Capitolo 6

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La mattina mi alzo stanchissima.
Non sono mai stata così stanca.
Prima era dura ma adesso con la scuola é praticamente impossibile.
Vado a buttarmi sotto la doccia.
Esco e scelgo cosa indossare.
Opto per un pantaloncino a vita alta grigio e una canotta celeste sopra.
Metto le mie vans grigie sotto e un po di mascara.
Vado a svegliare i bambini e gli preparo la colazione.
Clary bussa puntuale e io esco per andare a scuola.
La giornata procede normalmente.
Sono stata costantemente preoccupata per i bambini.
Alessandro era ancora scosso e gli altri avevano paura.
Ad ora di pranzo ricevo una telefonata da Frederik.
<Pronto? Frederik? É successo qualcosa?>
<No Signorina Evans. I bambini sono all'entrata della scuola ma non vogliono entrare. Penso abbiano paura.>
<Arrivo subito.>
Mi precipito all'ingresso.
Appena mi vedono, i bambini, mi saltano addosso.
Si attaccano alle gambe e Alessandro al mio collo.
Con lui in braccio e gli altri dietro mi avvio in mensa.
Entriamo e tutti ci guardano.
Alessandro ha il volto nel mio collo e non osa alzare la testa.
Poverino.
Sono tutti dei bastardi!
Vado al tavolo da Clary e iniziamo a mangiare. Alessandro inizia a singhiozzare sulla mia spalla.
<Ale...piccolo...i ragazzi cattivi non ci sono più e poi ci sono io a proteggerti.>
<Mi proteggi da tutto?>
<Da tutto tesoro.>
<Ti voglio bene Morgana.>
<Anche io piccolo.>
Torniamo in classe e prima che inizi la lezione mi avvicino alla cattedra per parlare alla professoressa.
<Mi scusi professoressa...oggi dovrei uscire ancora prima...bastano anche 20 minuti il mio capo mi ha convocata per un impegno urgente.>
<Non si preoccupi signorina Evans faccia ciò che deve fare.>
Mi rivolge un sorriso comprensivo e mi avvio al mio posto.
Vicino ad Alexander.
Oggi Clary é andata a casa dopo pranzo per una commissione con la madre.
Prendo i libri dallo zaino e inizio a seguire la lezione.
La prof mi avvisa quando devo andare.
Un ragazzo in fondo alla classe mi guarda con furia e disgusto.
É lui che mi chiama puttana ogni giorno.
Penso l'abbia ridetto ma io non ho sentito.
Esco dalla classe e vado a casa a cambiarmi.
Lavoro come cameriera e indosso l'uniforme.
Finito di lavorare,stavolta alle 22, mi avvio a casa.
Ad un certo punto intravedo una figura in lontananza.
Anzi non una. É un gruppo.
<Bambini non mi mollate per nessun motivo.>
Si attaccano a me e come se niente fosse continuiamo a camminare.
Avvicinandoci riconosco i ragazzi.
Sono gli amici di Alexander.
E dietro c'é proprio lui.
ODDIO NO.
Non devono vedermi in uniforme. NONONO.
Lui, ovviamente mi nota e mi squadra dalla testa ai piedi con curiosità.
Ha capito tutto.
<Uh...guardate chi c'é...la puttana della scuola. Che piacere incontrarti.> dice uno dei tanti ragazzi.
Non rispondo e continuo a camminare.
Qualcuno mi afferra per il braccio e a quel contatto sussulto.
Mi volto e trovo il volto di Alexander a 5 centimetri dal mio.
Ci fissiamo per dei secondi interminabili poi lui si gira e se ne va.
Mi volto anche io e vado a casa.
Entro e dopo aver messo a letto i bambini posso anche io cadere in un sonno riparatore.
Un sonno pieno di occhi azzurri.
I suoi occhi azzurri.

Scusate so che é cortissimo ma non ho avuto tempo per fare di meglio. Prometto che nel prossimo capitolo mi faró perdonare.
Ringrazio tutti quelli che stanno seguendo la storia, spero vi stia piancendo.
Vi prego commentate e regalatemi una stellina.
Un bacio
-G

Mi hai stravolto l'esistenzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora