Capitolo 9

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Cleo

«Me lo vuoi dire o no?» continua a chiedermi Madison mentre bevo il mio cappuccino. Mi appoggio al muretto e lo guardo, scuotendo il capo.
«Ma perché? Questo è il ringraziamento per averti accompagnata fin lì!» si lamenta.
Sbuffo e finisco il mio cappuccino, butto il contenitore in cartone nel cestino e mi dirigo verso l'interno del campus seguita da Madison.
«Lo dirò a te e agli altri a pranzo, aspetta un po'» gli ripeto per l'ennesima volta. Lui sbuffa rumorosamente.

Saliamo le scale ed entriamo in camera mia, dove Sarah, Laila e Jace ci stanno aspettando. Io chiudo la porta e mi levo la felpa, mettendola nella cesta dei panni sporchi nel piccolo bagno.
«Come è andata?» mi chiede Sarah. Ormai non è più sotto l'effetto di alcool.
«Cleo non mi vuole dire cosa le ha proposto il proprietario del bar!» esclama Madison alla sorella, sembra proprio un bambino che si lamenta con la madre perché la sorella gli fa i dispetti.
Lo fulmino con lo sguardo e mi sposto verso la mia scrivania per metterla un po' in ordine, mentre Laila e Jace si sbaciucchiano sul letto di lei.
Madison prende un cuscino dal mio letto e lo tira addosso alle facce unite dei due piccioncini. Io lo guarda nuovamente male, esclamando: «Il mio cuscino, dai!».
Lui ride, poi mi scimmiotta un po'.
«Ti sta bene» mi dice infine.

***

Quando ci sediamo intorno al tavolo rotondo della mensa, appoggiamo i nostri vassoi ed iniziamo a chiacchierare. Poi, fortunatamente per Madison, arriva il momento di parlare con i miei amici della proposta che mi è stata fatta.
Apro l'argomento e, dopo diverse domande, parlo della proposta.
«Poiché il college è troppo lontano dal bar, il signor Scott mi ha proposto di andare ad abitare in un piccolo appartamento con un'altra persona. L'affitto sarà pagato metà da me e metà dall'altra persona» inizio a dire. «Ogni mattina alle sette e un quarto passa l'autobus che porta direttamente al college, sono venti minuti di mezzi pubblici, quindi arriverei in orario. Il pomeriggio mi basterà tornare all'appartamento e girare dietro l'angolo per andare a lavoro», continuo. Prendo un po' di fiato, mi sento in imbarazzo, tutti gli occhi dei miei amici sono su di me ed io mi sento osservata. È una sensazione che non mi piace, essere osservata.
«Tornerei in camera con voi tutti i venerdì ed i sabati sera, quando non lavoro il giorno dopo, ed ogni tanto potreste venirmi a trovare voi», sospiro nuovamente.
Guardo le mie amiche. Sarah e Laila mi stanno sorridendo, è uno di quei sorrisi comprensivi che fanno di solito. Laila annuisce e Sarah mi prende una mano.
«Tesoro, sappiamo quanto sia importante per te questa cosa del renderti indipendente per non sentirti un peso per i tuoi zii», dice, «quindi ogni tua decisione, sarà appoggiata da me e Laila.» Lancia uno sguardo d'intesa a Laila, che mi guarda annuendo. Sorrido e stringo la mano di Sarah, non sapendo che altro dire se non: «Non so proprio come ringraziarvi!»
«Non hai nulla di cui ringraziare» mi rassicura Laila, scuotendo il capo.

In tutto questo, i ragazzi non hanno detto una parola. Li guardo ricordandomi della loro presenza ed inarco un sopracciglio, aspettando che dicano qualcosa.
«Sono contento per te» dice Jace, sorridendo calorosamente.
«Già sì, anche io» annuisce Madison, sorridente, anche se meno rispetto agli altri.
Riprendo a mangiare il mio pranzo, e così fanno gli altri. Ogni tanto qualcuno mi fa qualche domanda, del tipo: «Quando andrai a vedere l'appartamento?»
Allora io rispondo: «Ancora non lo so, pomeriggio o domani mattina chiamerò il signor Scott.»

Finiamo di pranzare e andiamo a svuotare i vassoi, lasciando quest'ultimi al loro posto sulla mensola. Poi ci dividiamo, i ragazzi vanno nel dormitorio maschile, mentre io, Laila e Sarah torniamo in camera nostra. Ho deciso di chiamare pomeriggio stesso il signor Scott per accettare il lavoro e la sua proposta per l'appartamento.
Sono seduta sul mio letto quando compongo il numero, il telefono squilla. Sarah mi fa segno di mettere il vivavoce ma io mi rifiuto e scuoto il capo. Dopo poco una voce femminile, squillante e giovanile, risponde.
«Salve, sono Cleo Harvey», mi presento. «Potrei parlare con il signor Scott?» chiedo gentilmente.
«Certo, glielo passo subito» mi risponde lei.

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