Insieme

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Non riesco ancora a concepire come siamo arrivati alle otto di sera con tutta questa allegria.
Jane non la smette un secondo di ballare per il salotto, con la musica sulla televisione a tutto volume; e Luke che la segue provando ad imitare i suoi buffi movimenti.
Io me ne sto sul divano, quatta quatta, con un bicchiere di aranciata in mano, che li osservo nella loro frenesia.
«Mamma, guadda qua!» Jane fa un salto, aprendo braccia e gambe e atterra in piedi, ma subito la vedo sbilanciarsi, cadendo all'indietro; Luke la afferra di scatto e la solleva, facendola volteggiare, mentre lei ride.
Sorrido e osservo la scena, inclinando la testa di lato: sono così belli, insieme.
«Allora, piccola Jen, non hai proprio voglia di mangiare?» chiede Luke, tenendola in braccio. Jen?
«Un pochino...» Volge il viso nella mia direzione. «Mamma, cosa mangiamo?» Cerca di allungarsi verso di me, ma la stretta di Luke le impedisce di muoversi, così inizia a dimenarsi, volendo scendere. Luke la accontenta subito, ma intravedo una sottospecie di delusione sul suo volto.
Mia figlia mi corre incontro e la prendo in braccio, sorridendo.
«Insalata?» Subito si imbroncia.
«Bleah!» Ridacchio e do uno sguardo a Luke, che però accenna solo un lieve sorriso.
«Mmh, allora che ne diresti di una frittata con il formaggio?» I suoi occhioni azzurri si aprono e poi annuisce con vigore, sorridendo ampiamente. «E frittata sia! Dai, vai in camera a sistemare che abbiamo lasciato le bambole in giro per la stanza.» La lascio giù, mentre protesta a gran voce che non ha voglia. «Guarda che se non ritiri tutto, Luke non verrà mai più a giocare con noi.» Abbozzo un sorriso e lei si imbroncia di più, girando il viso verso il nostro ospite.
«Uffa.» Si allontana strisciando i piedi, mentre io mi avvicino a Luke.
«Sarà il Karma.» Esibisco un sorriso di scherno e lui sposta gli occhi su di me, rimanendo serio.
«Sì, credo di sì...» Un sospiro segue le sue parole e mi ammorbidisco, appoggiandogli la mano sul braccio.
«Non prendertela, ancora non ti conosce bene... è normale che faccia così, come ogni bambino.»
«Lo so, lo so... ma mi sono perso così tante cose...» Si allontana verso la cucina e sospiro, seguendolo; ancora una volta i miei errori riescono a venire a galla e ripercuotermisi contro.
«Ti ho già detto che mi dispiace e l'ho fatto per te...»
«Amanda, lo so, me lo hai già detto e non ti sto dando la colpa, quindi non metterti sulla difensiva.» Mi lancia un'occhiata di rimprovero. «È solo una constatazione che ho fatto.»
Lo guardo per qualche secondo e poi chino in capo in avanti, espirando.
«Hai ragione, scusa...» Vorrei dirgli che mi dispiace si senta così, ma so che non servirebbe a molto; al passato non si può rimediare, però si può cambiare il futuro.
Osservo i suoi lineamenti, rialzando di poco la testa, e percepisco il malumore che traspare da ogni suo poro. Congiungo le sopracciglia in un'espressione di rammarico e mi avvicino, accarezzandogli il braccio, mentre lui si limita a guardarmi con quegli occhi puri, ma colmi di tristezza; la mia mano finisce sulla sua guancia e in un attimo sono in punta di piedi, che gli accarezzo i capelli, cingendogli le braccia al collo. Inalo il suo profumo e lui ricambia l'abbraccio, attirandomi a sé e appoggiando la testa sulla mia spalla; percepisco il suo respiro sulla pelle e dei brividi piacevoli mi si irradiano nel corpo, mentre le sue mani mi accarezzano.
«Mi sei mancata...» sussurra, appoggiando le labbra sul mio collo. Chiudo gli occhi e mi mordo il labbro, inclinando la testa e lasciando che i suoi baci mi facciano sentire in paradiso.
«Anche tu, Luke» rispondo in un soffio, mentre la sua bocca va a leccare il lobo del mio orecchio, facendomi ridacchiare; gli stringo maggiormente le braccia al collo e lui fa lo stesso, scendendo con le mani sul mio sedere.
«Cosa fate?» Lancio un urlo e mi allontano di scatto da lui, spingendolo via con una forza che non credevo di poter possedere.
«Niente, cucciola, ci stavamo abbracciando.» Le sorrido, ma il mio cuore sta facendo i salti mortali e il respiro accelerato non aiuta la situazione.
«Lo abraciavi perché gli vuoi bene? O perché è triste?» Sposto lo sguardo su Luke che tiene il viso basso, per poi riportarlo su mia figlia che ci guarda con un cipiglio davvero buffo.
«Perché gli voglio bene, tanto bene» rispondo, tornando a guardare Luke che ora ricambia lo sguardo e intravedo anche una certa malizia. «Allora, mangiamo?» propongo poi, cercando di spostare l'attenzione su altro che non sia me e lui avvinghiati.
«Sì! Vai, cucina!» esulta Jane, battendo le mani. Ridacchio e ordino ai due di preparare la tavola, mentre io cucino, così da farli anche stare un po' insieme.
Potrebbe essere l'inizio di una lunga convivenza, forse.




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