un'altra parte, mentre lo vedo trafficare con la caffettiera.
«Vuoi il caffè?» chiede, con tono basso.
«Va bene, grazie...» Serro le labbra e abbasso lo sguardo sul tavolo, cercando di controllarmi. Mi sembra così sbagliato essere qui, forse dovrei andarmene.
Ma non muovo un muscolo, se non le dita, che stringono la borsetta in modo decisamente esagerato.
«Perché sei qui?» Sussulto e alzo il viso verso di lui, che ora è seduto poco distante da me. I suoi occhi sono come lame di ghiaccio che mi trapassano.
«Volevo parlarti...»
«Di cosa? Non abbiamo più nulla da dirci, sei stata tu a dirmi che era meglio proseguire per le nostre strade, piuttosto che odiarci... ed è quello che sto facendo.» Deglutisco e distolgo lo sguardo da lui, posizionandolo sulla caffettiera sul fuoco.
«Sì, ma non stai venendo neanche al lavoro e...»
«È di questo che si tratta? Di lavoro?» mi interrompe. «Stai tranquilla che di ferie ne ho un po' e al massimo potete anche diminuirmi lo stipendio, non me ne frega proprio un cazzo, ho altro a cui pensare...»
«Ad esempio?» Torno a guardarlo e i suoi occhi si posano sulla parete di fronte a sé.
«Non sono affari tuoi.» L'astio nella sua voce mi fa capire che ha davvero chiuso con me. Perché io non chiudo con lui, allora?
«Mi dispiace...» dico, in un sussurro appena udibile.
«Non voglio la tua pietà, non voglio quella di nessuno.» Il suo sguardo, carico di odio, torna su di me.
«Non per questo, Luke, ma per ciò che ti ho fatto... mi dispiace.» La sua fronte si corruga e la confusione si fa spazio sul suo volto.
«Ti... dispiace? Lo hai già detto, non è una novità... e con le tue scuse non ci faccio proprio nulla.»
«Lo so, ma... senti, non voglio litigare, non voglio che tutto degeneri, voglio solo farti capire che non avrei mai voluto farti del male, non volevo che soffrissi, non volevo che accadesse tutto questo... quando me ne sono andata credevo fosse la scelta migliore per entrambi...» Mi rendo conto di essermi sporta verso di lui, solo quando percepisco l'aria che sposta alzandosi dalla sedia con violenza.
«Certo! Tu hai ritenuto che fosse la scelta migliore! Ma a me non hai pensato e sai perché? Perché sei una stronza egoista, che pensa solo a star bene con se stessa, a cercare una sorta di rimedio ai propri errori, ma la verità è che non puoi rimediare proprio a nulla! Quindi ora te ne devi andare!» Il tono della sua voce è alto e le sue parole mi feriscono più del dovuto. Sto cercando solo di rimediare ai miei errori per stare bene con me stessa?
«Lucas...» Non so perché mi sia uscita questa estensione, ma lui punta lo sguardo su di me e mi fissa in modo alquanto strano, che non riesco a capire.
«Vattene...» Mi indica l'uscita con l'indice e mi alzo, lentamente, sotto il suo sguardo severo. È incredibile come riesca a farmi sentire così indifesa; in effetti è incredibile come ci riescano tutti.
Arrivo alla porta e appoggio la mano sulla maniglia, sentendo il suo sguardo perforarmi la schiena.
Sono arrivata qui con dei buoni propositi, con delle idee precise in testa, con uno scopo e ora che sono qui, con lui, non riesco a portare a termine un bel niente; sto scappando come ho fatto anni fa, gli sto facendo male come gliene ho fatto anni fa e non lo merita.
Gregg mi ha detto di non fargli altro male e gli ho detto di fidarsi di me, gli ho assicurato che non lo avrei fatto.
Devo mantenere la promessa, non posso più rimandare.
Sì, forse lo faccio anche per me, per sentirmi bene, per sentirmi libera, ma lo faccio anche per lui, perché l'ho amato e voglio che lo sappia, voglio che capisca che ogni cosa che abbiamo passato ne è valsa la pena.
«No, Luke, io resto...» Mi volto di scatto e appoggio la borsa sul primo mobile che trovo, avvicinandomi a lui, che continua a guardarmi severamente. «Non ti ho mentito, quel giorno... non ti ho detto che ti ho amato perché volevo farti del male, ma perché lo so... so di averti amato, so che tutto ciò che abbiamo passato non è stato inutile, perché sono stata bene, sono stata come non ero mai stata in tutta la mia vita. E al diavolo la differenza d'età, i problemi, i litigi, tutto... ti ho amato e non mi vergogno di dirtelo, non mi vergogno di ammetterlo, perché mi hai dato ciò che non ho mai ricevuto da un ragazzo: amore...» Mi blocco, trovandomi i suoi occhi talmente vicini che mi impediscono di respirare. Devo essermi avvicinata troppo mentre parlavo e ora i nostri occhi sono concatenati tra di loro, senza via di fuga. Sento il respiro pesante, ma non mi smuovo di un millimetro, resto qui, immobile, ad ammirare i suoi splendidi occhi cristallini.
«Aspetti davvero che ti creda?» Il suo sussurro mi scatena un brivido per tutto il corpo. «Hai mentito già quando stavamo insieme e hai continuato... sei solo una bugiarda, falsa, ipocrita... però devo ringraziarti... devo ringraziarti perché è solo grazie a te se ora ho capito che le persone sono stronze e bugiarde... quindi grazie, Amanda, grazie di avermi aperto gli occhi.» Una lacrima mi scivola sul viso e sposto lo sguardo sulle labbra, contornare da quella leggera barba che mi piaceva tanto. Credo che nessuno mi abbia mai fatto sentire come mi sento ora. Nonostante il college, Candice, Francisco, James, nessuno era mai riuscito a farmi sentire così profondamente distrutta e persa.
Lui pensa davvero questo di me, mi odia, con tutto il suo cuore e io mi sto rendendo conto che non ce la faccio, non riesco ad odiarlo perché ha ragione; sono stata una persona orribile, l'ho lasciato, gli ho mentito e continuo a farlo. Credevo che fosse la scelta migliore, che non dandogli la responsabilità di una figlia sarebbe andato avanti, che avrebbe capito che la sua strada non era con me, eppure, in queste sue parole piene d'odio, non so più se tutto ciò abbia solo fatto del male ad entrambi.
«Ti ho mentito, è vero, ma... l'ho fatto per una buona ragione...» Nessuno dei due accenna a muoversi.
«Una buona ragione?» Ride in modo sarcastico, «E sentiamo, quale sarebbe questa buona ragione? Non volevi che scoprissi che mi hai tradito con il primo stronzo e sei anche rimasta incinta? Ma vaffanculo!» Si sposta velocemente, andando di nuovo verso la cucina e dentro di me un moto improvviso si scatena, facendolo fermare. Lo vedo girarsi verso di me con nervosismo e quando i suoi occhi si depositano di nuovo su di me, non capisco più nulla.
«Non ti ho tradito, Luke, non lo farei mai, mai! Stavo così bene con te!»
«Smettila di mentire!» Il suo urlo si propaga in tutta la casa e devo chiudere gli occhi per reprimere tutto il dolore che cerca di uscire. Basta, non ce la faccio più.
«Non sto mentendo, Luke, non sto mentendo! Non ti ho tradito, mai! Mai!» Le lacrime escono copiose sul mio viso, mentre sento che si libera dalla mia presa.
«Non mi fai pena, sappilo! Mi fai solo schifo, quindi ora vattene, vattene via, perché non voglio vederti mai più!» Mi passo velocemente le dita sotto gli occhi e cammino dietro di lui. La verità è sulla punta della lingua, desiderosa di venire fuori, ma c'è ancora una piccola parte di me che ha paura, paura di perderlo davvero, per sempre.
«Luke, ti prego, Luke!» Si volta di scatto e mi viene accanto, con passo spedito, facendomi indietreggiare di poco dallo spavento.
«Cristo Santo! Cosa ti costa lasciarmi stare? Cosa ti costa continuare la tua vita senza entrare sempre nella mia? È davvero così difficile, eh? Eppure quattro anni fa non ci hai pensato due volte a lasciarmi da solo!» Leggo la sofferenza nei suoi occhi e vorrei solo accarezzargli il viso, abbracciarlo e tenerlo stretto a me per sempre.
«Ho sbagliato, lo so! Ma l'ho fatto solo per te, Luke, per proteggerti!»
«Da cosa!»
«Da me!» Vedo i suoi occhi inumidirsi e sento che tutto sta degenerando.
«Basta, ora vattene.» Si allontana ancora e mi passo le mani sul viso.
«Se ti dicessi la verità, la vera ragione per cui me ne sono andata, mi odieresti ancora?» Non so come mi sia uscita questa domanda, ma è questo che mi trattiene dal dirgli tutto.
«La verità dovresti dirla a prescindere, non perché io possa odiarti o no, devi dirla perché è...» lo interrompo, al limite.
«È tua figlia, Luke.» Il tempo sembra come fermarsi, insieme al mio cuore. La sua espressione è smarrita, mentre mi guarda con quegli occhi che riescono a dire tutto.
«C-cosa?» Il suo petto si alza e si abbassa con una frequenza troppo elevata e deglutisco, rendendomi conto del danno che potrei provocare.
Tutti volevano che dicessi la verità. Eccovela, siete tutti accontentati.
«Me ne sono andata perché non volevo darti questa responsabilità, perché non volevo rovinarti la vita con un figlio...» La mia voce si spezza, quando lo vedo venirmi ancora più vicino.
«È mia figlia? Stai scherzando? Dimmi che è uno scherzo... stai mentendo ancora, vero? Cazzo!» Si passa freneticamente le mani sul viso, scompigliandosi poi i capelli.
«Non sto mentendo... è tua figlia...»
«No! Smettila! Lo dici solo per giustificare il tradimento! Ti rendi conto? Capisci il grado di indecenza che stai raggiungendo?! Fai davvero schifo! Usare tua figlia per tenermi legato a te! Cosa vuoi da me, eh! Cosa!» Sento le sue mani che mi afferrano e mi scuotono, mentre io imploro di smetterla. Mi sta facendo paura.
«Smettila, Luke, ti prego!» urlo, in preda alla paura, mentre sto di nuovo piangendo come una bambina.
Ho rivelato tutto e questo è il prezzo.
Mi sento libera e mi lascio andare, crollando per terra, nel mio dolore e nei miei singhiozzi. Non riesco a respirare, non riesco a pensare, non riesco a capacitarmi di ciò che sta succedendo.
«Mi... mi dispiace...» Percepisco la sua figura accasciarsi di fronte a me, ma rimango immobile, con il viso piegato in avanti, ad osservare il pavimento freddo, su cui sono inginocchiata. «Scusami, scusa, non... non volevo...» Il suo tono è decisamente più dolce e tranquillo.
Ma forse me lo merito. Mi merito tutto, ogni singola cosa.
«Io... io... v-volevo s-solo pro... proteggerti...» singhiozzo, dando sfogo a tutto ciò che ho dentro a tutto il male e il dolore che sento e che non riesco più a trattenere.
Mi sento avvolgere dal suo corpo e trattengo il fiato, percependo le sue mani che mi accarezzano la testa.
Mi sta abbracciando?
Dovrebbe odiarmi, dovrebbe sbattermi fuori da casa sua e invece sta cercando di calmarmi.
«Mi dispiace, non volevi farti del male, scusa... scusa...» Chiudo gli occhi e mi lascio andare, rintanandomi tra sue braccia e annusando l'odore della sua pelle: dolce, morbido, caldo, accogliente. Pian piano mi calmo e i miei singhiozzi vengono sostituti dal silenzio più assoluto; ci siamo solo io e lui, abbracciati, in un contesto ben altro che gioioso, con un sacco di dubbi nella testa e incertezze nel cuore e so che appena questa scena finirà inizieranno le domande, ma per ora non voglio pensarci, per ora voglio solo godermi questo momento, che potrebbe non accadere mai più.









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Capitolo decisivo, vero?

Voglio assolutamente sapere cosa ne pensate!
Secondo me la reazione di Amanda è stata un po' esagerata, ma hey, mica è colpa mia se è una povera anima fragile in cerca d'amore. (😣😭🙈)

Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento e ci vediamo presto con un nuovissimo aggiornamento!

Non so ancora quanto ci vorrà alla fine, ma di certo ancora più di dieci capitoli!

Un bacio :*

P.s: auguro a tutti un felicissimo Natale ❤️
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One Chance [Sequel]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora