Le sue mani si muovono velocemente, andandosi a posare sulle sue labbra, mentre i suoi occhi sono sgranati in un modo che neanche credevo possibile.
«Cosa hai detto?» La sento appena, tra il tono decisamente basso e l'ostacolo davanti alle sue labbra, ma basta per farmi deglutire.
«Ho detto che...»
«No, ho sentito!» Il cambio di posizione è impressionante: ora con la schiena dritta, le braccia lungo i fianchi, le mani strette in due pungi e lo sguardo severo.
«Mi dispiace...»
«Ti... dispiace?!» Gesticola, aprendo la bocca in un'espressione sbalordita. «Mi hai mentito per anni! Anni, porca troia!» Si passa le mani sul viso, muovendo qualche passo, forse per calmarsi.
«Lo so, hai ragione... però, insomma... non me la sentivo...»
«Mamma e papà lo sanno?» Accusatorio.
«Sì...»
«Ah, ma bene! L'unica cogliona sono io, vero?! Dio, che stupida... e io che ero così contenta di dirti che...» Si blocca e butta fuori tutta l'aria, prendendo poi un bel respiro.
«Cosa devi dirmi?»
«Non te lo meriti, Amanda, davvero non te lo meriti...» Mi sento così piccola. È sempre stata lei quella forte, quella con il carattere duro, quella che provava a proteggermi da tutto e sentirmi dire questo è un po' come sentirlo da mia madre. Lei è la mia seconda madre.
«Jennifer...» inizio, ma subito mi blocca con la mano, portandola davanti al mio viso.
«No! Dimmi solo perché, voglio saperlo...» Incrocia le braccia al petto e mi guarda con sufficenza.
«Non volevi una relazione tra me e Luke e...»
«Infatti non sapevo di nessuna relazione!»
«Appunto! Non volevo lo sapessi!»
«Perché? Non volevi che facessi più parte della tua vita? Bastava dirlo!» I suoi occhi diventano lucidi e sento che il mio cuore si sta spezzando ancora un po'.
«No! Affatto! Ma non volevo sentirmi dire che era sbagliato, che dovevo lasciarlo e che non c'era futuro, perché stavo bene, perché lo amavo!» Il respiro mi si è accorciato parecchio e sento il cuore battere forte, mentre una lacrima mi scivola lungo la guancia. Jennifer rimane immobile a guardarmi e vedo che anche a lei scivola una lacrima sul viso.
Un attimo dopo sento solo un calore meraviglioso avvolgermi il corpo e chiudo gli occhi, stringendo mia sorella tra le braccia e inebriandomi del profumo della sua pelle, di casa.
«Lo sapevo che c'era qualcosa che non andava...» sussurra al mio orecchio, stringendomi sempre di più.
«Mi dispiace, sono una stupida, avrei dovuto dirtelo, ma avevo paura del tuo giudizio...»
«Non ti avrei giudicata, sapendo che lo amavi...» Amavo?
«Io non...» Taccio, rendendomi conto di ciò che le ho detto. Amavo Luke?
«Dai, raccontami...» Ci stacchiamo e la guardo negli occhi, di nuovo felici. Forse ho capito cosa intende quando dice che non ho gli occhi felici e forse credo che ora, avendole detto la verità, sia anche io un po' più felice.Il rientro a casa è molto allegro, tra le risate delle bambine e le effusioni romantiche di mia sorella e suo marito.
Apro la porta di casa e ci infiliamo dentro, pronti per pranzare.
«Pollo, patatine e insalata, vanno bene?» chiedo, alzando la voce per farmi sentire da tutti.
«Isalata? Bleah!» La faccia schifata di mia figlia mi fa abbozzare un sorriso.
«Non la vuoi proprio mangiare, eh?» Jane scuote la testa decisa.
«No! Tu hai mai magiato un albelo? Che chifo!» Scoppiamo tutti a ridere e mio padre si avvicina a lei, ancora confusa per questa risata generale.
«Piccola, l'insalata è buonissima! Io e la nonna la mangiamo sempre e vedi come siamo belli e in forma?» Mette in mostra i suoi muscoli, provocando un'espressione ancora più dubbiosa sul volto di mia figlia.
«L'isalata ti ha reso così? Alora non la voio!» Mette il broncio e mio padre sembra rimanerci abbastanza male, ma sfoggia uno dei suoi sorrisi più contagiosi.
«Vorrà dire che ce la mangeremo tutta noi! Peccato però, anche i conigli la mangiano... a te piacciono i conigli, vero?» Non erano amanti delle carote? Sto per intervenire, ma mia madre mi blocca, negando con la testa.
«Shi, mi piaciono!»
«Anche a me!» interviene Carly, andando accanto al nonno.
«Beh, allora perché non mangiate l'insalata?»
«Io la mangio!» Carly alza la mano, tutta contenta.
«Io non voio magiare un albelo!» Mia figlia sbuffa e mi avvicino anche io, mentre mia madre e Jennifer si dirigono in cucina, ridacchiando.
«Amore, perché non la provi?» chiedo.
«Non voio esere come il nonno, ma neache come un conilio!» Cerco di trattenere una risata e poso lo sguardo su mio padre, anche lui intento a non scoppiare.
«Va bene, va bene, allora niente insalata, d'accordo?»
«Yeeee!» Le due bambine corrono in camera, facendoci sentire le loro grida.
«Prima o poi gliele dovrai far mangiare le verdure.» Guardo Yuri, che sfoggia un sorriso molto dolce.
«Sì, prima o poi le mangerà, ne sono sicura.» Ci dirigiamo anche noi in cucina e solo ora mi rendo conto che dovevo chiedere a mia madre come mai oggi mia figlia si è comportata in quel modo. «Mamma» inizio, andandole di fianco, mentre prepara la padella per cucinare il pollo.
«Dimmi.» Mi sorride, pulendosi le mani in uno strofinaccio.
«Come mai oggi Jane non mi voleva? Non è che le hai detto qualcosa?» Il suo sguardo si fa cupo.
«Come puoi pensare che farei una cosa simile? Solo perché l'ho lasciata dieci minuti con il suo vero padre, non vuol dire che voglia ribaltare le tue decisioni.» Sospiro e annuisco, passandomi le mani sul viso.
«Va bene, ma allora perché ha fatto così?» Torno a guardarla, mentre lei si è rimessa ai fornelli.
«Lo scoprirai da sola.»
«Amanda!» Mi blocco dal rispondere a mia madre, udendo questa voce.
«Jenni?» Mi volto e la trovo a fissarmi, sorridente.
«Aiutami con le patate, dai!» Mi prende per un braccio e mi trascina al tavolo con lei.
«Va bene, va bene, ti aiuto...» Inizio a pelare le patate insieme a lei.
«Comunque non sono arrabbiata... sì, insomma, non è bello che mia sorella mi nasconda certe cose, ma comunque ora che so tutto mi sento meglio, più partecipe... anche se ancora non capisco una cosa...» Continuo a pelare le patate senza guardarla.
«Cosa?»
«Come faceva a piacerti? Cioè, insomma... è pur sempre giovane...» Poso il coltello e la patata che ho in mano, voltandomi verso di lei.
«Non lo so, Jenni, mi piaceva e basta... mi faceva stare bene...» Sospiro.
«E ora? Perché ora che è qui non provi a riallacciare un rapporto?»
«Perché è fidanzato, prima cosa... seconda cosa, sono passati diversi anni, ognuno si è fatto la propria vita...»
«Sì, ma merita la verità...» Eh no, ora basta. Non replico e continuo a fare il mio lavoro, anche se le sue parole (come quelle di tutti, d'altronde), mi ronzano nel cervello.
Dovrei davvero dirgli che sono rimasta incinta di lui?
Dovrei dirgli che me ne sono andata perché volevo proteggerlo e non perché non provavo più nulla per lui?
Dovrei davvero dirgli la verità?
Adoro la mia famiglia, ma con questa storia iniziano a farmi venire dei seri dubbi. Non so più cosa devo fare.Dopo mangiato ognuno va per la sua strada.
Mia sorella e Yuri decidono di tornare in hotel per un po', mia figlia e Carly vanno nella loro stanza a giocare, ma credo proprio che si addormenteranno presto e i miei genitori decidono di rilassarsi nella loro (mia) stanza.
Sono rimasta sola.
Mi siedo sul divano-letto e accendo la televisione, tanto per tenermi un po' di compagnia, ma subito il mio cervello inizia ad invadermi di pensieri che non riesco a fermare.
