Una Madre è pur Sempre una Madre

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Mi amava.
Non riesco a pensare ad altro mentre guido verso casa.
Non ci posso ancora credere.
È successo davvero? Ci siamo baciati?
Sospiro continuando a guidare.
Quando è arrivato Gregg, Luke è stato muto come un pesce, mentre io gli ho spiegato che me lo sono trovato fuori casa e, non sapendo dove portarlo, siamo finiti qui. Per fortuna non mi ha chiesto niente e spero non lo chieda neanche a Luke, ma ho il presentimento che non sarà così.
Parcheggio e scendo dall'auto, prendendo respiri profondi.
Ci siamo baciati.
Sono in guai seri.
Primo perché è fidanzato.
Secondo perché la nostra storia si è chiusa da tempo e nessuno prova più niente per l'altro.
Conseguenza: non ho la più pallida idea del perché sia successo.
D'accordo, era ubriaco, ma sapeva che quella donna ero io, sapeva di stare parlando con me e quindi voleva baciarmi.
No, impossibile.
Mi odia, anche se dice il contrario è ovvio che mi odia.
Arrivo di fronte alla porta di casa, ma, ancora una volta, mi rendo conto di aver lasciato le chiavi a casa.
Non voglio suonare e rischiare di svegliare tutti, quindi chiamo mia madre.
«Tesoro, tutto bene?» chiede direttamente.
«Sì mamma, sono qua fuori, potresti aprirmi, ho lasciato le chiavi a casa...»
«Certo piccola, vieni.» La chiamata si interrompere e sospiro, prima che venga ad aprirmi.
Devo lasciare tutti i miei pensieri qua fuori, prima di varcare la soglia.
La porta si apre e compare la figura esile di mia madre, con un sorriso stampato in volto. Entro e abbandono la borsa sul mobile accanto all'ingresso.
«Amore, va tutto bene? Sei sicura?» Le madri sono pur sempre delle madri e capiscono tutto.
«Sono solo stanca...» Mi passo una mano tra i capelli.
«Ci credo, è quasi mezzanotte... cosa è successo con quel ragazzo?» Mi volto verso di lei e la guardo titubante.
«Ho sonno, mamma... non è il momento di...» Mi interrompe.
«Era lui, vero?» Si avvicina, continuando a guardarmi con dolcezza.
«Chi?»
«Il padre di Jane.» Trasalisco, sbarrando gli occhi.
«C-che? No!... no...» Il suo sguardo mi fa capire che non se la beve. Ma come diavolo ha fatto a capirlo?
«Tesoro, stai tranquilla, non voglio giudicarti... sono solo... ecco... preoccupata...» Mi appoggia una mano sulla spalla.
«Mamma... lascia stare, davvero non è niente...»
«Voglio solo aiutarti tesoro, dimmi cosa è successo...» I suoi occhi sono fissi nei miei, trasmettendomi fiducia e amore. Lei è la prima a cui ho detto tutto, con cui mi sono aperta; forse farlo ancora mi farà bene.


Le racconto tutto, da quando ho incontrato Luke fino all'uscita di questa sera. Siamo sedute in cucina, con la porta chiusa, per evitare che qualcuno possa sentire e lei mi ascolta attentamente.
«Wow, non me lo aspettavo. Tesoro, ma... perché non gli dici la verità?» domanda, una volta finito tutto il racconto.
«Come posso? Chissà come reagirebbe e poi ci sono in ballo troppe cose... lui è più piccolo, Jane e io abbiamo bisogno di un uomo vero.»
«Tesoro, amore mio, cucciola...» Quando inizia così non si prospetta niente di buono. «Hai ragione, è vero, è tutto un casino che tu hai creato... è vero che è più piccolo, è vero che sono passati anni, è vero che meriti un uomo che si prenda cura di voi due, è tutto vero, ma...» Riprende fiato e sorride, mandandomi in confusione. «Ma stasera avete parlato, ti ha detto di amarti, hai detto che sembra distrutto per il tuo abbandono... forse merita almeno di sapere la verità.» Ok, ammetto di aver omesso la parte in cui lui sa che ho avuto una figlia tradendolo e lo pseudo bacio che ci siamo scambiati. Ma, in mia difesa, posso dire che sono dettagli insignificanti, no?
«So che lo merita, mamma, ma ha una fidanzata e mi odia...»
«Non ti odia...» Beh, se lo facesse sarebbe tutto più facile.
«Beh, se lo facesse sarebbe tutto più facile.» Lei ride, ma non capisco per cosa. Quando mi rendo conto che ho detto ciò che ho pensato, divento rossa e guardo altrove.
«Ovvio che sarebbe tutto più facile, ma tu ci staresti peggio, non è così?» La guardo per qualche secondo, incapace di rispondere. La verità è che ormai non so più cosa sarebbe peggio.
«Non lo so...» Sospiro e mi passo le mani tra i capelli. Si sta complicando tutto. All'inizio era così semplice: lui voleva starmi lontano e io anche. Come siamo finiti a questo punto? Forse la mia mania di conoscere la verità e i dettagli, la mia curiosità, mi ha portato a tutto questo.
Dannazione a me.
«Cucciola, tu cosa provi?» Il cuore perde un battito, prima di guardarla con una strana espressione.
«Cosa vuoi dire?»
«Cosa provi quando parli di questa situazione? Vuoi risolverla dicendo la verità o lasciarla in sospeso raccontando altre bugie?» Sì, perché sa che ho detto a tutti di essere rimasta incinta qua, quando lei sa benissimo che non è così.
«Non lo so, mamma, vorrei solo vedere mia figlia felice...»
«Anche io vorrei vederti felice.» I miei occhi si puntano nei suoi, in un secondo mi si riempiono di lacrime.
«Sono una pessima madre...» Mi copro la bocca con le mani, ma questo non mi impedisce di iniziare a singhiozzare. Odio tutto questo, odio non poter dare a mia figlia ciò che le spetta, ciò che desidera, ciò che è suo diritto avere.
«Non dire così, non è affatto vero, ok? Sei fantastica, hai cresciuto Jane da sola e sta venendo su una bambina dolcissima e favolosa come te...» Sento le sue braccia che mi circondano e mi aggrappo al suo pigiama, stringendola a me.
«Non è vero, mamma, sono pessima, non so darle ciò merita.»
«Ha già quello che merita, una madre meravigliosa come te.» Resto attaccata a lei ancora qualche minuto, nel silenzio della casa.
«Come hai fatto a capire che era lui?» le chiedo, quando mi sono calmata.
«Beh, non è stato difficile... quando gli ho aperto si vedeva che era ubriaco e si reggeva in piedi a fatica... ha chiesto di te con tono sprezzante, allora l'ho guardato il faccia e, nonostante il rossore e il luccichio, aveva due occhi azzurri, splendenti... si vedeva fosse più giovane di te e ho fatto due più due...» La guardo sbalordita. «Ok, ammetto che non ero convintissima, ma ho voluto tentare lo stesso, quando siamo arrivati, oggi, si vedeva che non stavi davvero bene, lo sai che capisco tutto...» Mi sorride comprensiva e mi accarezza la guancia, facendomi chiudere gli occhi. Sono davvero stanca.
«Sei la mamma migliore del mondo... vorrei essere come te...»
«Lo dice anche tua sorella,» ride «ma non dovete temere di essere cattive madri. Pensi che quando ho avuto Jennifer fossi pronta e addestrata per sopportare un mostriciattolo che piangeva e cagava tutto il tempo? Niente affatto!» Non posso fare a meno di ridacchiare per le sue parole. «Nessuno è in grado di fare la madre o il padre, si impara con il tempo, vivendo quella esperienza... e non pensare che quando sei arrivata te è stato tutto più facile! Di nuovo lagne e pannolini sporchi in continuazione!» Ridiamo insieme. «Davvero, cucciola, non devi preoccuparti, sei solo all'inizio, non hai ancora visto nulla.» Mi fa l'occhiolino per poi alzarsi e appoggiarmi una mano sulla spalla. Mi alzo e la abbraccio, stringendola a me come se potesse scivolarmi via dalle mani. Non sarò mai troppo grande per non avere più bisogno di lei e spero tanto che sarà lo stesso per Jane.



Il giorno dopo mi sveglio che mi sento molto riposata. Mi stiracchio e mi siedo sul divano-letto, prendendo il telefono dal tavolino che abbiamo spostato.
Le dieci meno cinque? Accidenti!
Scosto il lenzuolo dal corpo e mi dirigo in cucina, dove mia madre e le due bimbe sono già sedute.
«Ma buongiorno, cara» esordisce mia madre, facendomi cenno di sedermi accanto a lei.
«Ciao mamma!» mi saluta Jane, con la bocca piena.
«Zia!» Carly sorride, continuando a mangiare.
Mi siedo accanto a mia madre, trovandomi una tazzina di caffé.
«Tuo padre è andato a fare un giro qua in zona e stamattina non volevamo svegliarti, quindi ho fatto io la colazione per le bambine.»
«Beh, grazie.» Sorrido a mia madre, che ricambia e mi appoggia la mano sulla spalla, prima di alzarsi e lavare la propria tazzina.
«Allora, ragazze, oggi cosa facciamo?» chiedo loro, che smettono di fare colazione per guardarsi.
«Parco!» rispondono in coro, ridendo.
«E parco sia!» approvo, sorridendo.
Non so perché, ma mi sento stranamente bene.



La giornata la passiamo a ridere e scherzare. Le bambine giocano al parco, mentre io e i miei genitori ci concediamo una bella chiacchierata su una panchina.
Mi faccio raccontare come se la passano, come sta Jennifer e altri fatti di cronaca varia.
Rimango anche abbastanza scandalizzata quando mia madre mi racconta che una sera mio padre era uscito a notte fonda per comprare dei preservativi da un distributore automatico e un ragazzo davanti a lui aveva finito proprio l'ultimo pacco.
«Ho dovuto creare un diversivo per fregarglieli!» Ride, finendo di raccontare l'episodio.
Non so se essere contenta o devastata dal fatto che i miei genitori siano più attivi sessualmente di me.
«E tu, amore, come te la passi in fatto di ragazzi?» Mia madre sorride, ma non capisco se la frase sia in qualche modo legata al discorso della sera precedente o solo una mera curiosità.
«Per ora niente... mi dedico al mio lavoro e... avevo trovato un uomo, ma era ancora innamorato della sua ex moglie.» Alzo le spalle, accennando un sorriso.
«Oh, tesoro,» sento le braccia di mio padre che mi circondano il corpo; «non devi preoccuparti, gli uomini così sono della feccia, lasciali stare, meriti molto meglio!» Già, come un uomo che dice di amarmi e proprio quando cerco di dargli un'occasione, torna miracolosamente con la moglie... o forse come il padre di mia figlia che ha dieci anni meno di me e ha detto di amarmi (quando stavamo insieme, s'intende) quando era ubriaco marcio.
Merito questo tipo di uomo?
«Non mi preoccupo, come ho già detto mi dedico al mio lavoro... e a mia figlia...» Lancio uno sguardo a Jane e Carly che si rincorrono ridendo. Quando poso lo sguardo sui miei genitori, noto che si stanno scambiano un'occhiata strana, come se volessero dire qualcosa, ma si trattengono. Aggrotto la fronte, confusa, ma mi madre mostra il suo sorriso migliore e decido di lasciar perdere. Forse è meglio così.


La sera io e mia mamma prepariamo la cena, sempre scambiandoci delle risate complici. Mi sono divertita oggi, perfino quando Jane ha iniziato a fare i capricci perché voleva il gelato e il nonno si è messo a farle il verso, facendo ridere tutti, compresa mia figlia.
Devo ammettere che mi è mancato molto passare del tempo con le mie radici, con le persone che mi hanno cresciuta e amata.
«Mamma...» Mi volto verso mia figlia, che ha gli occhi stanchi.
«Dimmi, amore.» Lascio un attimo mia madre da sola a cucinare e prendo Jane in braccio.
«Ho fame.» Espone il labbro inferiore, facendomi ridacchiare.
«Tra poco è pronto.» Sorrido e compare anche Carly.
«Zia, zia, quando si mangia?» Sorride, posando lo sguardo su me e Jane, ma poi si fa cupa.
«Che succede, cucciola?» Metto giù Jane e prendo Carly, per poi essere raggiunta da mia madre.
«Voglio la mamma...» Comincia a piangere e la stringo al mio petto.
«Verrà presto, tesoro, molto presto.»




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Salve fan!
Spero vi sia piaciuto il capitolo!
Se vi chiedete perché aggiorno così tardi, beh, è colpa di una mia amica che non ha rispettato un patto! (EricaChianese sei una trota.)

Un bacio e alla prossima! :*
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One Chance [Sequel]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora