Terrore

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Mi appoggio alla prima cosa che mi capita a tiro e cerco di sorreggermi; non riesco a frenare le lacrime che scendono copiose sul mio volto e mi lascio scivolare sul pavimento, con il cuore che rimbomba nelle orecchie. Cerco ossigeno, ma non lo trovo; provo a respirare, ma è come se i miei polmoni si fossero chiusi.
Mi porto una mano tra i capelli e sento di star tremando, mentre le parole che ho letto sul telefono mi compaiono di fronte: È morto.
Mi copro la bocca con le mani, piangendo.
Perché sento questo vuoto?
Luke è...
Recupero il telefono con la vista offuscata e cerco di digitare una risposta per lo meno sensata, cercando di capire cosa diavolo sia successo e aspetto.

-Cosa c'è da capire, Amanda? È morto e lui sta malissimo... ormai la sua salute era già precaria.-

Non ci sto capendo più nulla e la testa inzia a pulsare sempre più forte.

-Luke è morto, cazzo, mi dici come mai?!-

Sento il respiro corto e non riesco a trattenermi, esplodendo in un pianto isterico che mi costringe a raggomitolarmi su me stessa.
Non posso credere che possa essergli successo qualcosa.
Non posso credere che non potrò mai più rivedere il suo viso, il suo sorriso. Anche se il nostro rapporto si è spezzato da tempo non posso credere che lui non ci sia più.

-Luke?! Suo padre è morto! Non Luke! Amanda, ma come ti è venuto in mente?-

Rileggo quelle parole un paio di volte e mi sento come libera, tornando a respirare. Chiudo gli occhi e una lieve risata mi sfiora le labbra, anche se le lacrime non hanno ancora abbandonato il mio viso.
Dio, non ci credo.
Per un momento mi è sembrato davvero di poter perdere tutto, di poter perdere Luke.
Mi passo le mani sul volto ed espiro, appoggiando la testa alla parete.
Il tremore non vuole smettere di impossessarsi di me e il cuore non smette di battere alla velocità della luce.
Il terrore puro ha preso il sopravvento di me per qualche minuto ed è stato terribile. L'idea di perdere Luke mi fa tremendamente male e non so perché.
Sento solo il bisogno di correre da lui.
Sospiro e mi passo ancora le mani tra i capelli, alzandomi dal pavimento e aggrappandomi alle pareti. Cammino fino alla mia stanza, dove mia figlia dorme indisturbata.
Nostra figlia.
Sospiro di nuovo e mi asciugo un'ultima lacrima che mi scivola lungo la guancia destra.
Un brivido mi accarezza la schiena e mi appare nella mente il corpo senza vita di Luke. Dannazione, devo stare calma; non gli è successo nulla.
Anche se ora starà malissimo per suo padre.
Forse dovrei andare a vedere come sta. Rettifico: ho una dannata voglia di andare da lui a vedere come sta, ma so che non posso.

-Dici che andare a trovarlo potrebbe essere una buona idea?-

Invio il messaggio a Gregg e attendo una risposta, che però sembra non arrivare. Finisco di prepararmi con ancora una strana angoscia addosso.
Mi infilo sotto le coperte, accanto a Jane e la stringo a me. Ho il telefono vicino, ma non sento nessuna vibrazione e la tensione aumenta, facendomi tremare e rabbrividire.
Continuo a pensare a Luke, ai suoi occhi, al suo sorriso, al nostro periodo insieme, a tutto quello che abbiamo passato, ai nostri baci, al suo profumo, ai suoi abbracci, al suo modo di starmi accanto, al suo modo di amarmi.
Lascio che una lacrima mi scivoli sul viso e ricada sul lenzuolo, accanto alla figura di mia figlia e la stringo a me, baciandole la fronte.
Chiudo gli occhi, pervasa da un sonno improvviso e solo prima di sprofondare tra le braccia della notte, mi sembra di sentire la vibrazione del mio telefono; ma ormai è troppo tardi.


Sono stati tre giorni stressanti.
L'immagine di Luke mi si manifesta nel cervello ogni minuto; ogni volta che faccio qualsiasi cosa, lui è lì.
Non sono andata da lui per il semplice fatto che la risposta di Gregg non è stata affatto positiva: -No, è una pessima idea.-
Non so cosa fare, non so come comportarmi e il nodo che sento allo stomaco non mi aiuta. Mangio poco o niente e cerco di trovare qualsiasi cosa da fare per non avere la costante presenza del mio ex ragazzo in testa, ma anche quando mi arriva un messaggio di Ian, dentro di me spero sia sempre e solo lui.
Sbuffo all'ennesima speranza morta e sepolta, rispondendo ad un messaggio di Ian in modo freddo e distaccato. La verità è che non mi dà nessun conforto, nessun tipo di tranquillità; non che gli abbia detto come stanno le cose, ovviamente, ma parlare con qualcuno che ti piace dovrebbe farti stare bene e non è così.
Esco dal mio ufficio e saluto cordialmente i colleghi, camminando per i corridoi; ho questa continua sensazione di ansia che mi attanaglia lo stomaco e non riesco in nessun modo a farla andare via. Passo di fronte all'ufficio di Gregg e la scrivania di Luke è vuota. Sospiro e mi passo le mani nei capelli, cercando di scacciare le brutte immagini che mi scorrono davanti agli occhi.
La porta si apre e sento qualcuno parlare; punto lo sguardo sulla figura di Gregg e quando mi vede si irrigidisce, salutando la persona dall'altra parte del telefono.
«Amanda...» Non capisco se io suo tono sia rammaricato, deluso, di rimprovero o tutte insieme.
«Gregg.» Tengo lo sguardo puntato su di lui e non mi muovo.
«Cosa ci fai qui?»
«È la mia azienda, ci lavoro.»
«Sì... intendevo in giro... Amanda se cerchi...» lo interrompo.
«No, non cerco nessuno.» Mi incammino verso le scale; magari uscire all'aperto mi farà bene.
«Aspetta.» Mi blocca per un braccio e lo sento sospirare. «Andare da lui non è una buona idea perché sta male e non vuole vedere nessuno... si è anche lasciato con Stacy e infatti ora sta con noi... non so cosa succederebbe se andassi da lui. Ora è confuso, Amanda...» Tocca a me sospirare.
«Infatti non voglio andare da lui, non mi interessa...»
«Sai che non ti credo, vero? Non sei così stronza. Ok, gli hai mentito per anni, sei scappata, lo hai abb...»
«Gregg...» lo riprendo; sono stufa di sentirmi ripetere continuamente i miei errori.
«Va bene, va bene... però se vuoi davvero andare da lui, assicurati che non gli farai alcun male... non come l'ultima volta...» Mi volto verso di lui, di scatto, vedendo il suo sguardo severo.
«Non l'avevo programmato e poi credevo che la verità fosse quella che tutti volevano, no?»
«Gli hai chiesto se rimarrebbe accanto a voi ancora oggi, Amanda! Capisci che lo hai... devastato?» Sbarro gli occhi e trattengo il respiro. Si ricorda davvero quella domanda detta come riflesso impulsivo?
O forse non lo era?
«Era... era una domanda spontanea, non.... non ci ho pensato...» I suoi occhi mi scrutano per qualche secondo, in silenzio.
«Non pensare che se ne sia fregato... non è affatto così.» Lascia il mio braccio e si allontana, lasciandomi impalata come una stupida.
Cosa?


One Chance [Sequel]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora