Capitolo 9

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MORGANA POV

L'immagine di lui che se la scopa durante le ore scolastiche mi disgusta, ma non solo, mi irrita. Sapevo che era un puttaniere ma non immaginavo che potesse farsi due ragazze diverse a distanza di poche ore. Si vede che so poche cose su di lui.Mi vergogno da morire,ho pianto davanti a lui. Ho mostrato debolezza e non va per niente bene. Mi riscuoto dai miei pensieri e mi incammino verso casa per andare a cambiarmi e poi andare a lavoro. Dopo otto ore di lavoro estenuante, sono libera di andare a casa. I bambini sono per metà addormentati ed io non sono messa meglio. Arrivo davanti alla porta di casa e appoggiato al cancello trovo Alexander. MERDA. Che vuole? Mi avvicino con cautela. Quando sono davanti alla porta cerco di essere indifferente. <Da dove vieni?> mi chiede con quella sua stupenda voce roca. <Dall'Italia.> rispondo con noncuranza.<Intendo...dove sei stata tutto il pomeriggio?> ha una voce sorprendentemente calma. <Non sono cose che ti riguardano e mi sembra di avertelo già ripetuto parecchie volte.> Apro la porta di casa e faccio entrare i bambini. Faccio anche per chiudere la porta ma lui la blocca con un piede. Entra in casa come se niente fosse e noto che i bambini sono parecchio incuriositi dal suo comportamento. Ad un certo punto sento uno dei bambini urlare e mi volto di scatto. <Morgana!! Patrizio mi ha dato un pizzico!!> mi dice Emanuele.<Patrizio...che ti ho detto? Non si picchiano i tuoi fratelli e neanche tua sorella. Non lo fare più. Promettilo.> gli dico.<Promesso sorellina.> gli sorrido e gli do un bacio sulla guancia. Do un bacio anche a tutti gli altri e li mando a letto. Mi volto verso Alexander e gli dico<Adesso dovresti andare anche tu. Non è un buon momento.> <Non me ne vado fin quando non mi dici dove sei stata oggi pomeriggio.> <Alexander...non lo dico. Non l'ho detto a nessuno e non capisco perché dovrei dirlo a te. Adesso devi andare sono stanchissima e devo andare a controllare i bambini.> mi afferra i polsi e mi sbatte delicatamente al muro. ODDIO. PAURA.<Perché hai paura? Non ti faccio del male. Ogni volta che ti tocco sei terrorizzata ed io mi sento uno schifo. Perché hai paura?>mi sussurra.<Io...non...mi dispiace non posso...io...ti prego lasciami.> ho iniziato a piangere. Mi lascia e mi sussurra<Io non ti farei mai del male...ricordatelo> e io ci credo, ci credo veramente. Ci credo ma non sono ancora pronta per farmi toccare da qualcuno. Lui esce di casa e io mi sento vuota, è una strana sensazione, mai provata prima. Salgo le scale e vado a controllare i bambini. Li trovo tutti in camera di Monica, mi stavano aspettando.<Perché piangi?> mi chiede Monica.<No tesoro...non sto piangendo.>le dico dolcemente.<Si che piangi hai gli occhi rossi.>mi dice Gabriele.Li amo così tanto.<Venite qui.> non se lo fanno ripetere due volte e mi saltano in braccio. Ci sdraiamo tutti insieme e non sento più il vuoto lasciato da lui. Loro riescono a rendermi felice, e non solo, danno un senso alla mia vita. Ed è con questi pensieri che mi addormento.

La mattina seguente mi sveglio e sento un peso sul mio corpo. Mi accorgo di aver dormito con i bambini e tutti gli avvenimenti di ieri sera mi tornano alla mente. Ieri sera ho avuto di nuovo paura, cazzo, quella maledetta paura non mi abbandona mai. MAI. Per fortuna oggi è sabato. NIENTE SCUOLA!!! Mi alzo cercando di non svegliare i bambini. Torno in camera mia, prendo dei vestiti puliti e mi precipito sotto la doccia. Dopo essermi lavata, indosso i jeans strappati neri e la felpa bianca che ho scelto. Mi metto le mie Convers bianche e vado a scegliere i vestiti per i bambini. Scendo in cucina e inizio a preparare la colazione. Dopo una mezz'ora sento il telefono suonare e corro a rispondere.<Pronto?> <Buongiorno!!!Oggi shopping mia cara!!!> la voce di Clary risuona in tutta la casa per quanto urla e io non posso che ridere.<Buongiorno anche a te! Clary non so se ti ricordi ma il sabato lavoro e non solo inizio alle 13:30 e non alle 16:00, stamattina non ho le forze di alzarmi e di uscire poi anche volendo ho i bambini da controllare.>lo dico con nostalgia, mi mancano i giorni in cui avevo un sacco di tempo libero da spendere con le mie amiche. Adesso non ho tempo per fare niente. Sono un'asociale, e mi dispiace.<E' vero, scusami tanto...>mi dice<Non sei tu che devi scusarti, mi dispiace che tu abbia trovato proprio me come amica.> <Ma non dirlo neanche per scherzo! Sei un'amica favolosa,migliore di tante altre. Per farti perdonare, andiamo domani che non lavori a fare shopping!!> <Va bene, c'è solo un problema...dove lascio i bambini?>le chiedo.<...MA CERTO!! Come ho fatto a non pensarci prima...li lasciamo a mia madre...lei adora i bambini!! Sarà felice di tenerli per qualche ora, e poi siamo a 10 metri di distanza no?> Mi sembra un'idea fantastica. Potrò stare tranquilla, come ai vecchi tempi, per qualche ora.<Geniale!! Allora ci vediamo domani alle 10?> <Siii!! Ti vengo a prendere io, e facciamo conoscere i bambini a mia madre.> sembra entusiasta.<Perfetto allora. A domani!> <A domani tesoro!!> chiudo la telefonata e vado di sopra a svegliare i bambini. Appena sono pronti li faccio scendere giù in cucina per la colazione e li preparo per andare a lavoro. Il sabato non metto l'uniforme perché non servo ai tavoli, ma pulisco i bagni. Faccio questi lavori extra per una paga migliore. Non posso fare altrimenti. Non arriverei davvero a fine mese. Esco di casa e vado verso il ristorante. Arrivata, porto i bambini nella sala dove stanno di solito e mi incammino verso i bagni dell'ala fumatori. E' sempre uno schifo qui ma non mi lamento e faccio il mio lavoro, anche con quel puzzo di fumo che ti uccide i polmoni. Il ristorante dove lavoro è enorme. E' un edificio a tre piani. Ovviamente dovrò lavare i bagni di tutti e tre i piani e al solo pensiero mi viene da vomitare. Arrivata l'ora di cena, e quindi l'apertura del locale, ho pulito tutti i bagni del primo piano e metà di quelli del secondo. Guardo l'orologio e vedo che sono le 20:30. Ho finito anche il secondo piano e mi sposto al terzo. Salgo le scale e entro nel primo bagno. Che schifo. Mi sono già abituata alla puzza di fumo, anche se oggi è più forte della settimana scorsa. Dopo una decina di minuti che sono seduta a terra a pulire un water, sento la porta del bagno aprirsi. Secondo le regole del ristorante, in questi casi, non devo avere nessun contatto con il cliente. Continuo il mio lavoro tranquillamente, fin quando una voce non mi fa alzare lo sguardo terrorizzata.

<Morgana!?> Quella voce,cazzo,quella voce. Alexander.<Morgana...che ci fai qui!?> e adesso che gli dico. Opto per la verità, tanto sarebbe comunque venuto a saperlo.

<Lavoro Alexander.> gli dico con la voce più calma possibile.<Tu...che cosa!?> ma è stupido? <Lavoro Alexander...cos'è che non capisci?> mi sta irritando.<Tu pulisci i cessi di un ristorante!?> <Solo il sabato...gli altri giorni faccio la cameriera nell'altra ala del ristorante.> che vergogna, vorrei sprofondare. 
Fino ad adesso ho parlato senza guardarlo,così alzo lo sguardo dal pavimento e lo punto sui suoi occhi color del mare.

ALEXANDER POV
Quando alza lo sguardo e lo punta nel mio, leggo nei suoi occhi la vergogna e l'umiliazione.
Lei lavora qui,non ci credo.
Pulisce i cessi di un ristorante cazzo!
Perché...perché lavora? Ha 17 anni! Poi collego le cose...<Tornavi dal lavoro quella sera vero?> le domando sapendo la risposta. É imbarazzata e si vergogna.<Si venivo da qui.>
Oddio...<Perché lo fai?> Devo sapere.Lei abbassa gli occhi e continua a strofinare quel panno sudicio su un gabinetto ancora più sudicio.<Rispondimi.> lo dico con il tono di voce più minaccioso possibile.
<Non sono tenuta a farlo.> lo dice alzandosi per bagnare il panno.
Mi avvicino e prendendole i polsi la sbatto al muro. Spalanca gli occhi. È terrorizzata. Perché!?
<Perché hai paura? Te l'ho detto, non ti farei mai del male.> ed é vero. Non gli farei mai del male. Non so perché...il suo sorriso,la sua voce,i suoi capelli,i suoi occhi cazzo i suoi occhi,lei,non rovinerei mai una cosa stupenda come questa.
Ma che cazzo di pensieri faccio.
Sono Alexander Moore.

<Io ti credo, ma davvero non me la sento di parlarne...> mi sussurra. Devo sapere, di questo passo diventerò pazzo. 
Ha sempre paura,ogni volta che qualcuno le si avvicina ha paura.
Ma lei non parla.
Mi stacco da lei di un passo ma solo per squadrarla di nuovo dalla testa ai piedi.
Ha i capelli raccolti in una crocchia disordinata ed é senza trucco. Indossa una felpa bianca,dei jeans neri strappati e le convers bianche. É bellissima anche così, anche mentre pulisce cessi.
Merda, non ci posso credere, lei lavora!?
PERCHÉ!?
Non capisco, non riesco a capire questa ragazza. Uno sbattere di porte mi riscuote dai miei pensieri. Mi volto verso la porta e vedo entrare Caroline nel suo vestito striminzito e i suoi trampoli. É una puttana ma l'ho portata con me per non rompermi a questa fottuta cena di lavoro con mio padre. Poteva arrivare in qualunque momento, ma non adesso!!
<Hey tesoro quanto tempo...Oh ma guarda chi si vede...la Puttana della scuola!>
Ma che cazzo di problemi ha questa ragazza!?
Mi volto verso Morgana e noto che ha gli occhi bassi per la vergogna.
Ad un certo punto lei si riscuote e prendendo la sua roba per pulire esce dalla stanza.
<Non ci credo lei pulisce i cessi!?> conclude con una risata isterica.
<Stai zitta Caroline. Adesso andiamo via.> lei mi lancia uno sguardo perplesso ma non ribatte. Non la sopporto ma era l'unica disponibile. Mi ha fatto davvero incazzare quando ha preso in giro Morgana. Non so perché ma mi ha dato fastidio. A dire il vero non so neanche perché mi interessi tanto questa ragazza. Prima o poi scoprirò tutto.

ODDIO...SCUSATE PER IL MEGA RITARDO...NON ESISTONO SCUSE MA VE LE DEVO...IL TELEFONO COME SAPETE É A MARE E AVENDO QUELLO VECCHIO NON HO INTERNET...SONO STATA A MARE E NON HO POTUTO PUBBLICARE ANCHE SE AVEVO IL CAPITOLO GIA' PRONTO...Scusate ancora!!

-Un bacio
-G

Mi hai stravolto l'esistenzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora