Capitolo 10

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Quando entro nel palazzo, le scale sono bianche, così come le pareti. C'è un ascensore che ci porta al terzo piano, quello in cui si trova il mio futuro appartamento.
Il signor Scott, sempre ben vestito e ben pettinato, mi porge le chiavi e mi invita ad aprire la porta.
Giro la chiave nella serratura e la porta si apre, sorpassiamo la soglia e mi guardo intorno.
Quando apro la porta, davanti a me si trova un divano bianco e due poltroncine, una blu ed una rossa. Davanti al divano, contro il muro, c'è un mobile basso ma lungo in legno nero, al di sopra di questo è disposto uno schermo della tv. Le pareti sono anch'esse bianche, e la cucina è unita alla sala. Le pareti della cucina, separata dalla sala solo da un muretto alto mezzo metro, sono invece gialle. La cucina è bianca e rossa, bianco il bancone, rosse le ante ed i cassetti. Il tavolo invece è in vetro, le sedie bianche.
Lo stile è molto moderno, la finestra è priva di tende e la luce illumina la casa. Poi ci sono tre porte, una delle quali porta a quella che dovrebbe essere la mia stanza.
Entro e la prima cosa che noto, sono le pareti. Il colore è tendente al blu notte, e sul soffitto ci sono alcuni adesivi che ricordano le stelle e la luna. Il letto è contro il muro, mentre la scrivania è accanto alla finestra. C'è un armadio in legno, una sedia abbinata alla scrivania e delle mensole attaccate alle pareti.
Qui la tenda c'è, è una tenda color bianco, che si abbina al colore delle pareti e al legno della scrivania e della sedia.

Dopo aver visto anche il bagno, io ed il signor Scott ci sediamo intorno al tavolo. Discutiamo sul prezzo da pagare per l'affitto e per quanto riguarda invece il posto di lavoro, dopodiché mi fa firmare un documento e mi consegna le chiavi.
«Allora ci vediamo lunedì alle due.» L'uomo si alza e mi sorride, mi porge una mano ed io gliela stringo.
Esce dall'appartamento, mentre io decido di restare ancora un po'.
C'è una camera che però non ho ancora guardato. Mi avvicino alla stanza e, delicatamente, apro la porta. Ancora non c'è nessuno nella stanza, la quale è molto simile alla mia, solo che le pareti sono nere e le tende non ci sono.
Entro dentro e mi guardo intorno, noto che sulla scrivania c'è un libro. Mi avvicino e lo prendo fra le mani, sfoglio le prime pagine e sento l'odore di antico. Questo libro deve essere vecchio, le pagine sono leggermente ingiallite. Sono quasi tentata di metterlo in borsa, poi cambio idea, e lascio il libro sulla scrivania prima di uscire dalla stanza, e poi dalla casa.

***

«Ti piace?» mi chiede Laila. Io annuisco.
«E quando intendi andarci?» mi chiede invece Sarah.
«Inizio lunedì a lavorare, quindi domani sera sarò già lì» rispondo mentre finisco di bere il mio caffè.
«Hai già preparato le tue cose?» mi chiede sempre Sarah.
«No, sono tornata poco fa dalla visita alla casa, pensavo di prepararle pomeriggio» dico. «Potreste aiutarmi» continuo.
«Spiacente tesoro, oggi esco con Jace», mi informa Laila. Io la scimmiotto un po' per prenderla in giro in modo affettuoso, e per tutta risposta lei mi fa una linguaccia.
«Ti aiuto io, tranquilla» mi rassicura Sarah mentre ridacchia per il mio comportamento e quello di Laila.

Io e Sarah torniamo in stanza, mentre Laila è andata al suo appuntamento con Jace.
Sarah mi aiuta con le valige, e mentre io metto i vestiti in valigia, lei sistema i libri di scuola e tutti gli oggetti che si trovano sulla mia scrivania in una scatola.
«Hai già avvisato i tuoi zii?» mi chiede lei.
«Non ancora, pensavo di farlo stasera» le rispondo mentre piego una maglietta, rigorosamente nera.
«E hai già conosciuto la tua coinquilina?» Sarah fa un sacco di domande!
«No, non so neanche finché vivrò da sola in quella casa. Mi ha detto il signor Scott che la persona a cui ha fatto la mia stessa proposta ci sta ancora pensando», sospiro prendendo una pausa, poi continuo. «Spero solo di andarci d'accordo, o non so come andrà a finire questa storia.»

Tyler

«Pronto?» La voce della segretaria è così squillante e fastidiosa. Per un attimo penso a quella voce che grida il mio nome, o al visino che possa avere quella segretaria. Me la immagino bionda, bassa e magra ma terribilmente sexy. Deve indossare una divisa da segretaria, una di quelle nere ed attillate.
Ma perché faccio questi pensieri? Che problemi ho?
Mi riprendo da quei pensieri e chiedo con il tono più gentile che mi esce: «Ehm...» tossisco. «Gentilmente, potrebbe passarmi mio zio? Scott.»
«Certamente, aspetti solo un attimo» le sento dire.

«Tyler?» sento la voce di mio zio dall'altra parte del telefono. «Qualcosa non va?» mi chiede.
«Quando inizio a lavorare?» chiedo, un po' a bassa voce, quasi mi imbarazzi il fatto che abbia accettato il lavoro dello zio.
Sento un risolino dall'altro capo del telefono, sembra divertito, poi risponde: «Lunedì mattina alle otto ti voglio in ufficio da me, mi raccomando non indossare quegli orrendi pantaloni tutti strappati», si burla di me. «Un paio di jeans neri ed una camicia bianca, non necessariamente dentro i pantaloni», lo sento sbuffare un po'. «Le scarpe sportive te le concedo», conclude.
E quando sto per dire qualcosa credendo che lui abbia finito di sparare cazzate, riprende a blaterale: «Ho lasciato le chiavi dell'appartamento a tua madre, spero ti piaccia. A lunedì, Tyler» e mette giù.
A lunedì, zio, penso.

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