Capitolo 18

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Mi sveglio di colpo, e come prima cosa, prendo il telefono per controllare l'ora. Sono le 3:14 di notte. Controllo, quasi automaticamente, se ci sono messaggi da parte di lui, ma nulla. Faccio sempre così ogni volta che lo sogno. Sbuffo delusa, ma è ovvio che non mi cercherà, non avrebbe senso, e non ne avrebbe motivo.
Non c'è più Cleo, lui non c'è più, mi ripeto. Annuisco poi piano, come se mi stessi rispondendo da sola; adesso sto anche impazzendo.
Mi fa male la testa, decido quindi di andare a prendere un calmante.

Quando esco dalla mia camera, trovo la TV in salotto accesa. Mi avvicino al divano e, come sospettavo, ci trovo Tyler. Ma non era andato a dormire, lui?! Scuoto il capo e mi avvicino per spegnere il televisore, poi mi dirigo verso la cucina in cerca di un calmante. Ma nulla, non lo trovo. Mi metto a frugare nella mia borsa, ma devo averli finiti. Vorrei chiedere a Tyler, ma mi dispiace svegliarlo, quindi mi intrufolo nella sua camera e mi metto a cercare fra le sue cose.
Quando mi avvicino alla scrivania, trovo alcune foto sparse. E ce n'è una in particolare che attira la mia attenzione: ci sono due bambini, stessa statura, si tengono a braccetto. Uno ha i capelli neri, l'altro è castano chiaro, ricciolino. Hanno entrambi le fossette, stanno sorridendo. Presumo che il bambino con i capelli neri sia Tyler, ma l'altro ha un'aria familiare. Come se lo avessi già visto, ma non ricordo quando e dove, chi sia.
Il fatto che io mi stia scervellando per capire chi sia il bambino accanto a Tyler, mi ha fatto peggiorare il mal di testa. Magari mi ricorda qualcuno, ma sicuramente non lo conosco. Come faccio a conoscerlo, se sono in America da pochi mesi.
Del calmante non c'è traccia neanche in camera di Tyler, quindi l'unica cosa che mi resta da fare, è tornare a dormire.

***

«Buongiorno», mi dice Tyler mentre entro in cucina. È seduto a tavola che mangia una brioche. Ma dove l'ha presa, se il frigo è vuoto?
Ha i capelli scompigliati che gli ricadono sulla fronte, e la guancia ha ancora il segno del cuscino. Tiene gli occhi socchiusi, e indossa una tuta color nero.
«'Giorno» rispondo, andando a sedermi a tavola. «Dove li hai presi questi?» domando, indicando i cornetti sul tavolo.
«Scott li ha portati stamattina, è stato lui a svegliarmi», borbotta.
«Non l'ho sentito...», scuoto il capo, pensandoci. «Dovevo essere proprio in pieno sonno», rifletto ad alta voce.
«Ti sentivo russare dalla cucina» dice Tyler, guardandomi con la coda dell'occhio e sopprimendo una risata.
«Questo non è vero!» esclamo, alzandomi di scatto.
«Ehi, ehi...» Tyler scoppia a ridere.
«Calma, stavo scherzando», mi rassicura, poi mi offre un cornetto, ed io lo accetto, ringraziandolo con un sorriso.
«Senti», inizia Tyler mentre mastica l'ultimo boccone di brioche. «Se ti va, posso accompagnarti io a scuola, passo di lì per andare alla casa editrice» dice a sguardo basso, come se si vergognasse di ciò che sta dicendo. Mi sa che non è solito fare favori del genere, ma apprezzo il fatto che me lo abbia proposto.
«Okay, grazie», mi limito a dire, per non fargli notare che la cosa mi fa più piacere di quel che faccio credere.

«Cleo ti muovi? Sono quaranta minuti che sei chiusa in quel bagno, faremo entrambi tardi!» Si lamenta Tyler da dietro la porta del bagno.
«Calma, ho finito» rispondo tranquilla mentre esco dal bagno, andando ad indossare la giacca per uscire, con la cartella in spalla.
«Mi sa che te ne sei approfittata della mia proposta e te la sei presa con comodo», dice Tyler mentre entriamo in auto.
«Lo avresti fatto anche tu», borbotto, allacciando la cintura.
«Non mi conosci», ridacchia, scuotendo il capo.
«Viviamo insieme da soli tre giorni, Tyler», gli sorrido ironica.
Non era una battuta, vero? Ti prego dimmi di no.
Ma tu sei sempre in mezzo? Sbuffo.
Appoggio la fronte contro il finestrino e resto ad osservare come le persone iniziano la loro giornata alle 8:15 del mattino.
«Non puoi andare più veloce?», chiedo, sbuffando nuovamente.
«Non vedi che il semaforo è rosso?» risponde. Io lo guardo, ma non rispondo.

«Grazie», gli dico prima di richiudere la portiera dell'auto.
«Di nulla» risponde, scuotendo il capo.
Chiudo la portiera, aspettando che la macchina riparta, prima di incamminarmi verso l'entrata della scuola.

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Allora! Eccomi qui con un nuovo capitolo. Mi scuso, ma sono un po' occupata, e adesso che inizierà la scuola lo sarò ancora di più. Ma non preoccupatevi che presto o tardi riuscirò ad aggiornare.
Fatemi sapere se il capitolo vi piace, un bacio!

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