Dovrei andare da Isabelle, dovrei vedere come sta. Non posso abbandonarla così, anche se non mi vuole, io so che ha bisogno di qualcuno a cui urlare contro tutto il suo dolore e nonostante io ne abbia già fin sopra i capelli, devo andare da lei.
«Mamma, papà, esco, devo sbrigare delle commissioni, tornerò tra qualche ora, va bene?» dico, fuori dalla porta della stanza. Sento mio padre che mi dà l'ok e mi precipito fuori, prendendo le chiavi e la borsa.
Entro in macchina e procedo verso casa di Isabelle, sperando che non sia ancora arrabbiata con me o che mi cacci via, ma dubito che sia così.
Parcheggio davanti a casa sua e scendo, camminando verso la porta con il cuore che continua a battermi senza sosta nel petto.
Voglio risolvere questa situazione, sono stufa che nella mia vita ci debba sempre essere qualcosa che non va, voglio stare bene, voglio essere felice.
«Amanda, che cazzo vuoi?!» mi accoglie Belle, con sguardo severo.
«Isabelle, sono stufa, stufa di questa situazione... voglio chiarire, voglio tornare come prima o almeno capire cosa ti sta distruggendo! Mi hai già accennato qualcosa, ma voglio starti accanto perché ti voglio bene e perché sono una stupida! Ti ho detto cose brutte e mi dispiace, ero solo abbattuta dal fatto che pensassi che fossi una pessima madre... mi dispiace, davvero, ti prego, voglio starti accanto, voglio aiutarti, permettimelo, Isabelle...» Lei mi guarda senza dire nulla, con un'espressione neutra in viso.
«Amanda...» Una quantità enorme di lacrime iniziano a scivolare sul suo suo viso e allora mi avvicino, con cautela, per paura che possa cacciarmi ancora. Oso abbracciarla e sento che non mi respinge, che non cerca di allontanarmi, ma rimane immobile, piangendo sulla mia spalla.
Forse non sarà facile tornare amiche come prima, ma almeno è un primo passo, almeno c'è una speranza.Il silenzio domina la cucina. Cucina in cui sono stata fin troppe volte e che ora mi sembra quasi estranea.
«Come stai?» chiedo, cercando di cominciare una conversazione.
«Come vuoi che stia?» Il suo sguardo si posa su di me, permettendomi di vedere quanto siano gonfi i suoi occhi. Sospiro e le prendo la mano, accarezzandole il dorso.
«Cosa è successo?» È il suo turno di sospirare.
«Mi ha tradita...» Si porta l'altra mano davanti alla bocca e le stringo quella che ho tra le mie mani.
«Ne sei sicura?»
«Sì, sì, li ho visti... stavo tornando a casa dopo aver fatto la spesa e... passando sotto al suo ufficio l'ho visto... immagino con una collega...» Toglie bruscamente la mano dalla mia e se la porta sul viso, coprendosi. Non posso fare a meno di sentire una rabbia cieca ribollirmi nelle vene. So bene come ci si sente ad ad essere tradite; ti sembra di non essere abbastanza, di essere sbagliata e ti chiedi cosa non hai per essere rimpiazzata da una tizia qualunque.
La abbraccio, tenendola stretta tra le braccia. Non posso e non voglio abbandonarla proprio ora, ora che ha bisogno di un'amica più che mai. Anche se mi rendo conto di non essere stata una persona esemplare.
«È uno stronzo, Belle, non capisce quanto vali, non ha la minima idea di cosa si è perso!»
«Lo dici solo perché... non lo so neanche io perché lo dici... anche tu mi hai abbandonata...» Sospiro pesantemente e annuisco.
«Lo so, hai tutte le ragioni del mondo per odiarmi o non volermi vedere più, ma ti voglio bene, bene davvero, credimi...» Il suo sguardo si posa nel mio.
«Sai quante parole ti ho tirato dietro?» Un sorriso le spunta sulle labbra.
«Lo immagino.» Ridacchio e lei mi segue, asciugandosi poi le lacrime sotto gli occhi.
Spero che la situazione si risolvi per il meglio, non solo per lei, ma per entrambe. Sono davvero stufa di essere circondata da problemi.
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One Chance [Sequel]
أدب الهواةSEQUEL di Changes. |Completa| ⚠️È fortemente consigliata la lettura della prima storia - che potete trovare sul mio profilo - per comprendere lo svolgimento di questa.⚠️ ... Ormai sono passati quattro anni da quando Amanda è partita per trasferirsi...