Capitolo 2

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É il 13 settembre e domani é il primo giorno di scuola.
Mi sono iscritta a quella più vicina a casa in caso di emergenza, per i bambini.
Non mi sembra male.
Oggi ho chiesto un colloquio con il preside per chiarire alcune cose.
Lasceró i bambini a casa, staró fuori poco.
Mi sto preparando per andare.
Indosso un pantalone rosso strappato, una felpa nera e le mie vans nere.
All'ingresso chiamo i bambini per salutarli.
<Bambini!>
Sento dei tonfi per le scale...segno che stanno arrivando.
<Moggana!!> urla Monica seguita dai fratelli.
É buffa non riesce ancora a dire la r.
<Bambini mi raccomando non fate disastri...io torno tra poco.>
Do un bacio sulla guancia a tutti ed esco di casa.
Mi incammino verso la scuola.
Quando arrivo vado in segreteria per chiedere del preside e una signora mi indica una stanza in fondo ad un lungo corridoio.
Arrivata davanti alla porta busso e mi dicono di entrare.
<Lei deve essere la signorina Evans, non é così?>
<Buongiorno preside, si sono io.>
<Lei ha chiesto un colloquio con me per chiarire delle cose. Mi dica.>
<Vede signor preside io ho una situazione difficile a casa e mi risulta complicato svolgere a pieno i miei doveri scolastici...>
<Una situazione difficile?>
<Lei sa signor preside che purtroppo non ho potuto frequentare la seconda superiore. I miei genitori mi hanno abbandonato 2 anni fa.
Mia madre era incinta di 7 figli e li ha lasciati a me scappando e lasciandomi da sola a 15 anni.
Adesso i bambini hanno 2 anni io 17.
Devo crescere i bambini e mantenere la casa.
Lavoro sei giorni su sette per tutto il pomeriggio.
Ci siamo trasferiti qui dall'Italia e non ho un secondo di libertà.
7 bambini sono tanti e per di più sono piccoli.
Non si potrebbe avere un permesso per uscire un'ora prima dalle lezioni per tutto l'anno?>
<Signorina Evans non ero a conoscenza delle sue condizioni.
Ha 17 anni e lavora. É, praticamente, la madre di 7 figli e capisco a questo punto che deve essere difficile per lei fare tutto.
Faró il possibile per non affaticarla. Diró agli insegnanti di seguire un programma diverso per lei e le daró un permesso di uscita anticipato per le lezioni.
Lei é italiana?>
<Si sono italiana.>
<Allora come seconda lingua puó scegliere italiano. Le risulterà più semplice.>
<Grazie mille preside. Arrivederci.>
<Arrivederci signorina Evans.>
Raggiungo la segreteria e firmo dei moduli per la seconda lingua.
Esco da scuola e mi incammino verso casa, quando ad un tratto mi scontro con qualcuno.
Alzo lo sguardo e vedo una bellissima ragazza con lunghi capelli castani e occhi color nocciola. (in foto)
<Scusami non ti avevo visto.>
La aiuto ad alzarsi da terra.
<Non ti preoccupare anche io ero distratta.>
<Io sono Morgana.>
<Che bel nome. Io sono Clarissa ma puoi chiamarmi Clary.>
<Piacere.>
<Piacere mio.>
<Stavi tornando dalla scuola?> mi chiede.
<Oh...ehm...si tornavo da li...é la tua scuola?>
<Si é la mia scuola.>
<Io mi sono appena iscritta...chi sa se capiteremo insieme.>
<Ti sei iscritta in terza?>
<Si.>
<Allora perforza noi siamo l'unica terza!>
<Oh perfetto allora!>
Ero contenta di aver conosciuto qualcuno.
<Senti perché domani non andiamo insieme? Ti passo a prendere. Dove abiti?>
<Si mi farebbe piacere. Abito proprio qui.> dico indicando la villetta al mio fianco.
< Io abito in quella a fianco!>
< Oh...che bello qualcuno su cui posso contare.>
<Si certo conta pure su di me.>
<Vuoi entrare per una cioccolata?>
<Si certo volentieri!>
Sulla porta mi blocco e voltandomi verso di lei le dico<Non ti spaventare.>
Lei mi lancia uno sguardo interrogativo e impaurito.
Rido della sua reazione.
<Tranquilla.>
Apro la porta e la faccio entrare.
<Bambini!...Sono a casa!>
Lei mi lancia uno sguardo interrogativo.
<Bambini?>
<Poi ti spiego.>
Sentiamo dei tonfi provenire dalle scale.
<Eccoli.>
Appena mi vedono mi saltano addosso e mi riempiono di baci.
Patrizio si stacca da me e guardando Clary mi chiede<Lei chi é?>
<Lei é una mia amica,Clary.>
Monica le afferra una gamba e mi dice<Già mi piace!>
<Mi fa piacere principessa.>
< Andate a guardare un po di televisione che dopo vi porto i biscotti, va bene?>
<Biscotti!> urlarono tutti insieme.
Sorrisi e portai Clary in cucina con me.
<Hai una faccia sconvolta!>
<Quanti sono?>
<Sono 7. Sono la mia vita.>
<Sono figli tuoi?> mi chiese con occhi sbarrati.
<No sono i miei fratelli e mia sorella.>
<I tuoi genitori?>
A quella domanda sbiancai.
Non mi piace sentirli nominare.
Sentivo che di lei mi potevo fidare così le raccontai tutta la mia storia.

Mi hai stravolto l'esistenzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora