Mi ritrovo di nuovo da sola, in macchina, ad ascoltare la radio e delle canzoni che non hanno nulla a che vedere con il mio stato d'animo.
Vorrei piangere e urlare al mondo che la vita e le persone fanno schifo; invece resto ferma ad osservare la strada buia, mentre nella mia mente i pensieri fanno a pugni per sovrastarsi.
Non voglio tornare a casa, non ce la faccio a guardare in faccia mia madre, sapendo che l'ho delusa, che non sono la figlia che vorrebbe, che ho sbagliato tutto nella mia vita. Non ce la faccio a vedere il viso sorridente di mia figlia, quella che ho cresciuto nelle menzogne, quella che vorrebbe solo un padre e io non sono in grado di darglielo. Non posso tornare da Isabelle perché mi manderebbe via a calci e ha ragione; non mi sono fatta sentire e ora mi faccio viva solo perché sto male. Ma lei sta peggio di me e non sono neanche in grado di aiutarla. Non voglio neanche andare al lavoro, domani o i prossimi giorni; sono stufa, stufa di tutto, di questa vita, delle bugie, del dolore.
Basta.
Metto in moto la macchina e comincio a guidare verso casa.
Sono sempre scappata da tutto, come quattro anni fa. Ho deciso di lasciare Luke senza una spiegazione valida solo perché avevo paura di come avrebbe reagito, avevo paura di dirgli che il nostro amore avrebbe generato una creatura.
Ho ancora paura, in realtà.
Tutti dicono che dovrei dire la verità, che dovrei essere sincera, ma a che prezzo? Non gliel'ho detto all'inizio, perché dovrei farlo proprio ora? Dopo quattro anni?
Mi torna in mente il bacio che ci siamo scambiati al parco.
Le sue labbra erano così morbide e il suo sapore sempre lo stesso, sempre meraviglioso.
Accosto vicino a casa mia e spengo la macchina, passandomi le mani sul viso.
È ora di dire addio ai miei modi così infantili.
Scendo dalla macchina e mi dirigo verso casa mia, aprendo la porta ed entrando.
«Mamma...» inizio, ma mi blocco immediatamente, appena scorgo una figura che mi si butta letteralmente addosso, abbracciandomi.
«Oddio, tesoro, dove sei stata? Mi sono spaventata così tanto! Non ti ho più vista, non sapevo dov'eri, stavo per chiamare la polizia! Dio, stai bene? Dove sei stata?» Rimango pietrificata di fronte a questa reazione.
«Mamma, sto bene... ero solo andata a fare un giro...» Le sorrido, staccandomi dal suo abbraccio per guardarla negli occhi: sono tutti rossi e gonfi.
«Non farlo mai più! Mi sono tanto spaventata! Credevo potesse esserti successo qualcosa!» Mi stringe ancora in un abbraccio, lasciandomi di nuovo senza parole. Credevo fosse arrabbiata con me, che non volesse vedermi, che fossi una delusione, uno sbaglio, ma mai avrei pensato a questo. La stringo a mia volta tra le braccia.
«Credevo fossi arrabbiata con me...» le confesso, sussurrandole all'orecchio.
«Oh, amore, no, non potrei mai... cioè, sì, ma non vorrei mai che te ne andassi così, senza dirmi nulla, senza sapere dove sei, se stai bene...»
«Sto bene, mamma, sto bene...» Sciogliamo il nostro intreccio e la vedo sorridermi, accarezzandomi poi il viso.
«Non volevo farti scappare, tesoro, ma solo farti capire...»
«Lo so, hai ragione, non vole...» Mi interrompo, accorgendomi che sono tutti seduti sul mio divano-letto, ad osservare la scena.
«Eravamo tutti preoccupati...» spiega mia madre, appoggiandomi una mano sul braccio.
«Mamma, dove sei adata?» Jane mi viene accanto, guardandomi dal basso.
«Sono andata a trovare Isabelle...» Accenno un sorriso e lei alza le braccia, facendomi capire che vuole essere presa in braccio. Mia madre mi anticipa e afferra mia figlia, lasciandole un bacio sulla fronte.
«Chi è Isabelle?»
«Una mia amica.»
«La mamma di Clare!» esclama Jane, come se fosse la cosa più normale del mondo.
«E perché non ce la fai conoscere?»
«In questo momento non vuole vedere nessuno...» Neanche me, in realtà.
«Dai, è tardi, andiamo a dormire?» chiede mia madre e tutti acconsentono, perfino mio padre. Le due bambine corrono nella loro stanza, lasciando da soli i grandi.
«Tesoro, la mamma mi ha detto tutto...» inizia mio padre, venendomi accanto.
«Cosa? Dovevo dirglielo io! Era questo il patto!»
«Non oggi, tesoro... Quattro anni fa...» Mio padre sorride, appoggiandomi una mano sulla spalla, mentre il mio sguardo incredulo si posa su mia madre, che ha un'espressione colpevole in viso.
«Ma...»
«Tesoro, era giusto che lo sapessi tanto tempo fa, quando è accaduto... e non sono arrabbiato, insomma, se eri innamorata di questo ragazzino non sono nessuno per biasimarti nulla... al contrario di tua madre, però, condivido la tua idea del trasferimento... ma non del mentire...» Guardo entrambi con un'espressione tra il confuso e lo stanco. So già cosa sta per dirmi e non voglio sentirlo per l'ennesima volta. «Non dico che devi costruire nulla con lui, per l'amor di Dio, è più giovane! Ma, per lo meno deve conoscere che è sangue del suo sangue...» Mi abbraccia e mi lascia un bacio sulla fronte, per poi darmi la buonanotte e rifugiarsi nella mia stanza.
«Mi dispiace, ma doveva saperlo, è tuo padre...» Il sorriso malinconico di mia madre mi fa sospirare.
«Sì, lo so... la verità va sempre detta...»
«Sì, amore, va detta, sempre, per quanto male possa fare, va detta, perché è l'unica cosa che non si può negare a nessuno.»
«Anche a costo di peggiorare le cose?»
«Cosa potrebbe mai andare peggio, tesoro?» Tante cose, mamma, troppe cose.
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One Chance [Sequel]
FanfictionSEQUEL di Changes. |Completa| ⚠️È fortemente consigliata la lettura della prima storia - che potete trovare sul mio profilo - per comprendere lo svolgimento di questa.⚠️ ... Ormai sono passati quattro anni da quando Amanda è partita per trasferirsi...